3. New Town and Lela Sosa

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LUKE

Era una completa noia. Una noia totale Dio santo. Odiavo il preside della mia scuola. Lo odiavo con tutto me stesso. Poteva farmi fare volontariato, o che ne so mi poteva far fare lo spazzino nei vialetti delle case, ma non un fottuto scambio culturale. Il Dio benedetto e tutto quello che faceva parte della scuola.
Arrivato a Buenos Aires, non sapevo dove andare. Avevo una cartina e il navigatore del telefono sì, ma magicamente il preside Henderson si era dimenticato di darmi il foglio con tutte le informazioni che mi servivano. Grazie ancora vecchio rincitrullito. Sospirai e mandai un messaggio a Calum, dove gli chiedevo con tutta la gentilezza del mondo di andare a chiedere al vecchio decrepito il foglio che mi serviva.
Per fortuna Calum era così cordiale da eseguire la mia richiesta e in dieci minuti avevo tutto l'occorrente. Misi il navigatore e mi incamminai verso la casa che il preside stesso aveva pagato, mi sentivo una sottospecie di vip del cinema ma con meno soldi.
Più mi guardavo intorno più mi sentivo un pesce fuor d'acqua, erano solo le sette del mattino e c'era già un gran via vai di macchine. Dovevo raggiungere la mia nuova 'tana', cambiarmi i vestiti e andare a scuola. Ero ancora mezzo addormentato: dormire in autobus dopo una nottata in aereo con bambini che piangevano e persone che sudavano perché avevano appena finito i dieci pacchetti di noccioline ed erano in ansia nel caso non ci fosse più cibo sull'aereo,non era il massimo. Maledii gli aerei per tutto il viaggio e del fatto che non si potessero nemmeno usare gli auricolari e il fatto che un comune mortale,doveva subire tutto quel caos. Sarei finito in manicomio.

Mentre passavo verso il lato opposto della strada, guardai una ragazza e devo dire che era qualcosa di spettacolare. Alzai gli occhiali da sole in testa ed attraversai la strada, mentre lei continuava a stare con gli occhi puntati verso il telefono. Non la stavo seguendo, stavo solo facendo il tragitto di casa.
Notai che aveva le cuffie alle orecchie, era vestita in modo semplice: maglietta dei Rolling Stones e jeans neri. Aveva una siluette perfetta, almeno da quello che vedevo. I jeans le fasciavano le gambe perfettamente e risalvano la zona B e la maglietta, anche se fosse stata  ancora più larga di quanto non fosse già, le cacciava un seno della madonna. E i capelli castani, che le ricadevano sulla schiena erano stupendi e sembravano così morbidi che mi venne il pensiero di tirarli mentre la immaginavo in ginocchio a... Dio che donna.
Notai molto più del dovuto, siccome la vidi solo un secondo da lontano e stavo dietro di lei. Camminava nella stessa direzione dove stavo andando io, guardai un secondo il telefono e fra cinque metri circa dovevo girare a sinistra. Misi di nuovo gli occhiali, c'era un sole della madonna e faceva un caldo altrettanto della madonna. A quest'ora in Australia stavo ancora nel mio amato letto a sognare modelle spagnole. Ho una fissa per le straniere e la ragazza sud americana qui presente, mi sta facendo fare certi pensieri che non immaginerei nemmeno io.
Aveva uno zainetto sulle spalle, era di jeans e sopra c'erano delle toppe diverse e scritte varie. Notai solo quelle più evidenti, come la bandiera dell'argentina, un pallone da calcio, il logo di una squadra italiana e una toppa con delle iniziali 21PD10. Scossi la testa pensando all'unico rebus della mia vita che risolsi in poco tempo e guardai il telefono. Dovevo girare a questa traversa e sarei arrivato tra due minuti alla casa.
La ragazza prese la strada opposta e mi fermai un attimo per vedere dove stava andando. Attraversa e supera un cancello enorme. Alzo lo sguardo e vedo che sta entrando in una scuola, c'è un'insegna: STUDIO98HS. Perfetto, l'avrei rincontrata di sicuro.

Dopo aver fatto una figura di merda con i proprietari della casa la quale non facevo parte, aver urlato e bestemmiato contro Calum al telefono, andai verso la scuola nervoso e con una dannata valigia a presso. Calum deficiente Hood, mi diede la foto dei fascicoli sbagliati e ovviamente mi dovetti subire una sfuriata argentina da parte di una coppia di anziani che credo mi abbiano mandato a quel paese, dato che hanno urlato ''vete a la mierda''(fottiti). Perfetto, il primo giorno qui e già due persone mi odiano. Non che mi interessi, siccome io odio ogni singolo abitante di questo pianeta.
Sospirai ed entrai nella scuola, aspettando nell'atrio il preside o qualcuno a cui chiedere. Mi venne in mente la ragazza di prima, quella con il corpo ultra sexy ma se lo avessi spiegato a qualcuno mi avrebbe sicuramente preso per un coglione pervertito.
Sospirai, e andai alla finestra della segreteria, suonai il din don che c'era sul davanzale e mi venne un accidente quando un coglione eremita saltò fuori dal nulla di fronte a me.
«Hola senor, còmo puedo ayudarte?» come faccio a parlargli lo spagnolo se già so a malapena la mia lingua.
«ehm, il preside? Sono Luke Hemmings il ragazzo dello scambio cultur-» nemmeno mi fece finire di parlare che mi passò dei fogli. Mi guardò tutto sorridente, mi stava facendo paura e questo non andava bene. Aveva una strana camicia a fantasie e una cravatta ancora più strana. Sospirai e presi i fogli. Cosa non capivano del fatto che ero australiano e non ci capivo niente di spagnolo? Mantenni la calma.
«En el extremo izquierdo, encontrará la sala de conferencias y, a la derecha, la oficina del director» sorrise e sparì. Che cazzo di gente, nemmeno un traduttore mi sono portato dietro.

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