LENA
Tre. Due. Uno. Sfuriata.
«¿Estás loca? ¿Quieres que te maten?» mio fratello mi urlò contro. Avevo appena finito di dire alle persone di fronte a me come avrei passato la mia vita dopo le vacanze di Natale. Inutile anche dire quante bestemmie e santi volarono in casa per opera di mia madre e Edward. Sospirai e mi alzai dal tavolo per andare in camera mia. Mia madre ulrò disperata e stanca dei loro sei pazza, ti farai uccidere, non sei in grado di gestire quezto casino mi misi ad urlare anche io. Rimasero zitti e mi guardarono. Finalmente potevo parlare.
«Por el amor de Dios y de la tía Clelia. Dejad de fingir que estáis preocupados y dejadme en paz.» sbuffai continuando a fare le scale per andarmene nella mia stanza. Li sentii mormorare ancora una volta e non potei non parlare ancora. Dovevano finirla di darmi della ragazzina e accentare le mie scelte, anche se queste erano abbastanza pericolose.
«Dovreste apprezzare il fatto che ve lo abbia detto. Dovreste anche ringraziare il fatto che non sia andata via di casa senza nemmeno lasciare un biglietto o una lettera. Dovreste apprezzare gli sforzi che sto facendo per vivere con una persona assente per diciassette anni e che ha violato la mia privacy e quella dei miei amici.
«Dovreste smetterla di dire che sono piccola, che ci pensate voi a tutto questo casino che, piccolo spoiler, avete creato voi stessi con i vostri sporchi segreti. Dovreste smettere di cercare di proteggermi, perché è inutile: avete fatto abbastanza e anche male.
«Se voglio andare dai Marino, io ci vado. Se voglio salvare Kayla, lo faccio. Mi dovrò prostiture, okay addio dignità. Ma cos'ho da perdere? Mi avete tolto ogni cosa con i vostri giochetti manipolatori, e sono stanca di voi e delle vostre parole su come sapete gestire meglio la situazione. Ma avete solo peggiorato le cose»La mattina seguente passò in fretta. Sembrava esserci Flash al posto dei professori e non so come, avrei voluto che queste cinque ore passassero il più in fretta possibile. Qualcuno mi mandò un miracolo e alle due ero già fuori l'edificio con i ragazzi.
Presi una grossa boccata d'aria e sospirai. Oggi sarebbe stato un gran giorno: si sarebbe risolto il problema Kayla e finalmente poteva ritornare tutto alla normalità. Beh, quasi tutto.
«Perciò, non hai cambiato idea vero?» Julian mi portò con i piedi per terra e lo guardai. Anche ai ragazzi raccontai della storia di Marino e del nostro accordo, diedero in escandescenza ma alla fine capirono. Lo avrei fatto anche per uno di loro, senza pensarci troppo.
«No Julian, lo farei anche se ci fossi stato tu al suo posto»
«Eléna Sosa hai un gran cuore. Non farti male, miraccomando» annuii e insieme a lui mi incamminai verso la palestra.Una volta con la tuta e aver fatto una coda, uscii dallo spogliatoio con Violet mentre mi raccontava di come il suo ragazzo le avesse chiesto di andare al ballo con lei.
«E non immagini all'ora di chimica! Un ragazzo dopo l'altro entrava in classe e mi portava un fiore diverso. Poi, tutto ad un tratto sentiamo il microfono del preside aprirsi, e Shawn Mendes era lì a cantare Ruin e mi ritrovo Julian che con l'ennesimo fiore mi chiede "Mi concede l'onore di accompagnarmi al ballo, Madamoiselle?" e tipo... Tutti che mi guardavano e io che annuivo come una pazza!» eravamo appene salite sui tapis roulant e io non potevo essere più che felice nel vedere come questa bellissima coppia stava costruendo il loro nido d'amore. Ero contenta che Violet avesse trovato qualcuno con cui uscire ed ero contenta che Julian avesse trovato qualcuno più... Più sincero verso i suoi confronti.
Avevo ancora le parole di Kayla mentre mi supplicava di non dire niente al ragazzo, mentre lei se la spassava con maschi o femmine che siano all'insaputa di lui. Delle volte ringrazio quel giorno in cui ci siamo divise ma altre, invece, mi maledico da sola.
Continuammo ancora per un po' a chiacchierare lontano dai ragazzo che erano intenti a fare le flessioni o altri allenamenti per braccia e addominali. Io e la ragazza ci prendemmo un attimo di pausa dagli esercizi di allungamento, mettendoci a fissare i due biondi. Luke era un qualcosa di illegale.
Aveva una canotta bianca e un paio di pantaloncini di tuta grigi che gli fasciavano da Dio quelle belle chiappe sode che si ritrova. I ragazzi non sono gli unici a guardare il sedere a noi ragazze.
Era intento a sollevare pesi stesto sulla panchina. Guardai le sue braccia, completamente sudate e con le vene che si vedevano troppo. Era un punto debole che accumunava la maggior parte di noi donne.
Stavo letteralmente sognando ad occhi aperti che Violet mi dovette passare più volte la mano di fronte il viso. Scossi la testa e la guardai, aveva un sorrissetto meschino sulla faccia e alzò un sopracciglio più volte.
«Stavi letteralmente consumando Luke con gli occhi! Signorina Sosa non si fa» mi diede delle gomitate e morsi il labbro. Sentii avvampare e sospirai: Luke Hemmings in palestra era il mio show preferito.
«Ma dai! Tu stai spogliando Julian con gli occhi!» la rimprovero. La guardo e stava analizzando attentamente il suo ragazzo che si allenava alle spagliere. Julian era un bel ragazzo, poco più basso di Luke e anche lui era biondo. Aveva due pozzi grigi per occhi che delle volte mi perdevo anche io, per quanto fossero profondi ed enigmatici.
«Ci fissano. E stanno ridendo. Cosa facciamo Lena!?» mi riportò di nuovo nella realtà e notai che, effettivamente, i due ci stavano guardando e se la ridevano sotto i baffi. Mi venne un'idea e sorrisi di rimando a Luke. Avanzai verso i ragazzi seguita da Violet con ancora il sorriso stampato in faccia.
«Chicos, voy a parar?» mi dondolo sui talloni e unisco le mani dietro la schiena. Loro scuotono la testa e Julian da un bacio a Violet sussurrandole, poi, qualcosa all'orecchio. Potevo immaginare il genere di cose che si scambiavano, infatti con la scusa della cena di famiglia si dileguarono lasciando soli me e Luke. Avevo una strana fantasia nella mia testa e sorpassando il biondo, iniziai a camminare verso la sala da boxe. In silenzio, il ragazzo mi seguì senza dir parola e dopo aver tolto la maglietta ed essere rimasta in top, presi un paio di guanti e li infilai alle mani.
Luke mi guardava attento e potevo decifrare il suo sguardo meglio di chiunque altro: era tremendamente eccitato.
Mentre sistemavo la coda lo guardai e alzai un sopracciglio, ignara di quello che stavo per dire.
«Smetti di fissarmi e vieni sul ring?» gli domandai, poggiando una mano sul fianco.
«Non credo sia una buona idea Lena» i suoi occhi non si scollavano dal mio corpo. Guardavano prima i miei occhi, poi le mie labbra scendendo al seno, alla pancia e alle gambe. Risalivano di nuovo e scendevano, come se fossero un ascensore a molla.
«Scared, Potter?» gli domandai, citando il suo film preferito. Vidi una scintilla di eccitazione nei suoi occhi e si avvicinò pericolosamente alla mia figura. Mantenni il contatto visivo e portai le braccia lungo il corpo, trasalendo alle parole che sussurrò nel mio orecchio. Inutile, Luke Hemmings ci sapeva fare.
«Ripetimelo di nuovo quando saremo solo in camera tua, senza vestiti, e vedrai quanta paura avrò».
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...