60. Birthday

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LENA

7 Febbraio 2020

Tony, mi sento troppo vecchia. Diciott'anni, chi lo avrebbe mai detto! Non so cosa raccontarti, forse dovrei dirti che sono elettrizzata? Ma non per il compleanno, ma perché Luke torna. A fine mese, ma torna.

Marino è un figlio di puttana morto, me lo sento fino alle ossa l'odio che provo per lui. Ma ora importa poco, sto ideando il giusto piano per liberarmi finalmente di lui. Un po' mi dispiaceva per Arzaylea, non aveva fatto male a nessuno alla fine, ma era succube di suo padre e delle sue manipolazioni. Charles mi disse che per lei gli anni sarebbero stati meno di quelli di suo padre, ma dentro ci sarebbe stata per complicità. La giustizia è la giustizia.

Quella mattina mi svegliai allegra, più del solito. Quando mi svegliai i ragazzi erano in sala da pranzo a fare colazione. Abbiamo dormito nella taverna, come i vecchi tempi. Però, al posto di Michael e Luke, c'erano Crystal, Calum, Ashton e Kayla. Appena il biondo fosse stato di nuovo qui, avrei abbandonato tutti quanti per dedicarmi solo a lui. Non ci vedevamo dal sei di gennaio e tutta questa attesa non faceva altro che aumentare la voglia di vederlo e di essere di nuovo sua.
Questa sera ti racconto il resto!

Allora... Diciott'anni... Wow, chi lo avrebbe detto! Mi sembrava solo ieri di avere tre anni e cadere continuamente dal triciclo, correre da Pierre e piangere tra le sue braccia. Fu un padre eccellente e, anche se c'era il sangue del mio sangue a capotavola in questo momento, lo faceva ancora.
Come tutte le ragazze della mia età, non vedevo l'ora di arrivare a questo giorno e di festeggiare insieme alla mia famiglia, parenti e amici. Ma non sarebbe stata la stessa cosa senza Luke e Michael alla festa, perciò annullai tutto per festeggiare con i due australiani al loro ritorno. Ora mi volevo godere questa piccola rimpatriata tra persone strette e la mia fantastica colazione.
Olga aveva fatto i pancakes e la nutella scendeva come acqua sui bordi. Una tazza di latte fumava accanto mio piatto e il numero diciotto era messo sopra l'enorme montagna di frittelle. Le candele erano rosa, storsi il naso e aspettai che le accendessero.
«Prima che tu le spegnessi, vorrei dirti una cosa» mi girai verso mio padre e lo guardai. Il suo viso sereno mi fece preoccupare, non mi piaceva quando era calmo. Il più delle volte era nervoso e cacciava il rospo in pochi secondi...vederlo calmo era raccapricciante.
«Dimmi,papi» chiamare qualcuno così, era anche strano. Più di lui calmo. Scossi la testa e lo guardai. Eravamo tutti in pigiama e mi sembrava di essere tornata alla mattina del venticinque dicembre.
«Non abbiamo ancora quel genere di rapporro padre e figlia, ma vorrei dirti che ti voglio bene mija e, che per qualsiasi cosa io sono qui» mormorò, passandomi una scatola verde chiusa con un nastro bianco. Lo guardai in silenzio e aprii il regalo nel medesimo modo. Spalancai gli occhi e per poco non iniziai a piangere.
«Quella è la nostra unica foto insieme, avevi solo un mese» mormorò. Passai le dita sulle figure, guardai lui e mia madre che in questo momento mi stavano sorridendo. Mamma era in lacrime e prima di unirmi a lei, mi alzai e andai ad abbracciarli.
«Grazie, è bellissima» sussurrai, stringendomi a loro due.
«Tanti auguri, mia piccola grande guerriera» mia madre tenne lo stesso tono di voce e mi diede un bacio sulla fronte.
«Eee fatta, ora ne avete una seconda» mi staccai dai miei e guardai Crystal. Lei e la mania delle foto! Quando Luke era qui, non faceva altro che scattarci foto in qualsiasi momento o posizione strana e stupida. Ricordo quella volta, due sere prima del ballo, che ne scattò una mentre io ero sulle punte e lui mi teneva tra le sue braccia. Ci stavamo baciando, sorridendo e non consapevoli di cosa sarebbe successo tre settimane dopo. Se me l'avessero detto, non ci avrei creduto.

Dopo essermi messa un pullover nero e delle calze color carne, mi guardai allo specchio. Sistemai le onde morbide dei miei capelli in due ciocche precise. Mancava qualcosa...le scarpe. Mi diedi della scema e tornando dietro il separé, infilai un paio di stivali alti e l'amato cappotto color cammello. Ricordai solo dopo esser uscita dalla stanza, che stavo scordando delle cose importanti: lo zaino, l'anello e il bracciale di Luke. Tornai indietro, presi le cose e scesi giù.
Nel mentre facevo le scale, provai a chiamare il biondo tenebroso. Dopo che Michael ruppe il suo telefono, non riuscii più ad avere sue notizie. Mandai dei messaggi al suo nuovo numero, ma niente. Visualizzava e non rispondeva, la cosa che odiavo di più. Sospirai, quando sentii la vocetta fastidiosa della segreteria.
«Non sapevo che una mia amica fosse Ariana Grande» feci scivolare il cellulare nella tasca del cappotto e guardai di fronte a me. Ashton era in tutta la sua bellezza in camicia e skinny jeans. Gli sorrisi e scossi la testa divertita.
«Nei tuoi sogni, Ashy Washy» mi guardò strana e poi si mise a ridere.
«E questa? Da dove ti è uscita?» chiese, mettendo un braccio sulle mie spalle e camminando verso l'uscita. Il resto del gruppo era già a scuola e Ashton, ormai, mi faceva da body guard quando Calum non c'era. Lui e Kayla non si staccavano nemmeno per andare in bagno. Erano presi e io avevo Ash per non sentirmi sola del tutto. Appena Luke sarebbe arrivato, avrei mandato tutti a quel paese.
«Non lo so, la mia mente è troppo ampia per voi comuni mortali» lo presi in giro e lui scosse la testa. Amavo esasperarlo. Con qualcuno dovevo pur condividere la mia mente bacata.

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