Tre mesi dopo
La presi dal polso e la bloccai, spingendola contro il muro. I suoi occhi mi guardarono furiosi, ma io non gliela diedi vinta. Stavamo giocando a questo maledetto limbo da almeno un mese, e tutto questo non ci faceva bene. Stava con Ashton solo per divertimento, non era amore.
«Lasciami stare Luke» mormorò, distogliendo lo sguardo dal mio e sospirando nervosa. No Lena, e non lo farò mai.«Smettiamola con questa farsa, ci stiamo distruggendo a vicenda» le dissi e i suoi occhi scattarono su di me. Mi spinse con le mani allontanandomi da lei.
«Ci stiamo? Sei tu che mi hai preso in giro per mesi! Amo un'altra persona, come fai a non capirlo!? » urlò, e ringrazio il cielo che non ci sia nessuno nei corridori, in questo momento.
«Amore? Non sai nemmeno cosa significhi amare qualcuno!» le dissi e i suoi occhi si spensero. Forse ho esagerato, forse ho fatto bene o forse no. Ma non mi importava, non potevo lasciarle dire certe cose.
«Se non lo sapessi, non sarei qui. Forse, sei tu quello cielo, quello che non vive la realtà non dimostrando i suoi sentimenti».Attualmente, in Italia.
Delle volte non ci accorgiamo delle azioni che facciamo. Diamo tutto per scontato, come se le cose fossero roba di poco valore. Non capiamo quanto una persona o un piccolo oggetto valga tantissimo. Abbiamo sempre una benda sugli occhi ogni qual volta che dobbiamo scegliere tra noi e gli altri, ma in entrambe le parti c'è dolore.
Scegliamo il bene per noi stessi, e l'altra parte soffre. Sacrifichiamo noi per gli altri, ma non c'è rimedio alla ferita dentro il nostro corpo. È un circolo vizioso che non finisce mai, ovunque noi andiamo c'è dolore. E, in questo momento, mi sentivo un completo idiota per non aver detto niente a Lena.Era il terzo giorno di gita ed eravamo sulle terrazze del duomo di Milano. C'era un caldo assurdo, e la maggior parte di noi indossava le maniche corte e aveva le gambe scoperte. Con la maggior parte, intendo le ragazze. Gambe abbronzate e pallide erano all'ordine del giorno, bratelle e scollature erano in vetrina e io stavo letteralmente sbavando su Lena e la sua coda di cavallo.
Indossava un paio di pantaloncini a vita alta neri e un top bianco. I suoi capelli ondulati sfioravano la sua schiena nuda e le sue gambe abbronzate erano una tentazione. Su una spalla pendeva una borsa nera, portava degli occhiali rotondi da sole e stava parlando con Crystal.
«Dovresti parlarle» mi suggerì Michael al mio fianco. Annuii, ma non lo feci. Era troppo incazzata con me in questo momento, e disturbarla nel bel mezzo di uno shooting fotografico equivaleva solo ad una conclusione: la mia testa appesa su una di queste colonne gotiche.
«Credo che sia meglio aspettare» mormorai, guardando dalla ringhiera i kilometri di altezza. Lena era una macchina omicida pronta a colpire e parlarle in questo momento, non mi entusiasmava per niente.
«Sei un cagasotto»
«Questa volta prendo le parti di Luke. Morire in un posto sacro per mano dei Sosa non è una buona idea» menomale che c'era Gabriel o Michael mi avrebbe ucciso prima che lo facesse Lena. Sospirai e continuai a guardare la ragazza a pochi passi da me.Dopo circa due ore riuscimmo a scendere da quell'inferno. Tutti i giorni dell'anno e proprio oggi, Milano, dovevi avere un sole che spaccava le pietre? Dio solo sa quanto sia strano il tempo qui in Italia!
Sospirai per l'ennesima volta e vedendo Lena da sola, ne approfittai per avvicinarmi a lei. Il karma volle che quel pallone gonfiato di Ashton mi precedesse e con un sorriso timido, la ragazza si allontanò con lui dentro Rinascente. Fantastico, lo shopping con il nuovo acquisto.
«Ahia... Questa fa male» Julian mi mise un braccio sulle spalle e mi strinse di poco a sé. Sospirai e lo guardai arreso, ormai non potevo fare niente. Avrei aspettato la fine della gita per parlarle, sempre se lei me lo avesse concesso.
«Dai, andiamo a farci un giro in centro. Abbiamo due ore, e io ho fame!» esclamò Gabriel, dandomi una pacca sulla schiena. Risi e scossi la testa divertito, nel mentre mi incamminavo con i ragazzi per le strade di Milano.
C'era un gran via vai, sembrava di stare a Buenos Aires. Pochi passi più avanti c'era Galleria Vittorio EmanueleII.
Io e i ragazzi ci entrammo curiosi. Era un qualcosa di fantastico. Lena aveva ragione su tutto, quando ci parlò dell'architettura italiana.
Negozi di marche firmate spuntavano in ogni angolo, la gente ci entrava e ci usciva con buste di grandezze diverse.
«Mi sento povero» commentò Gabriel, camminando con noi in quella che mi sembrava una reggia reale. Nemmeno casa di Lena era così... Costosa. E lì dentro, di cose cose costose ce n'erano. Parecchie anche.
«I barboni al gala di zia Clarissa» guardai Julian e scoppiai a ridere. Se la vecchia scopa usata fosse stata qui, ci avrebbe sicuramente rinchiusi in qualche negozio in modo da uscirne come dei veri uomini d'affari. Odiavo quella donna con tutto me stesso.
«Tutti questi aristocratici mi danno l'orticaria» Michael fece una faccia schifata e io risi ancora con i ragazzi. In lontananza guardai spuntare Lena e Crystal, accompagnate da quel demente. Ora si era coalizzata anche lei nel Team Ashton? Nemmeno due giorni che mi lascia e si diverte con quel cazzone! Strinsi i pugni e contai fino a dieci. Guardai i tre fermarsi di fronte un negozio non poco più lontano da noi. Sentii solo Lena urlare eccitata per un vestito.
«ODDIO MA È STUPENDO!» poi niente più, se non una lamentela da parte sua sul prezzo. Ottocento euro per un vestito...di marca,certo, ma era illegale che della stoffa cucita costasse così tanto.
Vidi Crystal trascinarla via da quel negozio, e Ashton ridere per la scena patetica. Mi venne un'idea, chiamai la ragazza al cellulare e dopo poco rispose allontanandosi dai due sposini novelli.
«No Hemmings, non voglio partecipare alle tue manipolazioni!» urlò lei dall'altra parte. Questa ragazza era completamente fuori di testa.
«Non voglio niente Leigh, dimmi solo la tonalità del vestito» risposi sbuffando. Era come Lena, impossibile.
«Quale vesti- Oooooh, ora ho capito! È tutto bianco in pizzo, con una scollatura a cuore» Annotai mentalmente e annuii, consapevole che si fosse allontanata per raggiungere i due.
«Grazie Crys»
«Hemmings, ti servirà ben altro per riaverla. Questa volta l'hai fatto grossa» e chiuse, lasciandomi in mezzo la galleria con i miei pensieri. Non sarebbe la prima volta che provo a riconquistarla, ma l'ennesima.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...