LENA
Il viaggio in macchina fu silenzioso. Nemmeno la radio era accesa per smorzare la tensione. Si sentivano i nostri respiri e le macchine fuori la sua. Guardai fuori il finestrino,le immagini scorrevano veloci e i pensieri vagavano confusi nella mia testa.
Stavo considerando la situazione,volevo fare la cosa giusta per entrambi ma sapevo che stavamo tornando a senso unico. Avevamo paura,si sentiva nell'aria. C'era tensione,troppa anche.
Robert guardava ovunque: me,la strada,gli specchietti,la radio. Stava impazzendo,tamburellava di tanto in tanto le dita sul cruscotto. Si prendeva il labbro e lo mordicchiava con i denti. Si passava la mano tra i capelli ogni qual volta che ci fermavamo agli stop o ai semafori.
Io? Iniziai a giocare al telefono. A girare i pollici per distrarmi da lui e dai suoi gesti nervosi. Mi feci anche le trecce ai capelli, cercando di calmarmi un po'. Niente,non funzionava proprio.
Ciò che faceva innervosire entrambi,era il fatto di non arrivare mai a casa sua. E lui correva con la macchina,ma quel giorno il traffico era contro di noi e i semafori assieme ad esso.Finalmente, dopo almeno quindici minuti o forse di più,arrivammo a casa di Robert. Scendemmo dalla macchina,lui aprí la porta di casa ed entrammo. Posai lo zaino sul divano del salotto e sospirai.
«Vado..vado un secondo in bagno» non disse nulla e io corsi via. Chiusi la porta,e mi poggiai su. Che cavolo mi prendeva?!
Mi guardai allo specchio,e mi diedi della cogliona. Passai i polsi e le mani sotto l'acqua fredda, l'occhio si posó sugli spazzolini. Teneva ancora il mio, verde. Lo presi e sorrisi come una stupida. Rimanevo spesso da lui,e decise lui stesso di rendere un po' più femminile la sua stessa casa. Ne approfittai per darmi una rinfrescata igienica.
La mia curiosità prese il sopravvento,e iniziai a girare un po' nei cassetti del bagno. Era rimasto tutto come sette mesi fa: gli asciugamani verdi,il mio accappatoio,le spazzole e i prodotti per capelli. C'era ogni singola cosa,e tutto ciò era sia un bene che un mancamento di tutto. Tutte le nostre storie,tutte le avventure,tutti i viaggi e le cose proibite. Rincominciai a piangere come una demente,questa volta per una sorte di felicità. Sapere che aveva conservato ogni singolo oggetto mi rincuorava... l'idiota ero io, che tolsi tutto in camera tranne la collana.
Preso un grosso respiro e aperta la porta,mi precipitai subito giù in cucina.
Mi fermai in mezzo la stanza e lui era vicino i fornelli. Stava architettando qualcosa da mangiare,lo conoscevo troppo. Ogni qual momento di nervosismo,doveva mettere qualcosa sotto i denti.
Si girò. Posò il suo sguardo su di me e sorrise. In quel momento,mi sembrava di tornare a gennaio e la prima volta che sono stata da lui.
«Lena?» posò i piatti sull'isola e fece il giro di essa. Si fermò,una volta di fronte agli sgabelli.
«Hai lasciato tutto...lo spazzolino,gli asciugamani,i miei prodotti..non hai buttato niente» mi avvicinai lentamente a lui,lasciando un metro di distanza tra i nostri corpi. Lui si siede su uno sgabello,sospira e mi guarda ancora. «Perché non l'hai fatto? Perché non hai provato a dimenticarmi, perché continui a cercarmi... mi mandi in confusione, davvero io.. noi...»passai le mani sul viso, tra i capelli.
«Lena, come faccio a dimenticarti? Non cambierebbe niente se iniziassi a buttare tutto quanto. Che senso avrebbe togliere le tue cose dalla tua stanza? Cosa cambierebbe? Nulla.»
«C'é ancora la mia stanza..?» quello era troppo. Perché lasciare tutto se la diretta interessata non c'era? Perché non cancellarmi dalla sua vita e finirla lì?
«Lena, c'è tutto di tuo qui. Anche togliendo le tue cose, tu ci sarai sempre qui. Ci sarà sempre qualcosa di Lena Sosa in questa casa. Per un anno sei stata qui,da me. Ci sono i tuoi ricordi in ogni camera della casa. C'è la tua risata tra le mura. La tua figura che correva alla porta ogni qual volta che io ritornavo in casa. C'è sempre il tuo profumo,quello al cocco che mi faceva impazzire e lo fa tutt'ora,tra le lenzuola del letto.» si alzó, venendo verso di me. La distanza diminuisce. «Ci sono ancora i tuoi disegni dipinti sul muro. La tua spazzola per i capelli sul comodino della stanza. Non ho tolto nulla Lena, perché sapevo che dentro di me in qualche modo saresti tornata. Con questo non voglio dire che tornerai adesso,ma averti qui ora di fronte a me,mi fa sperare..» mormora le ultime parole, prendendomi le mani tra le sue.
«Tutto questo mi fa andare in confusione...da una parte vorrei dimenticare la tua bravata e ritornare con te...ma dall'altra vorrei andare anche avanti e amare un altro ragazzo» stacco la presa tra noi, dirigendomi verso il divano. Mi segue e ci sediamo.
«Ti piace qualcuno? Per questo sei indecisa?» mi giro verso di lui e sospiro. Luke? No,lui non potrebbe mai piacermi. È un ragazzo intrigante,misterioso. Ha un qualcosa di pericoloso: quel suo viso angelico,con quei suoi occhi azzurri e quei suoi capelli biondi e ricci che gli ricadono sulla fronte quando è sudato.
Quel giorno in palestra,non facevo altro che guardarlo. I muscoli che si contraevano quando sollevava i pesi,il corpo che si muoveva con leggerezza anche se gli esercizi erano faticosi. Le spalle larghe e quella sua schiena...liscia alla vista e non immagino al tatto come sarebbe stata.. forse si,mi piaceva ma era una sorta di attrazione fisica.
Durante i giorni precedenti era un continuo discutere sulle idee di entrambi. Poi si trasformava tutto in una sua provocazione.
«Non..non lo chiamerei piacere sentimentale» distolsi lo sguardo dal suo. Guardai le mani e sospirai nuovamente. La situazione andava di male in peggio. Eravamo entrambi scombussolati, stavamo peggiorando le cose con questa storia.
«Lena io-» fummo interrotti dal telefono che squillava. Per la precisione,il mio di telefono. Lo sfilai dalla tasca posteriore e risposi senza vedere chi fosse.
«Scusami» sussurrai a Robert e lui non batté ciglio. «Pronto?»
«Lena» il battito acceleró all'improvviso. Fui percorsa in tutto il corpo da brividi. Non esistevano le coincidenze vero? Le causalità non potevano essere così poco...prevedibili.
«Ei Luke...» ebbi subito gli occhi dell'altro ragazzo di fronte a me addosso. Vidi in lui nervosismo. Si avvicinó di più a me,non togliendomi lo sguardo di dosso. «Come posso esserti utile?»
«Sarà il tuo giorno fortunato,forse,non lo so» stava dicendo parole confuse,senza un senso logico.
«Dimmi»risi,sentendolo in difficoltà. Il castano di fronte mi mandava continue occhiatacce. Alzai gli occhi al cielo,e gli diedi le spalle.
«Sai che sono un eremita,e non avevo intenzione di chiamare quel pallone gonfiato del preside,senza offesa»
«Potreste darvi la mano» sentii sussurrare Robert alle mie spalle. Gli diedi una gomitata nello stomaco e mi alzai dal divano.
«Cosa ti serve Luke?»
«Vorrei che mi facessi da cicerone mentre guido. Non mi fido del GPS e non so parlare lo spagnolo o quello che parlate voi» borbotta queste parole come se fossero dei pesi per lui. Ormai stavo iniziando a capire com'era fatto quel ragazzo. Risi al ricordo della sua esperienza,raccontatami tre giorni fa.
«Dove ti trovi di preciso?» stavo mordendo il labbro? Forse si. Ero nervosa? Probabilmente. La mente aveva iniziato a fare strani film mentali? Decisamente si.
«In uno degli appartamenti di Fernandez. Quello in centro più o meno» era vicino a casa di Robert, più o meno 10 minuti da qui.
«Dammi dei minuti, sarò lì» mi salutò e chiudemmo la chiamata. Stavo per uscire con Luke, nonostante fossi da Robert. Stava a significare solo una cosa,che forse tutto ciò doveva finire. Ma non ne ero sicura, quest'uscita avrebbe significato molto e dovevo testare almeno il comportamento del biondo,senza i miei amici e tutta la scuola attorno a noi. Anche se,rimanere da sola con lui avrebbe significato molta più confusione e frustrazione. Sospirai e mi girai a guardare il ragazzo che sette mesi fa mi aveva spezzato il cuore.
«Io..dovrei uscire» guardai tutt'altro,tranne che lui.
«Ci sono alcuni tuoi vestiti...non voglio che esci in costume da bagno» diventai rossa. Mi ricordai solo ora che avevo la parte sopra del mio corpo,coperta solo dal top del costume.
«Grazie» risposi,andando verso le stanze.Dopo essermi vestita con una gonna di jeans rossa e un top bianco,slegai i capelli dalle trecce e sistemai i ricci con le mani. Infilai le scarpe bianche ed uscii dalla stanza.
Tornata in cucina,Robert era seduto sullo sgabello della cucina. Era concentrato al computer,a scrivere qualcosa su un foglio e a bere quella che sembrava una tazza di tè. Mi avvicinai a lui in silenzio e guardai ciò che faceva. Stava correggendo i compiti di qualche classe.
«Io... Vado» si girò. M iguardó da capo a piede,sospirò e chiuse gli occhi per un attimo. Mi sentii così...imbarazzata.
«Fantastica...come sempre» alzandosi,passó la mano tra i miei capelli. Morsi l'interno guancia e strinsi la giacca e lo zaino tra le mani. «Ne riparleremo?»
«Devo capire se ne vale la pena o se devo di nuovo stare male» mormorai,allontanandomi da lui. Gli voltai le spalle, lentamente, camminammo verso la porta. Lasciai la sua felpa sul divano e misi lo zaino in spalla. Mi fermai,lui aprì la porta ed uscii,senza dire niente di più.LUKE
«Amico,sei un genio genissimo» Michael mi batté il cinque. Questo emerito coglione era stato mandato dal preside per mio ordine. Di bene in meglio,in una città che non conosco ma con il mio migliore amico. Tutto questo,sotto ricatto.
«Non c'è niente che non mi vada bene Clifford. Quando Luke vuole una cosa,la ottiene e basta» modestia a parte,sono un genio in tutti i sensi e contro sensi.
Essendo che mi stavo annoiando a morte a stare la maggior parte del tempo da solo,chiesi gentilmente -a modo mio- al preside della mia scuola di farmi il favore di avere un compagno di avventura.
Dopo aver minacciato,per modo di dire, al preside che se non l'avesse fatto avrei detto a mezza popolazione australiana che lui cornifica sua moglie 24h su 24. Il risultato? Michael era qui assieme a me,e per l'aggiunta anche Crystal,la sua ragazza, si aggiunse alla festa. Che dire,sono un genio del male.
«Tratterai anche quella povera ragazza come una pezza?» Crystal,per l'appunto, entró in cucina con accappatoio e capelli bagnati.
«Quando mai tratto male le ragazze io» certo si,a volte lo facevo ma non era per cattiveria.
Tornai in camera,per finire di sistemarmi. Avevo i capelli a cazzo, un po' di gel avrebbe sistemato i miei ricci indomabili. Stavano crescendo, dovevo darci una spuntatina.
Mentre infilavo le scarpe,pensavo a ciò che diceva Crystal sul mio conto. Magari aveva ragione,non magari però.
Avevo questo problema, si lo ammetto. Non duravo chissà quanto con una ragazza,non volevo impegnarmi e amare qualcuno finché morte non ci separi. No, assolutamente no. Non volevo fare la vita di mio fratello Jack o persino passare al divorzio come i genitori di Calum.
L'amore era una gran presa per il culo: innamorarsi di qualcuno,vuol dire soltanto sottomettersi al bene degli altri e non pensare a se stessi. Non si è più indipendenti,non si può fare ciò che si vuole senza essere ripresi costantemente. Non puoi uscire con gli amici a ballare, fare tardi la sera che ti ritrovi per lo meno venti messaggi -forse di più- e quando torni a casa,o arriva il giorno dopo, che ti subisci le peggio sgridate.
Ormai la maggior parte delle persone vuole dipendere da qualcuno. Vuole per forza essere innamorato di una persona,mette al secondo posto se stesso per poter concentrarsi sul suo amore. Che schifo, se pensassi agli altri prima di me stesso,finirei davvero sotto i ponti.
Un esempio di persona altruista? Lena. Lei pensa sempre al bene degli altri.
In questi giorni,contro ogni mia volontà, lavorammo al maledetto progetto per la giornata della Terra. L'argentina non faceva altro che dire: "deve essere perfetto. Si devono divertire tutti!"
Era una continua ossessione verso gli altri. Voleva sempre raggiungere l'impossibile per conto delle altre persone e mai per se stessa.
Sospirai,e mi diedi del coglione mentalmente. Ora che l'ho invitata a farmi per finta da cicerone (era una sorte di scommessa tra me e i ragazzi, volevano vedere chi dei due resisteva più a lungo. Siamo dei coglioni,lo so),mi stavo solo preoccupando sul fatto che inizierà a parlare della scuola e di cavolate varie. Sospiro nuovamente e cerco qualcosa di pulito e decente da mettere.
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Youngblood
Hayran Kurgu[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...