32. She's not afraid

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LENA

«Hai accettato?» Crystal era di fronte a me, stesa sul mio letto.
Le avevo raccontato dell'accordo con Luke, e la sua faccia era tra l'imbarazzo e l'essere sorpresa. Non ci feci caso, infondo era una cosa normale fare scommesse di questo tipo con un ragazzo.
Certo,un briciolo di dignità sul mio corpo -dopo l'accaduto- avrei anche potuta averla,ma giocare con un predatore come Luke,faceva nascere in me qualcosa che non potevo spiegare.
Non lo so, non mi fidavo di lui al cento per cento e non volevo farmi sfiorare dalle sue mani. Ma c'era qualcosa nella testa mia,che mi diceva di rischiare e che alla fine sarei stata bene.
«Si. Voglio provare» sospirai, togliendo gli anfibi dai piedi e andando dietro il separé.
Luke mi aveva dimostrato che questa pagliacciata che stavo mettendo in atto,non gli piaceva per niente. Non gli piacevo in nero dalla testa ai piedi, con i capelli corti e totalmente in pelle. Gli piaceva la vera me, e questo mi faceva più che bene.
Per i capelli non era un problema,non gli avrei mai tagliati così corti. Infatti era sempre una lotta continua per infilarmi quella dannata parrucca nera. Quando la toglievo, ringraziavo il cielo e come ora,stavo per mettermi a baciare il pavimento.
La lasciai cadere per terra, insieme ai vestiti che indossavo e le calze a rete. Presi un paio di jeans dallo scaffale, e la maglietta che tanto piaceva a Luke. Infilai un paio di scarpe nere e sospirai,appena i miei veri capelli furono lungo la mia schiena. Era sempre una bella sensazione,appena toglievo quell'affare dalla testa.
Uscii da dietro il separé,e mi sedetti sulla sedia della toilette da trucco. Iniziai a togliere lo stucco,come diceva Luke, dalla mia faccia. Diventò,dopo alcuni minuti, normale e olivastra come doveva essere.
«Sei tornata finalmente tu» Crystal mi venne accanto,e mise le braccia intorno le mie spalle.
«Esteriormente sì. Ma dentro ancora...non lo so Crystal, ho paura di uscire ora e farmi vedere così. Chiederanno spiegazioni, vorranno parlare con me e scoprire perché...ma non c'è la farò» mi alzai dalla sedia e iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza.
«Lena, l'importante ora è che stai iniziando ad essere di nuovo te stessa. Il resto lo passiamo a dopo, godiamoci il tuo ritorno esteriore. Alla parte dentro di te, ci penseremo più tardi» mi venne di nuovo accanto e mi abbracciò. Sospirai sulla sua spalla, e ricambiai l'abbraccio stringendomi a lei.
«Spero di non combinare casini con Luke» mormorai, e lei mi guardò negli occhi sorridendomi.
«Dipende quali casini intendi» la mandai a fanculo.

LUKE

Soddisfazione più grande quella di oggi. Riuscii a parlare con Lena, ad avere un accordo con lei e finalmente la riavevo con me.
Quando raccontai il mio ingegnoso piano ai ragazzi, loro non ci credevano per nulla al mondo. E quando Crystal mandò un messaggio con scritto: ha buttato la pelle. È tornata finalmente. Il mio piccolo cuore, fece dei salti enormi. Riavere la vecchia Lena sarebbe statabuna sfida enorme, ma ne varrà la pena affrontarla.

Ero con Gabriel e Michael in un bar. Abbiamo ordinato il pranzo, e in questo momento ci stavamo godendo un meraviglioso panino pieno di schifezze e delle patatine fritte con delle salse sopra. Tutte queste calorie, le avrei smaltite a pomeriggio in palestra.
«Quindi, abbiamo un miglioramento nella questione Sosa?» Gabriel morse il suo panino, e io annuii pulentomi le labbra con un tovagliolo.
«La ragazza ci sa fare con gli accordi, ma come vi ho già detto nei messaggi: non mi approfitterò veramente di lei. Faremo un percorso, in modo tale che si ricordi tutto ciò che abbiamo passato in questi mesi» sospirai, sperando di risolvere questo problema il prima possibile e riavere la ragazza tra le mie braccia,senza paure e timori.
«Siamo nelle tue mani Luke... fai il possibile,non sopporto di averla così lontana» Gabriel cadeva sempre di più.
Era abituato a raccontare tutto ciò che gli succedeva a Lena, a ricevere suoi consigli e parlare fino a tardi al telefono di cavolate. Era abituato ad averla accanto, anche quando litigavano o discutevano per delle cavolate.
Da poco più di due settimane, Gabriel crollava almeno due volte con uno di noi. Una volta è capitato a me, di averlo in lacrime e con un attacco di ansia per lei.
Non sapevo cosa dovevo fare, e cercai di calmarlo parlandogli e farlo respirare lentamente.
Per fortuna che si calmò nel giro di dieci minuti, o avrei dovuto bloccarli il respiro baciandolo per farlo calmare e distrarre dal momento. Sottolineo  per fortuna.
«Sta tranquillo, so come giocare le mie carte» mormorai, prendendo il telefono. Sorrisi vedendo il suo nome sullo schermo, e aprii la chat.

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