LUKE
«Ci vado io»
Dopo il burrascoso risveglio di Lena, i ragazzi e i parenti della ragazza iniziarono una litigata su chi doveva andare per primo nella stanza della bruna. Persino i nipoti si misero nel mezzo della discussione.
«E sentiamo, perché dovresti andarci tu?» Crystal guardò Gabriel con un sopracciglio alzato.
«Perché sono il suo migliore amico dai tempi dell'infanzia» rispose il castano,guardandola altrettanto male.
«A questo punto dovrei entrare io,che sono il fratello!» Edward ribatté,creando così un dibattito sull'attuale contesto. Sbuffaii esasperato e mi alzai dal posto.
Andai verso la porta e guardai un'altra volta l'ammasso di litigio. D'un tratto,quando bussai la porta della 234,il loro vociare si placò.
«Vado io,che sono il responsabile» risposi ai loro sguardi. Entrai nella stanza,con il loro silenzio in sottofondo.Un odore di medicinali e fiori invase le mie narici. La stanza di Lena era stata appena pulita e le tende di essa erano aperte di poco. Guardai di fronte a me,e la figura di Lena era a sedere sul letto. Leggeva un libro attentamente,e non c'era niente di più bello nel vederla così.
Aveva i capelli raccolti in un coda,un pigiama con i supereroi fasciava il suo corpo e i suoi occhiali neri quadrati erano sul suo naso. Sembrava serena,e ad un tratto mi venne la sensazione di star invadendo il suo spazio.
«Buongiorno» mormorai. Avevo paura di disturbarla o che mi scagliasse contro quel mattone libro che stava leggendo. Invece,per mia fortuna, mi rivolse un piccolo sorriso e chiuse il libro.
«Luke» mi guardò,e nei suoi occhi non c'era più quello sguardo di felicità di quando mi vedeva. C'era neutralità e indifferenza. Potrebbe sembrarvi strano,ma una persona si rende conto quando l'intensità tra una coppia (non eravamo fidanzati) aumenta o diminuisce. Io e Lena eravamo una constante che aumentava direttamente...ora, io e lei eravamo due elementi indiretti.
«Come stai?» era una domanda stupida da farle,ma non sapevo se dirle che mi dispiaceva per ciò che era successo o non dire proprio nulla. Optai per la domanda più banale che una persona potesse fare ad un'altra. Sul volto di Lena scomparve il sorriso, diventò seria e un velo di tristezza caló su di lei. Avevo fatto una scelta sbagliata.
«Come vuoi che stia? Se ti dico che sto bene mento a me stessa,se dico che sto male...ne farò a me» rispose,facendomi stare zitto. Sapevo che stava male,non potevo pretendere che stesse bene e che nulla di tutto quello che era successo pochi giorni fa,fosse rimasto lì nel night club.
Sapevo che sarebbe stata male,che mi avrebbe da una parte odiato e trattato da schifo. Sapevo che la sua fiducia nei miei confronti sarebbe svanita del tutto e che lentamente avrei dovuto fare di tutto per riconquistarla. Anche se avessi dovuto farmi Inferno, Purgatorio e Paradiso con Dante che mi cantava la Divina Commedia... l'avrei fatto comunque, perché Lena é tutto per me e avrei fatto altrettanto per lei.
Mi avvicinai lentamente al suo letto e mi sedetti sulla sedia accanto ad esso. La ragazza si spostò di poco e mi guardò: aveva paura di me?
«Mi dispiace...ho cercato di fare tutto il possibile per tirarti da lì dentro ma la porta era blocca-» mi fermò precipitosamente, facendomi stare zitto.
«Eri tu? Dietro la porta,eri tu?» domandó. Forse ero troppo su di giri,ma notai un certo velo di speranza nella sua voce.
«Si Lena...non lo ricordi?» lei scosse la testa,e mi raccontò quello che le era più vicino alla realtà.
Non so se rimanerne felice o deluso,ma non potevo farci nulla e non potevo accusarla della perdita della sua stessa memoria. Ma non nascondo di certo,che un briciolo di tristezza vagò nel mio animo.«Sembrava di essere in un costante relax. Non sentivo i muscoli, né lo stress che di solito ho durante l'anno scolastico. Mi sentivo bene,riposata e anche felice.» abbassò lo sguardo,togliendo il contatto visivo.
«Avevo la strana sensazione che tutto questo fosse un bene,che stavo soltanto dormendo in un sonno profondo senza fine. Avevo dei pensieri felici,ascoltavo tutto ma non parlavo.»
«Riuscivi a sentirmi?» le domandai,ricevendo uno sguardo da parte sua. Nei suoi occhi c'era ancora l'indifferenza di prima.
«Sentivo di doverlo fare. Una parte del mio cervello diceva che mi faceva bene,ma per me non era così...non lo so perché,ma c'è una tale confusione lì dentro che ad un certo punto sentii anche la voce di Robert. Dei momenti con te si mischiarono a dei ricordi con lui,poi tutto insieme crearono la figura di mio padre! Mio padre,capisci? Dopo diciassette anni Luke, è tornato. Non so se esserne felice o meno»
«Fidati...appena lo hai visto volevi ucciderlo,tanto che te ne sei venuta da me» tirai una risata e lei sospirò guardandomi stranita. Non si ricordava nulla degli ultimi tre mesi, e questo mi faceva soltanto del male. Ma sospirai,e risposi alla sua richiesta.
«Puoi...puoi raccontami che è successo? Cosa c'è tra noi? Perché sei qui,avevamo litigato e poi...non lo so Luke, sono confusa e spaventata» si passò le mani sul viso. Non sopportavo di vederla così,feci l'unica cosa che mi sembrasse più vicina a noi, da fare: le posai una mano sulla gamba, e strinsi poco la presa. Le piaceva quando facevo così, si sentiva al sicuro e protetta...ma quando il suo sguardó scattò su di me e si alzò dal letto dall'altra parte,capii che qualcosa non stava andando. Mi alzai anch'io e la guardai,mentre lei... perché stava piangendo? Le avevo fatto del male,o qualcosa di sbagliato?
«Lena?»
«Non farlo più,non toccarmi» mormorò. La guardai ancora,e lei distolse lo sguardo. La mia seconda paura, tornò a galla dandomi la certezza su ciò che stavo pensando sin dall'inizio.
«Non...non mi fido di te. Non toccarmi più,per favore»Rimasi a distanza da lei,stando sulla sedia e lei sul letto. Le gambe sotto le coperte,la schiena dritta e il suo sguardo nel mio. Era spento,come se stesse parlando con qualcuno che le avesse fatto del male. L'unico errore che feci,era quello di non essere con lei in quella fottuta stanza e spaccare la faccia a quel bastardo.
Le raccontavo ciò che in quei tre mesi era successo: del nostro primo litigio,il suo schiaffo e poi le mie scuse.
Le raccontai di Kayla,della loro discussione e del perché suo padre stesse lì. Nel mentre accadeva,accennai di noi e del nostro bacio ma le mentii sul resto che era successo giustificando i suoi ricordi confusi: «Eri con Robert,non con me». Furono le parole più false che dissi in tutta la mia vita,e le parole che mi provocarono un dolore atroce dentro. Ma dopo le sue,non potevo sperare che tornasse a braccia aperte da me. L'unica relazione che avremmo potuto avere, era soltanto quello di rappresentati d'istituto della scuola.
«Ma...io vedevo te,non lui. Siete troppo diversi, in tutti i sensi!» ribatté. Ingoiaii un groppo alla gola,ricacciando anche le lacrime e mi alzai dalla poltrona per andare verso la finestra. L'ultima cosa che volevo era piangere di fronte a lei e renderla più confusa di quanto non fosse già.
Negai tutto,dicendole che tra di loro era tutto finito ma che eravano rimasti in buoni rapporti -che tra l'altro era vero e successo- le dissi che anche tra noi era stato chiarito tutto,senza andare oltre l'amicizia.
Le raccontai di come suo padre ci teneva d'occhio,che sua madre sapeva ogni cosa. Le raccontai di come il padre la salvó da una vita orribile piena di uomini che l'avrebbero toccata e usata,e come Kayla non avesse fatto nulla per protestare. Entrambi lo avevano fatto per lei,e la scelta di Lena era per salvare Kayla.
«Perché sei venuto quella sera? Ti avevo invitato?» mi domandò,e annuii. La mia storia doveva reggere su ogni punto da me raccontato.
«Non avevo nulla da fare» quanto era difficile mentire con lei. Sul viso di Lena non scomparvero mai li stessi sentimenti. Tutto ciò mi procurava un dolore immenso,non sapevo quanto avanti sarei andato...ma avrei dovuto resistere, finché Lena avrebbe placato la sua confusione.
«Dopo? Come facevi a sapere...lo sai,non farmelo dire» mormorò ancora. Su questo non potevo mentirle,era troppo importante per me questa fase della storia. Se avessi mentito,avrei fatto del male ad entrambi.
«Crystal mi ha detto che eri corsa via. Sono venuto a cercarti,ho sentito un uomo gridare e poi la tua voce» tolsi lo sguardo dal suo,cercando di non mettermi a piangere di fronte a lei. «Ho...Lena mi dispiace,ho cercato di aprire la porta ma era chiusa a chiave. Ho provato Lena...ti giuro mi sento responsabile di tutto,avrei voluto essere lì dentro ma...scusami,avrei dovuto fare qualcosa. Ti sentivo gridare, piangere. I rumori di quel bastardo che...» mi venne un groppo alla gola e mi bloccai.
La sua voce che pregava mi tornò in mente. Le sue suppliche,lei che sbatteva i pungni sulla porta e chiedeva il mio aiuto. Avevo un peso addosso,non so per quanto avrei resistito. Era troppa responsabilità la mia,troppa colpa addosso.
Mi sentivo schiacciare secondo dopo secondo,dopo quel giorno il mondo mi stava calpestando lentamente, soffocandomi e facendomi sparire.
Lena guardava il vuoto,le lacrime sul suo viso e le mani rinchiuse in dei pugni. Sentivo il suo respiro affannato,a fatica sbatteva le palpebre. Avrei voluto aiutarla quel giorno,come avrei voluto farlo ora. Ma rimasi immobile,a guardarla piangere e farlo con lei. In silenzio,senza che nessuno dei due parlasse.
«Voglio...voglio rimanere da sola» senza dire parola,mi alzai dalla poltrona e andai verso la porta. Guardai un'ultima volta la ragazza,aveva il viso verso il basso ed ero sicuro al cento per cento che si stava trattenendo dal piangere.
Sospirai,e uscendo dalla 234 sentii che in me qualcosa stava cambiando definitivamente.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...