71. Marino

33 2 0
                                    

LENA

28 Maggio 2020

Presi un grosso respiro e suonai il campanello. L'ansia mi stava assalendo ormai da tempo. Sarebbe stato il giorno decisivo? Non lo so, spero di sì e di tornare alla normalità. Normalità, cioè riprovarci per l'ennesima volta con Luke sperando vivamente che sia l'ultima.
Dopo che il mio caro zio Luciano, fratello di mio padre, venne a trovarci la mia vita si stava incasinando. Più di quando non fosse già. Sembrava che tutti questi impiastri si fossero messi d'accordo per rendermi impossibile l'ultimo anno di liceo.
Partendo proprio da quel coglione masochista di Luke. Sapevo perché aveva detto tutte quelle cose, ha risposto a me e vedendola in questo caso: me l'avrebbe pagata cara.
Continuando con la lista, c'era il mio adorato padre. Non saprei nemmeno io come definirlo, dimostrava affetto e altre volte si dimenticava di avere una quinta figlia. Non so se lo faceva a posta o perché mi considerava ancora una bambina incapace di difendersi. Ma tutto ciò, non aveva alcun senso. Lentamente si stava anche abituando all'idea che avessi un nuovo ragazzo, ma Ashton non era l'amore della mia vita. Ci consideravamo entrambi la distrazione dell'altro. Lui non mi amava, io non amavo lui. Semplice no?
Tutto ciò dava fastidio a Luke, ma ben li sta a quel coglione senza cervello ed esaurito che non è altro. Lo odiavo, ma era il mio amore più grande.
In terza base, direi che c'era Marino. Quel figlio di puttana avrebbe marcito in prigione, insieme alla figlia lesbica perdutamente innamorata di me. Una cosa giusta mai? No, tutto a puttane come sempre!
Poi si aggiungeva il mio caro zio italiano. Tutto l'amore che ho per la mia famiglia, ma Luciano Sosa era soltanto un grandissimo lecca culo e scansafatiche di prima categoria. È sempre stato geloso di quello che è riuscito ad ottenere la mia famiglia e ora che mio padre era tornato alla base, la sua presenza non faceva altro che innervosirlo e innervosire me. Almeno, su una cosa, eravamo d'accordo.

«Lena, gioia dei miei occhi e lussuria dei miei clienti» ecco il figlio di puttana che stava per fare una brutta fine. Dov'è tua figlia, voglio che faccia la stessa fine.
«Gabriele» rispondo io seccata, ormai, di tutta questa storia andata troppo avanti. Mi siedo alla poltrona di fronte la sua maledetta scrivania e guardo l'uomo dall'altro lato. La sua faccia non mi sarebbe mancata.
«Pronta per questa sera?»
«Non vedo l'ora in realtà. Credo che il suo club farà più incassi» sorrido beffarda e sul suo volto compare un ghigno complice. Goditi l'ultimo spettacolo Gabriele, lo ricorderai per il resto dei tuoi giorni.
«Di buon umore oggi? Bene bene! E ora ognuno per la sua strada, tu hai un esame da preparare e io un locale da mandare avanti!» esclamò, ed io non esitai ad alzarmi e ancheggiare via da quella lurida topaia. Poche ore e tutto sarebbe finito.

Quando mi ritrovai nel camerino del night club a prepararmi, una visita inaspettata cambiò il mio umore. Da quanto non mi parlava? Forse giorni, settimane se non un mese.
Guardai il biondo problematico dallo specchio, poggiai il rossetto sulla toilette e sospirai. Spero che non mandi a monte tutto il piano o lo avrei ucciso.
«Se cerchi Michael o i ragazzi, sono nel locale» sospirai, girandomi sulla sedia e guardandolo. Perché doveva essere un angelo dannato e sexy? Il nero spiccava e contrastava con i suoi occhi azzurri e i capelli biondi. Se li era ossigenati? Era terribilmente provocante e in questo momento la mente si annebbiò, per colpa delle immagini porno in essa. Avevo i suoi pensieri, ormai parlavo e pensavo come lui. Un Luke al femminile.
Perché tu, Luke Hemmings, non potevi essere un comune mortale?
Perché gli dei greci hanno il suo fascino. Dimentichi Thor?
Chris Hemsworth tutta la vita. Guardo Luke e lui sospira. Cos'hai da sospirare biondo? Sei tu che rendi la mia perversione mentale impossibile.
«Volevo vedere come stessi, ma posso anche andarmene» alzò le spalle e mi guardò impassibile. Lo so che stai pensando a me sotto di te, inutile nasconderlo. Mi alzo in piedi e lo guardo dal basso. Questa sera ho deciso di mettere delle semplici converse nere. Mi sembrava di essere in Mi Mala di Mau y Ricki, con tutte quelle pollastrelle che cantavano con loro. La mia preferita rimane Karol G, nei panni della poliziotta sexy. Era un po' ispirato a lei il look di questa sera, infatti avevo un berretto da poliziotta in testa.
«Come vedi me la cavo, grazie dell'interessamento» risposi fredda e lui annuì, avvicinandosi pericolosamente a me. Non mi farò mettere i piedi in testa da te Lucas, non un'altra volta.
«Sai, seavessimo ancora quell'accordo che tu stessa mi chiesi tanto tempo fa, ora una bella botta non la toglierebbe nessuno» sussurra, sfiorandomi la pelle nuda e facendomi chiudere gli occhi. Okay, Luke Hemmings era bravo. Maledettamente bravo, e non avevo solo i suoi piedi in testa ma tutto il suo corpo. Perché? Perché quando si ama qualcuno e si prova una stramaledetta attrazione fisica come quella di ora, era la fossa a scavarsi da sola e non più tu.
«Luke...dopo questa sera, vorrei tanto parlare con t-» mi fece stare zitta baciandomi e il mio cervello si scollega da tutto. Le sue labbra erano un dolce ricordo lontano, ora sono il fuoco che accende la miccia. Le sue mani sono la causa dei brividi sulla mia pelle, il suo respiro la accarezza e il colonello de Il libro della giungla fa partire i suoi soldati. Non era come baciare Ashton, era diverso. Cavolo se era diverso.
Le labbra di Luke erano una droga, creavano dipendenza precoce e ti spegnevano completamente il cervello. Non c'era niente intorno a noi, se non noi. Baciarlo è meglio di quando facciamo sesso. O forse il contrario, non lo so. Mi manca il suo corpo, le sue mani che scoprono nuovi punti deboli. Sento la mancanza del suo viso tra le gambe, il suo respiro lento e caldo sulla mia pelle bagnata e sensibile.
Lui si stacca da me, lentamente, i suoi occhi blu mi guardano. Saremo finiti nel girone dei lusssuriosi, ma se significava stare con lui fino ai nostri giorni non mi importava. Avevo bisogno di lui per essere felice, viceversa per lui.
Le sue mani mi accarezzano il viso. Nessun tocco più sincero del suo, nessun tocco più provocatorio del suo. La punta del suo naso sfiora la mia. Le sue labbra schiuse, carnose e quel piercing...
«Luke...» mormorai e lui mi lasciò un bacio sulle labbra.
«Ne parliamo dopo» e annuii soltanto, mentre le sue mani si staccavano lentamente da me e il mio corpo veniva invaso da mille brividi. Questo ragazzo fu la mia rovina più dolce.

YoungbloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora