This Is Not The End

96 2 2
                                    

Sei anni dopo, New York

«Benvenuta nella squadra, Sosa» strinse la mano al suo nuovo partner e sorrise.
Dopo cinque anni alla Melbourne e un ottimo esame finale, Lena Sosa aveva raggiunto finalmente il suo obbiettivo: entrare nella squadra dell'FBI. Per il momento, il suo lavoro lo avrebbe svolto a New York. Chissà, forse avrebbe avuto una promozione e sarebbe poi finita alla sede centrale, a Washington. Ormai la sua vita era piena di sorprese.
«Grazie mille Rick» sorrise al ragazzo dai capelli biondi che le passò un bicchiere pieno di prosecco. Brindarono alla nuova recluta e risero insieme.
«Signori, mi dispiace interrompere la vostra festa ma abbiamo un caso da risolvere» Fleur, l'agente speciale capo del dipartimento, fece capolino nella sala comune e guardò i suoi ragazzi e Lena.  Annuirono tutti e la donna dai capelli ricci fissò la novellina.
«Sosa, congratulazioni per il tuo primo caso» e il suo cuore esplose in mille emozioni. Finalmente, qualcosa di nuovo da provare!

«Un ottimo lavoro, Hemmings» Luke si alzò dal tavolo del testimone e strinse la mano ad uomo con la barba e completo nero. Il ragazzo sorrise di poco e prese un grosso respiro. Il suo primo caso e la sua prima vittoria, c'era da festeggiare quella sera.
«Grazie mille Mr Calligan» ottimi voti all'università, sempre il massimo e una laurea eccellente. Non c'è che dire, Luke Hemmings era un avvocato con i fiocchi e il padre lo sapeva sin dall'inizio. Ma la passione per la musica, non gliela avrebbe tolta nemmeno sotto tortura.
«Allora, ci vediamo settimana prossima nel tuo nuovo ufficio» disse Joseph Calligan, sorridendo e dando le spalle al ragazzo per poi andarsene.
Luke sospirò, e mentre usciva dall'aula del tribunale, chiamò la sua dolce metà. Rispose dopo pochi secondi.
«Ehi! Sono sommersa di fascicoli e sto cercando un tizio che si fa chiamare...Rude58. Sembra di essere in un videogioco!» Luke rise e scosse la testa divertito. Alzò una mano e un taxi gli venne incontro.
«Io ho appena concluso un caso, sto tornando a casa» rispose lui, entrando nel taxi e mormorando la via al taxista.
«Il tuo primo caso! Sono fiera di te Luke!» esclamò la ragazza, passando da un fascicolo all'altro e camminando verso la lavagna.
«Thanks my love. A cosa stai lavorando?» le domanda, allentandosi la cravatta e poggiandosi con la schiena sul sedile del taxi. Profumava di abete e caramelle gommose.
«Pare che questo 58 sia un trafficante di opere d'arte. Ovviamente false» rispose lei, guardando la lavagna con più attenzione.
«Credevo che all'FBI ci fossero casi un po' più fighi!» la prese in giro lui, come faceva da ormai sei anni. Dopo tutto quel tempo insieme, nessuno dei due si era stancato dell'altro e il loro nido d'amore si era ormai sviluppato. Prima a Buenos Aires, poi tra le mura dell'università di Melbourne e infine in un appartamento lì a New York. Cosa altro avrebbero voluto di più? Forse un matrimonio non avrebbe guastato niente, ma Lena era al suo primo no e Luke non volle insistere. Per ora.
«Ah ah ah, divertente! Tu oggi hai appena chiuso un caso di un ladro da supermercato!» rise lei, continuando a slittare su fascicoli diversi. Luke sorrise, consapevole che appena tornato a casa lo avrebbe aspettato un lungo pomeriggio da solo e una cena da preparare.
«Il vero lavoro inizierà tra una settimana» risponde lui, pagando il taxista e scendendo dall'auto. Guardò l'enorme palazzo sotto di lui e sospirò, per poi entrare dentro e andare verso l'ascensore.
«Sono a casa, ti aspetto con piacere my love» le disse lui.
«Va bene, a dopo Luke Hemmings» rispose lei.
«A dopo, Lena Sosa»

30 Novembre 2028, Italia

«Non posso crederci, quindi alla fine vi sposterete?» Violet sprizzava energia da tutti i pori. Guardò la sua amica la quale scosse la testa divertita. Tutti aspettavano con ansia la decisione di questi due. I loro genitori aspettavano questo momento da almeno otto anni e bramavano dalla voglia di avere altri nipoti. Giustamente, perché Edward, Giorgia e James non stavano sfornando figli come se fossero delle pagnotte!
Edward era a quota tre, Giorgia si era fermata a due e James stava per avere il quarto figlio. Ormai la famiglia stava generando eredi su eredi e Lena sarebbe stata la prossima. Almeno così volevano Carlo e Lauren.
«Mancano solo i nipoti» ecco appunto. La ragazza dai capelli bruni alzò gli occhi al cielo e si strinse a Luke. Ormai erano diventati grandi, ventotto anni lui e ventisette lei. Luke era diventato un uomo affascinate, sexy. Più di quanto non fosse già. Lena era rimasta quella di sempre, aveva solo tagliato i capelli. Era una grossa parola, dato che Luke le proibiva di averli prima del seno. Quei due erano matti.
«Ho lottato per averla come moglie. Credo che i nipoti dovranno aspettare» sospirò Luke, lamentandosi delle tempistiche della sua fidanzata.
«Oh ma dai! È semplice il processo, devo per caso spiegarvi come si fa un figlio!?» sbottò Lauren, guardando i due i quali arrossirono di botto. Quella donna non riusciva ad essere non delicata in certi casi. Ormai era così da otto anni.
«Ho bisogno di un bicchiere» sospirò Lena, alzandosi dal divano e andando verso il bancone bar. Luke la seguì e riempì due bicchieri con dello scotch.
Erano in Italia, in vacanza e si stavano rilassando nella loggia di Zia Clelia. Tutta la famiglia era riunita, i bambini stavano già dormendo e la mezzanotte stava per scoccare.
Carlo e Lauren parlavano con James e la moglie, Stacy. Edward ed Elisa erano accanto al caminetto e accarezzavano la testolina riccioluta di Landon, il secondo figlio. Lui era l'unico dei bambini ad essere rimasto con i suoi genitori. Elisa era in dolce attesa.
Giorgia e Alex si aggiunsero al discorso dei loro genitori. Era tutto tranquillo e ognuno si stava godendo la serata.
«Sono contenta di essere qu- STATE GIÙ!» urlò Lena.
Il panico, delle urla, uno sparo, il buio.

Quattro anni dopo l'incidente, Washington.

«Eccoti qui piccola peste!» Candy prese il piccolo in braccio e lui rise. Guardò la babysitter e la abbracciò tra le sue piccole braccia. I riccioli le solleticarono il viso e i suoi occhietti verdi sprizzavano energia.
«Ora tocca a me prenderti!» esclamò il piccoletto. Candy lo mise con i piedi per terra e iniziò a correre, mentre il bambino la inseguiva per casa. Andò sbattere contro qualcosa. Suo padre, a dire il vero.
«Ehi moccolo» lo prese in giro il biondo, prendendolo in braccio e mettendolo sulle sue spalle.
«Non sono moccolo!» il bimbo si strinse alla sua testa riccioluta e Luke lo tenne per i piedini.
Si presero in giro entrambi, e andarono dalla loro donna preferita.
Lena era intenta a leggere fascicoli e notizie, a scrivere su un foglio delle diverse informazioni e delle foto erano sparse sul tavolo. Sei anni fa fu promossa come agente speciale dell'FBI e dopo altri quattro anni, finalmente fu trasferita al distretto centrale a Washington. Insieme a suo cugino Charles, Lena era diventata un fantastico agente speciale dell'FBI alla Washington DC. Ora stava continuando la sua bellissima storia d'amore con Luke, e la sua piccola peste dai capelli ricci e gli occhi verdi. Nonna Lauren era così felice quando Lena le disse che aspettava un bambino, che ne volle subito un altro. Quella donna era incorreggibile e incontentabile.
«Mamma mamma! Papà, mi chiama Moccolo!» i suoi pensieri furono interrotti dalla voce del piccoletto. Chiuse il portatile si alzò dal tavolo e sorrise ai due bambini. Per fortuna che c'era Candy o Lena avrebbe dato di matto tra due uomini. Luke delle volte era più bambino del piccolo Carlo.
«I miei ragazzi non fanno altro che prendersi in giro come sempre?» domanda lei felice, abbracciando il suo amato marito e dando un bacio alla gambetta del figlio.
«Ci amiamo così» sorrise Luke e il suo cuore si scaldò. Aveva sempre avuto un certo effetto su di lei. 
Lena rise e prese il piccoletto in braccio. Lui, da bravo ruffiano come il padre, si accoccolò sul suo petto e si abbracciò la madre. Lei scosse la testa e guardò il suo amato marito.
«Abbiamo un intruso» mise il broncio Luke e Lena rise ancora. Era un bambinone.
«Se fosse stata femmina, sarebbe tra le tue braccia» sentenziò la ragazza, sedendosi al suo posto con il piccoletto attaccato a lei stile koala. Si sapeva che i maschietti andavano con le mamme e le femminucce si coccolavano i papà. Il problema stava quando diventavano grandi e si andava con il proprio gene.
«Ancora niente su tuo padre?» domanda il biondo, poggiando le mani sulle sue spalle e iniziando a massaggiarle lentamente.
«Niente di niente. Sono passati quattro anni e l'unica cosa che abbiamo tra le mani, sono solo i cadaveri di quelle famiglie mafiose» sospirò lei, riaprendo il pc e facendo apparire mille file sullo schermo.
«Tu sei sempre convinta che sia stato lui?» chiese il biondo. Tirò la testa indietro e lo guardò dal basso annuendo. Si chinò verso di lei e le diede un bacio.
«Allora cerchiamo insieme il bastardo che ha ucciso tuo padre»

Love me, til the day I die.
-Youngblood-

YoungbloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora