54. Feeling Good

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LENA

Tre gennaio.
Luke aveva un enorme problema e non poteva parlare. Aveva le mani legate, diceva.
La notte precedente fu uno schifo. Non riuscivo a dormire. Nemmeno lui. Allora la passammo a fare l'unica cosa che ci veniva bene: l'amore. Nel mentre, lui piangeva e dimostrò la sua sofferenza attraverso il corpo. Fu la prima volta che mi fece male, ma mi piacque lo stesso.
Decisi che dovevo sfogarmi: comprai un'agenda e iniziai a scrivere. Era di pelle, e insieme ad essa trovai una bellissima penna nera. Chiamai il mio diario Tony, come la mia coscienza. Almeno avevo qualcuno con cui parlare.

Crystal mi aveva accompagnata in centro. Sydney era stupenda, circondata dal blu. Il tempo era un po' fastidioso. Non si capiva mai se facesse freddo o caldo. Per questo scelsi di mettere una salopette di jeans sotto un top nero e di portarmi una giacca. Ne rubai una a Luke, avevo scelto anche bene. Dietro c'era stampata la copertina di un album dei Queen sotto uno sfondo nero.
Girai con Crystal nei negozi, parlavamo del più e del meno. Ci scattammo foto a vicenda, sia per ricordo sia per i nostri profili. Era stata scelta come sponsor di prodotti per la pelle. Appena tornata in casa si ritrovò la stanza piena di scatole e aveva portato qualche prodotto per farsi fare delle foto. Mi regalò alcuni campioni e la ringraziai, offrendole un gelato.

Luke lo vidi soltanto quella notte. Capii che doveva sbrigare questa cosa da solo. Per il suo bene e per il mio. Non potevo farci nulla, lui era diverso da me. Io lo avevo trascinato nello schifo della mia famiglia, lui voleva togliermi un peso in più. Però, mi chiedeva di trascrivere delle cose su un quaderno. Non esitai e quella notte rimanemmo svegli a scrivere numeri e nomi strani su dei fogli. Dormimmo poco e la mattina seguente, sparì di nuovo.
L.

Quattro gennaio.
Caro Tony, le cose non vanno mai come si spera. Sembrava di essere tornata nei due mesi pieni di buio e sofferenza. Luke lo vedevo di rado, i ragazzi mi facevano da baby sitter. Ero abbastanza grande per cavarmela da sola, ma apprezzavo il fatto che Michael, Calum e Crystal aiutavano il suo amico. Lei non sapeva nulla come me, ma anche Michael le chiese un favore. Lei era quella che doveva conservare delle foto di persone strane e oggetti del medessimo modo. Io e la mia amica non stavamo più capendo nulla.

Questo giorno lo passai con Calum. Luke lo aveva informato molto bene su quello che mi appassionava. Infatti, mi portò a fare un tour della città. Andammo a Government House, la residenza vice reale del governatore. Era bellissimo, pieno di storia e tanto verde intorno. Scattammo delle foto per ricordo e passeggiammo lungo il viale. La giornata era calda e il sole accarezzava i nostri visi. Indosavvo un paio di occhiali e un vestito bianco. Avevo la felpa di Luke attaccata alla vita e mi diedi il cinque da sola per aver indossato delle scarpe comode. Camminammo tanto quella mattina, Calum era un ottimo cicerone e da brava turista compravo souvenir di tutti i tipi. Persino una matita con la scritta I love Sindey.

Quella sera Luke tornò prima. Mi sorprese, ma appena lo guardai mi venne da piangere. Aveva il naso che gocciolava sangue e speravo vivamente che il taglio sul fianco non fosse grave. Mi disse che non era niente e che c'era stato un piccolo problema. Essere quasi uccisi era un piccolo problema, adesso?
Cercai spiegazioni, ma lui era muto. Cercò di tranquillizzarmi, ma i miei occhi erano due fontane rotte. Chiusi la ferita, la disinfettai e la coprii con quei cerotti che alleviavano il dolore. Il suo bellissimo naso aveva smesso di sanguinare, ed era coperto anch'esso da un cerotto. Aveva anche un occhio nero. Guardai Luke, i suoi occhi erano immensi. Pieni di dolore. Vorrei che mi dicesse che diamine stava succedendo, ma mi limitai a stendermi accanto a lui e accarezzargli il petto.
L.

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