Second Part

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19. Broken Home

Per Lena.

Spero che tu stia leggendo questa lettera. Avevo finito i modi per parlarti, perciò sono passato all'ultimo. Dopo il modo in cui mi hai trattato prima in classe,ho capito che ultimamente sei diventata più irascibile di quanto prima non fossi già. Solo Kayla riusciva a farti perdere la pazienza in pochi secondi,ora le persone sono diventate tre: io,Kayla e Luke.
Ma non voglio parlarti di questo,nemmeno di noi perché ormai ho capito che bisogna solo andare avanti e ora, sei felice con un'altra persona.
Prima di parlarti di una cosa al quanto importante,vorrei chiederti scusa per l'ennesima volta, e che sono stato un coglione. Dopo che ti sei ripresa tutti i tuoi averi in casa mia,ho capito che con me avevi chiuso per davvero. Sono stato male,ma poco importa perché è più importante la tua di felicità.

Due giorni fa,verso le 6:00pm,facevo la mia
corsetta pomeridiana. Ero vicino al parco,quello dove andavamo sempre, e incontrai una persona che,forse,se fossi stata al mio posto avresti preferito uccidere con le tue stesse mani,che pagare un sicario per farlo. Inizialmente,quando lo vidi un po' spaesato che guardava le macchine di passaggio, pensai che fosse un turista.
Poi mi venne incontro,e rimasi al quanto paralizzato quando disse il mio nome. La situazione era più o meno questa:
«Salve...Robert Smith, professore di psicologia allo Studio98,vero?» io non parlai per un bel po',e lui continuò con il suo discorso «Non mi conosci, d'altronde sono andato via di qui almeno diciassette anni e mezzo fa. Ma io conosco te e,pur essendo in Italia per questioni di lavoro, ho gli occhi su qualsiasi cosa o persona che circondano la mia famiglia. E questo,mia moglie lo sa benissimo nonostante dica ai miei figli -soprattutto alla piccola- che sono scappato. Ma meglio così,che la verità.
«Sei il professore di mia figlia,e sinceramente ti ho trovato un uomo con le palle mentre rischiavi di perdere ogni cosa per una ragazza. Ma quando l'hai lasciata ad un Ti Amo,avrei voluto ucciderti con le mie stesse mani. Sono l'ultima persona che dovrebbe dirti questo,ma essendo suo padre,sento il diritto di farlo.
«Ora la vedo con un altro ragazzo,mi piace se devo essere sincero. Certo,anche lui ha i suoi abissi come persona: ti sembra bello non parlare con una ragazza per un mese,o tre giorni, perché si è confusi? No,ma ho capito che entrambi hanno paura di amarsi a vicenda. Per Lena pretendo il meglio,mi odierà appena mi vedrà e non ascolterà una persona che se n'è andata dopo la sua nascita.
«Per questo,mio caro Robert,ti chiedo un favore. Sei l'ultima mia speranza,dato che i suoi amici non lo farebbero per il bene della mia piccola,Luke per il carattere che ha mi manderebbe in ospedale o direttamente al mio funerale,e Kayla...beh,a lei ci sto già pensando personalmente.
«Voglio che tu le dica che io sono qui,se non ti ascolterà scrivile una lettera o inventati una cosa. Lei,anche se è arrabbiata con te,ti darà retta perché -pur dolente ancora- ti vuole un po' di bene e alla tua persona ci tiene. Mia figlia ha un gran cuore,come sua madre.»

E questo era ciò che volevo dirti da almeno tre giorni. Ora,credo che tu sia già di fronte la figura di tuo padre. Arrabbiata e nervosa,con la gran voglia di prenderlo e spaccargli la faccia. Se ti fa sentire un po' meglio,anche io ero come te in questo momento, perché so quanto non ti andasse giù questa storia dell'abbandono.
Ha tanto da raccontarti,a me non ha detto nient'altro se non ciò che ti ho scritto prima.

R.S.

Inutile spiegare come mi sentivo in questo momento. Avevo il cuore in polvere,disintegrato è dire poco.
Mio padre mi salutò come se niente fosse,come se non mi avesse mai abbandonata o,per giunta,come se mi conoscesse da una vita.
«Oh Lena...El amor del papa» mi aveva detto,avvicinandosi. Io indietreggiai,con la poca forza che mi rimase. Vederlo, senza nemmeno conoscerlo,mi fece sentire un enorme peso addosso. Sembrava di avere tutto l'universo sopra le spalle,o addirittura sul corpo.
Senza nemmeno dire parola, iniziai ad indietreggiare ancora,raggiungendo le scale per i piani di sopra. Guardai uno ad uno i presenti: mia madre non mi guardò,non ne aveva il coraggio. Mia sorella Giorgia era sbiancata in faccia,notai in lei la tensione. Lei non sapeva nulla,come Edward che al posto loro,aveva un espressione incazzata e se avesse potuto,lo avrebbe ucciso con lo sguardo. Non c'era traccia della servitù,solo Figaro che era vicino la porta.
Io? Io guardai per un attimo l'uomo che abbandonò i propri figli un ultimo momento. Ero arrabbiata con lui,tanto anche che decisi di andarli incontro: faccia a faccia,uno scontro di sguardi. Il mio braccio si levò in alto,la mano ferma e distesa...gli suonai uno schiaffo dritto sulla guancia. Si sentì uno schiocco così forte,che mia madre e gli altri si girarono verso di me e rimasero in silenzio. Persino quello che era mio padre,se così dovrei chiamarlo,rimase sorpreso dal mio gesto. Se lo meritava.
«Questo, è per avermi abbandonata. Per aver abbandonato me,tua moglie e gli altri tuoi figli che avevano bisogno di te più di quanto tu possa immaginare.
«Ora,non credere che nel giro di un giorno ti perdoni, perché non ti meritavi nemmeno lo schiaffo. Non ti devo ringraziare per niente,se non per questa casa» indicai tutto con le mani,gesticolando nervosa e guardandolo in faccia con gli occhi ormai rossi e in lacrime.
«Sei solo un lurido pezzo di merda,un uomo senza palle che non riesce nemmeno a farsi vivo in quasi diciotto anni. Preferisco continuare a pensare che tu non esista,che credere a te qui. Porteresti solo sofferenza,a me e chiunque ti circonda. Per me non esisti,e non esisterai mai»

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