63. Turin

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Se avessi voluto una vita meno complicata,avrei scelto la via piú semplice: tenere lei lontano da me.
-Luke-

Tre mesi dopo
La guardai da lontano, tra le braccia di qualcuno il quale non ero io. Un dolore lancinante mi bruciò il petto, qualcosa mi pizzicò gli occhi...stavo piangendo? Da quanto non stavo male per qualcuno? Da almeno sei anni, ma non si sceglieva mai cosa fosse meglio per noi stessi. Le cose accadevano e basta, senza un senso o forse con. Non lo sapevo in realtà, ma tutto questo mi stava facendo male, troppo e vedere Lena tra le braccia di Ashton fu peggio delle seghe mentali che mi facevo ogni giorno. Non era un bene, dovevo andare avanti come aveva fatto lei, ma a quanto pare ero innamorato perso di questa ragazza e per lei non contavo più niente. Ormai ero solo un fantasma che vagava per i corridoi della scuola.

Attualmente, all'aeroporto di Buenos Aires.

Marzo, un mese strano ma pieno di sorprese. L'aria primaverile invase le mie narici e finalmente, tornò quel clima caldo e piacevole che ti accarezzava la pelle. Guardai la ragazza al mio fianco e sorrisi, stringendola a me e baciandole la testa.
Lei mi guardò dal basso, timidamente, e si strinse alla mia presa. Non le avevo detto di Mayla, non se lo meritava. Dopo tanto tempo non avevo alcuna intenzione di litigare con lei per una cosa che non ho nemmeno voluto. Non ne valeva la pena, perciò mi misi l'anima in pace e tornai ad essere meno paranoico. Più o meno.
«Non vedo l'ora di arrivare!» si agita lei, entusiasta di tornare nella sua madre patria. Sorrisi, e dopo aver dato il biglietto alla hostess, salii con lei sull'aereo e cercai i nostri posti. Le lasciai quello vicino il finestrino e mi misi al suo fianco.
«Io non vedo l'ora di andare a Firenze da tia Clelia!» mi girai, guardando Julian di fronte a noi. Lena aveva avuto l'ottima notizia che l'agriturismo della sua famiglia poteva ospitare una cinquantina di studenti più i due professori responsabili. Io non vedevo l'ora di arrivare e passare il primo giorno di gita in un perfetto pomeriggio indipendente con Lena. Mi eccitava soprattutto l'idea di averla come cicerone e zittirla con un bacio, nel mentre mi spiegava anche com'era fatta una mattonella del marciapiede.
«Concordo con Julian! Voglio le pizze della zia» Michael aveva gli occhi a cuore almeno da una settimana. Non faceva altro che chiedere a Lena di farlo parlare con sua zia e svelargli il suo segreto. Durante le vacanze di Natale aveva portato qualche specialità, le quali non ebbi nemmeno l'onore di assaggiare dato che il mio migliore amico e la mia ragazza le fecero fuori in due secondi. Erano due fogne umane.
«Pensate ad ora! Fra poco saremo a Torino e, lasciata la valigia, andremo tutti a Piazza San Carlo a fare una passeggiata!» guardammo Lena. Quindi, non saremo rimasti in camera a parlare, fare cose e a rilassarci prima dei giorni successivi? Perfetto, il mio piano andò in fumo.
«Non so Luke, ma io rifiuto l'offerta e vado avanti. Una dolce serata con il mio amore mi aspetta sul terrazzo dell'hotel» commentò Gabriel, e i suoi occhi spruzzavano dolcezza e smielatezza dalle orbite. Scossi la testa e mi misi comodo sul sedile, ascoltando le polemiche dei ragazzi e gli sbuffi di Lena. Sarebbe stata una lunga gita.

«Italia, Italia, I-ODDIO, LUKE GUARDA! C'È LO STADIO» il mio dolce sonno fu interrotto da una Lena urlante ed isterica. Il mio braccio venne scosso dal un uragano di ragazza e la mia persona, non fu molto contenta del risveglio aggressivo. Sbuffai e aprii gli occhi scocciato.
«Lena, la prossima volta svegliami con una tromba se vuoi farla completa» borbottai, allungandomi verso di lei e cercando di guardare fuori il finestrino. Era pomeriggio e la città di Torino veniva accarezzata dolcemente dai primi raggi del tramonto.
«MA GUARDA! C'È LO STADIO E STANNO FACENDO L'ALLENAMENTO!» urlò eccitata, stritolandomi il polso e saltellando sul sedile. Ora la butto giù dall'aereo, facendola atterrare gratis sull'erba del campo. Presi un grosso respiro e cercai di calmarla.
«Lena, mi amor, potresti evitare di urlare? Ci stanno guardando male tutti»
«E hai interrotto il mio riposino di bellezza»commentò Crystal, dall'altra parte dell'aereo e guardando male la ragazza. Lena le mandò un bacio volante il quale fu ricambiato con un dito medio alzato e un sorriso bastardo di Crys. Io mi limitai a tornare con la schiena sul sedile e sospirai, quando la mia ragazza si posò lentamente sulla mia spalla e mi accarezzò il petto. Questo si che era rilassante.

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