LENA
La prima settimana non si scorda mai, così dicono. Io voglio fare l'esatto contrario.
Dieci giorni pieni di impegni,carte,scartoffie e drammi amorosi. Non solo i miei,ma anche quelli degli altri.
Fino ad oggi ho evitato come la peste Robert e i suoi occhi azzurri. Dopo le sue lezioni,correvo più veloce che potevo fuori dalla classe e in corridoio. Non prendetemi per pazza,lo facevo per buoni propositi.
Dopo l'interruzione di Luke nella prima lezione di psicologia,quel demente del mio ex mi avrà mandato per lo meno trenta messaggi al minuto. E non sto scherzando.Una seconda volta, mentre stavo esponendo il mio parere sulla psicologia infantile, il biondo venne a rompere le scatole (la prima volta lo ringraziai,la seconda gli menai cinque schiaffi) dicendomi che il preside ci voleva in riunione. Dai messaggi,alle chiamate. Di queste,venti.
La terza volta,durante un tema sul bisogno dello sfogo sessuale e sulla sindrome di Stoccolma,venne a chiamarmi la bidella. Anna la perdonai senza problemi,ma il coglione che mi aspettava di fuori -dovevamo sistemare alcune cose per il giorno della Terra- lo sgridai come non mai. Da parte di Robert, il giorno dopo, mi ritrovai almeno quaranta frasi sul mio compito. Che strana coincidenza, proprio su un compito pieno di atti sessuali e di dolore morale. La passione per gli eufemismi non finivano mai.Ora,in questo preciso istante e attimo,sono distesa sul telo da mare di Spongebob, ad abbronzarmi e ascoltare le onde del mare. Alla mia destra Gabriel e Fred,che stavano limonando da almeno mezz'ora. A sinistra,Julian e Kayla che mi stavano facendo sentire ancora più sola di quanto non fossi già. Sospirai,e decisi di andarmi a fare una passeggiata.
Presi le cuffiette da dentro la borsa e mi alzai dal telo.
«Ehi..dove vai?» Kayla si staccò dalle labbra di Julian e mi prese la mano,rimanendo seduta.
«A fare due passi,voglio stare da sola» sorrisi di poco,e mi allontanai mettendo le cuffie nelle orecchie e il telefono nella tasca posteriore degli shorts.Camminai in riva al mare. L'acqua mi solleticava le dita dei piedi. Un leggero venticello rendeva il tutto così... piacevole. La musica,un sottofondo romantico e rilassante.
Guardai verso l'orizzonte,pensando a quanto fosse vasto il mondo,ma quanto piccolo di mentalità fosse. Non parlo solo per conto dei ragazzi,ma in generale.
Sospirai,continuando a camminare. Mi venne in mente che ero l'unica del gruppo a non avere una figura maschile accanto. L'anno scorso eravamo tutti fidanzati,ora sono la quinta in comodo.
Mi sedetti sulla sabbia,continuai a guardare il mare in lontananza. Cominciai a pensare, che forse evitando Robert non facevo bene a me stessa o al mio ego. Sono sempre stata una che i problemi li affrontava sempre,in qualsiasi contesto. Ammetto a me stessa,che il comportamento che stavo riservando a Robert non era uno dei migliori. Anche se venivano ad interrompermi mentre ero nella sua classe,lo stavo reputando come una fuga personale. Forse sbagliavo,forse no... Ma la sua presenza,ancora mi innervosiva e mi faceva stare male. Avevo ancora la mente offuscata,piena di ricordi. Il cuore ogni qual volta che lo vedevo,lo sentivo frantumarsi in mille pezzetti. Però, non come sette mesi fa.
Forse, ancora, c'era un briciolo di amore per lui,magari lo avrei perdonato o magari no. Ma ancora mi piaceva,mi piaceva troppo. Fu il primo in ogni cosa. Il primo ragazzo,il primo bacio e la prima volta. Ebbi la stanza piena di ricordi,piena di regali e di emozioni.
Mia madre non ne venne mai a sapere,nemmeno i miei fratelli se non mia sorella più grande. Con lei potevo parlare di questo e altro. Fu la prima a sapere della mia cotta per Robert,del nostro primo incontro e del nostro primo bacio. Che bel ricordo quello.«E quindi,hai preso la patente senza che tua madre lo sapesse?» rise. La mia musica preferita.
Eravamo nella sua casa vacanza a Puerto Rico. Volevamo una giornata relax da tutto e tutti,compresi amici e parenti. Ci siamo portati il costume da bagno,essendo che il signorino dispone di una piscina esterna e una vasca idromassaggio. Noi eravamo a bordo piscina.
«Non voleva farmela prendere! Diceva sempre: a che ti serve, c'è Figaro che ti può portare dove vuoi, perché spendere soldi per una cosa inutile?» risi anche io,mentre mi sedevo sul bordo. Immersi le gambe e rilassai i muscoli.
«Povera la mia ragazza» mi prese in giro, mentre avanzava verso di me.
«Tua madre invece? Com'era con te, quando avevi la mia età?» apro leggermente le gambe,in modo che si mettesse in mezzo ad esse. Mise le mani sulle cosce,iniziando a fare dei cerchietti con le dita.
«Mia madre era più.. disponibile. Non che la tua non lo sia, però provenendo da un'altra classe sociale ero più libero.» mi avvicinò di più a lui. Misi le gambe intorno il suo corpo e iniziai ad accarezzargli i capelli. Amavo i suoi ricci,erano sempre morbidi e ordinati.
«In epoche diverse anche. Non ci togliamo molto,ma quei pochi anni ti fanno capire quanto diverse siano le persone sia di mentalità che di modo nel porsi con la società e tutto il resto» sussurro le ultime parole e incrocio le mani con le sue. Mi guarda negli occhi,e non posso fare a meno di perdermi dentro quel mare che si ritrova. Sospiro,per poi abbracciarlo a me.
Posa le mani sui miei fianchi,tirandomi verso di lui. Finisco in acqua,ancora con le gambe attorno al suo corpo. Le braccia intorno al suo collo,e il suo viso nell'incavo del mio. Sentii il suo respiro sulla pelle,le labbra lasciarano una scia di baci sui punti più deboli.
Mi percorse una via di brividi sulla schiena,facendomela inarcare di poco. Robert mi spinse contro il muretto interno della piscina,non con forza. Il freddo delle piastrelle mi lasciò sfuggire un mugolio,che fece sorridere il ragazzo di fronte a me.
Non eravamo arrivati al bacio,mai. Era sempre una cosa che volevo riservare in un luogo dove nessuno poteva interromperci. Dove gli amici non c'erano,i parenti non sbucavano dal nulla ma soprattutto, dove si era soli.
Le sue mani, scesero lungo i fianchi. Giocarono inizialmente con i lacci del costume,e mentre le sue labbra succhiavano la pelle del mio collo, lentamente Robert slacciò li slip. Li buttò da qualche parte sul pavimento,per poi mettersi meglio tra le gambe. La sua,quella di mezzo, stava scoppiando nel costume.
Era una cosa che facevamo spesso,ma senza mai baciarci. Senza mai sfiorarci. Ci siamo visti senza vestiti un sacco di volte,ma nessuno ha mai sfiorato l'altro. Era una specie di gioco di resistenza. Abbiamo sempre testato la nostra fiducia così: avevamo la persona che ci faceva impazzire di fronte ai nostri occhi,completamente nuda,ma nessuno faceva niente. Ci fissavamo. Arrossavamo. Ma soprattutto,ci rispettavamo.
«Sei bellissima..e vorrei baciarti.»sussurra queste parole come se fossero proibite.
Accarezzai la sua guancia,una volta tolto il costume a lui. Eravamo così vicini,pelle contro pelle senza nessuna fretta di farlo. Non volevo ancora fare sesso con lui,non era il luogo e il caso. E lui neanche. Essendo più esperto in materia,e con una mente molto,ma molto perversa riusciva a trattenersi nel mettere il coso nella cosa,ma non mento quando dico che di preliminari ce n'erano molti. Assai anche.
«Siamo soli,senza problemi...non c'è nessuno. Siamo lontani da ogni problema,ci siamo solo noi» le sue dita camminarono lentamente lungo la mia schiena,arrivando al reggiseno. Anche quello finì sul pavimento.
Robert si chinó verso il mio collo, ricominciando a lasciare dei baci sulla pelle. Una mano,giocava con il seno mentre l'altra era sgattaiolata tra le mie gambe. Iniziò a giocare con la parte preferita del mio corpo.
«Mi eri mancato»andai indietro con la schiena ,poggiando i gomiti sul bordo piscina,e spingendomi contro la sua mano e il suo viso.
Due delle sue dita si insinuarono tra le pieghe, facendomi ansimare sottovoce il suo nome.Eravamo stesi sul letto della sua stanza. Avvolti in un lenzuolo bianco. Dopo aver fatto una doccia,ci siamo messi a guardare un film degli anni '90 e a mangiare un aperitivo fatto da Robert. Era un cuoco eccezionale.
Finite le schifezze in piscina,ergo: dopo che mi ha fatta venire in acqua, ci siamo dati il nostro primo bacio.
«Fottiti» gli sussurrai,e lui mi fece stare in silenzio baciandomi. Lentamente,mordendomi labbra e giocando con la lingua. Le sue mani erano in continua esplorazione del mio corpo, cercavano i miei punti deboli,in modo che sfiorati,andassi a scontrarmi col suo corpo.Asciugai il viso con le mani. Mi resi conto dopo di quanto fossi ridicola. Di quanto male mi stessi facendo ignorando, ma allo stesso tempo, ricordando Robert. Volevo fare la ragazza forte, quella che se ne fregava e che non voleva dipendere da alcun ragazzo. Ma era difficile.
Sapete, si ama continuamente qualcuno. Si ama ciò che ti fa male,che ti colpisce nel profondo e che non riesce ad andarsene.
Vedete,il fatto che continuo a dire e pensare a tutti questi controsensi, è dato dall'amore che provo per qualcuno. Quando si ama una persona,anche se ti piace soltanto,ti fa pensare a tutte le cose belle che ha fatto e che avete fatto, ma anche al male che hai subìto con quella persona.
Ti ritrovi in un mondo immaginario,pieno di ricordi e flashback vissuti con lei. Un mondo,in cui ci sono sia speranze che illusioni che tutto vada bene,per il verso giusto.Ho imparato che bisogna perdonare,dopo un lasso di tempo bisogna perdonare. Non per fare carità,ma per far star bene se stessi e il proprio ego. E forse,dovevo farlo con Robert.
Ritornai dai ragazzi. Li vidi in acqua: più che bagno stavano continuando ciò che stavano facendo prima. Piegai il telo e lo misi nello zaino. Infilai le scarpe ai piedi e slegai i capelli,la coda stava iniziando a dar fastidio.
Presi il telefono dalla tasca posteriore degli shorts,e nemmeno a farlo a posta mi ritrovai dieci messaggi da parte sua. Sospirai,e decisi finalmente di rispondergli.1.sono un coglione,lo so.
2.lena parliamone,per favore.
3.dammi solo cinque minuti,voglio parlarti...
4.dove sei? Ti vengo a prendere, così parliamo
5.so che mi odi,ma non puoi ignorarmi così per tutta la vita!
6.lo so,sei delusa,ti ho spezzata,ti ho illusa e ora pensi che ti abbia soltanto usata per sfogarmi sessualmente e per toglierti la verginità...ma non è così.
7.avevo paura di dirti quelle parole
8.non sapevo se dicessi sul serio
9.cioé,mi spiego meglio...appena hai detto quelle parole,io mi sono bloccato. Ero tra il felice e lo spaventato. Mi sono fatto sopraffare dalle emozioni,e ora mi odi
10.ti prego... parliamone,non riesco a non pensartiDecisi di non rispondere ai messaggi. Lo chiamai direttamente. Aspettai che rispondesse,nel mentre mi allontanavo salutai i ragazzi agitando la mano.
Raggiunsi il mio scooter,continuando ad aspettare che Robert mi rispondesse: ero già alla terza chiamata.
«Rispondi ti prego» morsi il labbro e cacciai il casco dal motorino. Infilai la borsa al suo posto e misi il casco in testa. Per la fretta,non indossai nemmeno la maglietta.
«Lena?» mi girai di scatto e nel giro di due secondi il mio cuore smise di battere. Ecco perché non rispondeva,sapeva dove stavo.
«Ei..» abbassai lo sguardo. Non era per imbarazzo,ma in modo che se passasse qualcuno di nostra conoscenza,non mi riconoscesse. «Come hai fatto a trovarmi..» continuai ad avere lo sguardo basso.
«Ho visto le foto di Kayla su instagram,e sicuro di me, sapevo che ti avrei trovata qui» fa un passo verso di me. Manipola qualcosa con le mani,e due secondi dopo mi ritrovo con la sua giacca sulle spalle e il cappuccio sulla testa. Mi conosceva troppo bene.
Alzai lo sguardo e i suoi occhi stavano brillando. Erano sfumati col verde.
«Ti ho chiamato e non hai risposto...volevo parlarti» mormorai. Gli uscì un piccolo sorriso sulle labbra.
«Andiamo a casa mia,staremo più tranquilli»
E senza dir nulla, lo seguì nella sua macchina, lasciando lo scooter a Gabriel e le chiavi nel suo zaino una volta ritornata al loro accampamento. Mandai un messaggio al mio amico,informandolo della situazione e non accennando per niente il fatto che me ne stessi andando con Robert.
Entrai in macchina,con il corpo che tremava e il cuore che rischiava di uscire all'improvviso dal petto. Stavo per fare una cavolata,me lo sento.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...