31. Underneath it all

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LUKE

Non era la miglior soluzione,lo sapevo già dall'inizio,ma preferisco vederla felice ed essere io quello che sta male tra i due.
I giorni passavano troppo lentamente, e il peso che avevo sul petto mi stava letteralmente uccidendo. Più i giorni andavano avanti, più l'accumulo di rabbia, tristezza e paura aumentava ad una velocità indescrivibile.

La vedevo nei corridoi, era diversa. Tutto quello che prima era, non lo vidi più dopo quel giorno. Non era la solita ragazza senza pensieri, che vestiva con colori sgargianti e si divertiva con i suoi amici e con me.
Era diventata l'opposto, quello che in ognuno di noi si nasconde nel proprio inconscio. Mi sembrava di vedere una piccola ombra nera che si aggirava nei corridoi, un qualcosa senza anima e senza niente dentro di lei. Aveva cambiato ogni singola cosa del suo essere, sia interno che esterno: vestiva completamente di nero, aveva persino tagliato i capelli e li aveva tinti di nero. La sua pelle abbronzata a malapena si vedeva ora, completamente coperta di trucco bianco e cadaverico.
Non mi piaceva vederla così, era un'altra e non la ragazza di cui ero...non quella che mi piaceva. Lena era sempre in un mondo pieno di colori. Sì, le piaceva il nero sui vestiti e vestirsi anche con quel colore, ma aveva sempre preferito le cose più semplici e i jeans chiari, che tanto le stavano bene.
Le piacevano quelle felpe colorate, con le scritte e quelle strane con sopra personaggi televisivi o persino con i cartoni animati. Quello che le piaceva del suo corpo, erano i capelli lunghi su tutta la schiena: «So che ti fanno eccitare, ma so anche che ti piacciono raccolti in una coda», era sempre la sua scusa quando stava da me. Metteva una mia felpa e poi mi guardava, con quei suoi occhi scuri e pieni di luce e felicità. Quei suoi capelli castani, sempre perfetti e curati che faceva oscillare sulla sua schiena e che quando...beh, cercate di capire. Quanto mi piaceva tirarglieli e farla arrabbiare, ma dopo continuava e la presa diminuiva finché non...Quei capelli erano la seconda parte più bella di lei, per me.
La prima era la sua bocca, con quelle maledette labbra carnose e morbide. Quando le mordeva diventavano rosse, come le sue guance in un momento di imbarazzo o quando si sentiva provocata. Era così pura, che appena prendeva le redini in mano, mi sembrava di sognare.
Ma ora mi sentivo un protagonista di un incubo. Mi sembrava di essere in un mondo parallelo a questo, come se fossi un bambino di fronte all'uomo nero. Cosa dovevo fare? Scappare, svegliarmi? Erano più le volte che sentivo dolore, che quelle dove stavo bene quando mi davo un pizzicotto sul braccio per svegliarmi.
Ed eccomi qui, ancora una volta a vedere quella piccola ombra nera con il viso pallido e i capelli corvini , vagare nei corridoi della scuola.

«Ei Luke» mi ripresi dal mio momento di trance, e guardai la persona di fronte a me.
«Gabriel... come stai?» da quel giorno, il ragazzo mi venne sempre in soccorso. Avevo i miei attacchi di ansia e di rabbia, tanto che una volta ruppi il sacco da box della palestra. Ero diventato anche io qualcos'altro, ma non cambiai proprio del tutto.
«Bene... ieri sono stato da Lena,mi ha invitato lei» lo guardai per un attimo incredulo. Spero solo che non abbia ceduto al nostro accordo, o mi sarei scavato la fossa e seppellito per il resto della mia vita.
«Non hai...»
«No, non potevo. Ma questa cosa dovrà finire, non sta affatto bene Luke. Dentro di lei ha un blocco così forte, che per parlarle ho dovuto scrivere su un foglio.» sospirò, iniziando a camminare per il corridoio e lo seguii.
Avevamo un incontro con il preside riguardo la festa di Natale, che io e Lena avremmo dovuto organizzare. Se c'era una cosa che lei non avrebbe mai cambiato in vita sua, era questo: amava troppo il suo lavoro da rappresentante per abbandonarlo.
«Non parla con nessuno?»
«Solo con Crystal e i suoi due nipoti. La viola mi ha detto che non sta bene, che le manca un qualcosa o un qualcuno accanto.» Crystal aveva cambiato di nuovo colore di capelli, questa volta li aveva fatti viola. «Le manchi tu Luke, dovresti parlarle e cercare di-» lo fermai subito.
«Ha detto che non si fida di me. Sono solo passati quattro giorni da quando è scesa dall'ospedale e due settimane dall'accaduto. Non voglio insistere con lei.» sospirai, aprendo la porta dell'aula magna e farlo passare. Annuì poi in risposta e rimase in silenzio fino all'inizio della riunione.

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