LUKE
«Wow...» mormorai,guardando l'enorme dipinto sulla parete. Lena mi aveva trascinato dentro una stanza -la milionesima a dire il vero- che sembrava essere una galleria. «Quanti siete in famiglia?» questa piccola gita a Villa Sosa mi stava interessando parecchio.
La storia,diciamola così, è stata sempre una disciplina interessante per me. Si scoprivano sempre cose nuove,e le dinastie dei vari re o in questo caso delle famiglie, intrigavano la mia mente più di qualsiasi altra cosa.«Beh..non saprei proprio dirti,ma esistiamo dal 1655 con Landon Sosa sino ad arrivare ad oggi,con l'ultima genita. Cioè io» alzò le spalle,ed uscimmo dalla stanza.
«Com'é nato tutto ciò?» mi prese per il polso,ed iniziammo a salire degli scalini.
«Inizialmente eravamo dei contadini. Mio padre, questo è quanto raccontava mia madre, diceva sempre che con un piccolo quadrato di terra riuscivamo a coltivare ogni giorno» si fermò di fronte una porta,la aprì e rimasi di sasso. Pensai che fosse la sua stanza da letto: un letto matrimoniale primeggiava su tutto l'arredo,le tende erano di un azzurro chiaro. Le lenzuola e i cuscini sopra il materasso erano di diverse tonalità di blu. L'arredo era di color ciliegio,in contrasto con le mura bianche. Tranne una,con varie foto a polaroid appese, color Tiffany molto chiaro. L'abbinamento di qualsiasi oggetto era ben studiato,non c'era nulla fuori posto. Questa stanza era in perfetto ordine.
La scrivania era posta sotto dei grandi scaffali che facevano da libreria. Molti libri erano sopra di essi.
Ciò che mi colpì,era un separé intagliato in legno - sempre in ciliegio- che copriva una parte della stanza, forse l'armadio o ciò che si poteva definire tale.
Mi guardai intorno,notando diversi portapenne sulla scrivania. Due comodini posti ai lati del letto,una lampada su uno e una candela in vetro sull'altro. Appesa,al muro del letto, una maglia incorniciata e una bacheca piena di foto. Rimasi del tutto stupito da tutto ciò.
«Wow...fantastica» mi sentivo fuori luogo, nonostante il posto da dove venivo era il doppio di questa camera. La fobia degli spazi grandi proveniva da questo: più piccolo era lo spazio,meglio stavo. Più grande era, più mi sentivo fuori dal mondo.
«Mio padre l'ha fatta fare su misura per me,per ogni evenienza e per mia comodità...avrei preferito facesse altro in realtà» mormoró,uscendo da dietro il separé. Non mi accorsi nemmeno che si era cambiata, mettendosi una maglietta degli Avengers. Non le copriva così tanto le gambe,il massimo le teneva coperto il sedere e qualche centimetro di pelle.
«Non sei nel Team Papà,vero?» mi fece un cenno con la mano e mi avvicinai a lei,sedendomi sul letto. Lei si mise di fronte a me,incrociando le gambe e mettendosi un cuscino sopra di esse. Ottima mossa Sosa.
«Per un bel po' di tempo ho sperato che tornasse da noi,ma poi ho capito che era inutile continuare a farlo. Ha abbandonato una moglie e tre figli, ha avuto coscienza solo nel lasciarci un tetto dove stare» abbassó lo sguardo,iniziando a giocare con le dita.
Questa ragazza era una continua scoperta: un complesso di storia e un passato rumoroso,movimentato,pieno di tradimenti.
L'istinto mi fece sfiorare i suoi capelli, portando una ciocca dietro l'orecchio. Lena sollevò piano lo sguardo,incastrando gli occhi nei miei.
Quei suoi occhi erano l'innocenza pura,contrastanti con il carattere della ragazza. Lei era tutt'altro che innocente: un mix di imbarazzo,decisione,provocazione e sensualità. Tutto in una sola ragazza,con un corpo da urlo con curve mozzafiato. I capelli castani, lunghi, che si muovevano lentamente quando lei faceva un solo gesto. Erano un tutt'uno con la sua figura.
Il suo viso,con quelle sue labbra rosse naturali, non avevano bisogno di rossetti o schifezze del genere ed ogni volta era una lotta contro me stesso per non prenderle e morderle. Erano una provocazione continua, un'ottima arma di seduzione. Gli occhi dolci,cioccolato e caramello insieme. Un segno di sola innocenza e un pizzico di imbarazzo.
Tutto ciò, insieme, assemblavano perfettamente una ragazza forte e decisa,che delle volte sembrava fragile,ingenua e debole. Ma in realtà è una forza della natura,con le armi pronte e sapeva come e quando usarle.
Lena Sosa era una preda affascinante,provocante e sexy. Quanto mi piacerà questo rompicapo.
Mi guardó ancora,mentre le accarezzavo il collo con le dita. Lentamente,portò il suo corpo sopra il mio,mettendosi a cavalcioni.
Posò le sue mani sulle spalle,iniziando a muovere piano le dita e massaggiando di poco la zona. Rilassai tutto il corpo,e mi godo il momento.
«Luke..io..» posai un dito sulle sue labbra. Con la mano libera,le tenni la schiena mentre mi stendevo con lei sopra. Le spostai i capelli da un lato e mi guardò ancora. La sentii sospirare,mentre metteva le braccia ai lati della mia testa.
La avevo ancora a cavalcioni su di me. La maglietta si sollevò,rivelando i suoi slip neri. Mi accorsi solo dopo,che non aveva il reggiseno sotto la maglia: si vedeva meglio la forma del suo seno.
Chiusi gli occhi,e contai fino a cinque prima di riaprirli. Innocente il cazzo,questo era un segnale bello e buono per scopare.
Feci scivolare la mani sui suoi fianchi,poi sulle gambe facendo dei cerchi immaginari. La ragazza socchiuse le labbra,mi stava provocando per bene. Un continuo gioco di provocazione,ma sapevo bene come fare.
«Cos'hai in mente Luke?» sfiorò la mia guancia con le sue dita. Le mie mani si erano fermate sul fondo schiena della ragazza.
«Cosa vuoi che faccia, Lena?» si prese il labbro tra i denti,iniziando a morderlo.
Glielo liberai col pollice,iniziando a disegnare il contorno delle sue labbra.
«Tutto quello che vuoi» mormorò,facendo accendere in me un fremito. Stavolta fui io a mordere il labbro,mentre guardavo da capo a busto questa ragazza. Sospirai: la mia mente sembrava un film porno in questo momento.
«Oh Lena, è dalla prima volta che ti ho vista che ho in mente un sacco di cose» sussurrai,e lei diventò rossa in viso. «Ora,rilassati e non pensare a nulla. Pensa soltanto a me» le alzai la testa col dito sotto il mento. Annuì,sedendosi meglio sulle mie gambe.
«Togli la maglia..?» chiese,e in questo momento mi sembrava una bambina che voleva le caramelle. Sorrisi leggermente,e accontentai la bambina.
Mi guardò, analizzandomi con qui suoi occhioni scuri. Avvicinò lentamente la mano al mio corpo,posandola su una spalla.
Piano piano fece scorrere le dita su essa, salendo poi sul collo e scendendo sul petto.
Disegnò dei cerchi immaginari su esso e sullo stomaco. Si soffermava sugli addominali,d'un tratto finì lì.
Chinò la testa,e con le labbra iniziò a baciare ogni singola parte tracciata con le dita.
Quello che si stava rilassando parecchio,ero io. La cosa non mi dispiaceva affatto,ma non era da me stare fermo con una ragazza.
Feci sgattaiolare le mani dentro la sua maglietta,iniziando a muoverle lentamente sulla sua pelle.
«Vuoi che la tolga..?» vedere le sue tette era una proposta allettante,ma ora non era uno dei miei princìpi.
«No Lena,se ti togliessi la maglietta non riusciresti più a camminare per una settimana» magari ho esagerato,forse. Nascose il viso nell'incavo del mio collo e mi lasciò un morso.
D'istinto,le diedi uno schiaffetto sul sedere. Si mise a ridere.
Questa ragazza era incredibile.
«Non mordere. La cosa mi eccita troppo»
«Sono io che ti eccito troppo,non i morsi» momorò,rimanendo ancora con la faccia nascosta.
«Oh fidati, se vedessi come hai ridotto Lucas,diresti le mie parole» la sentii stringersi a me. Il mio amico stava per scoppiare,ma tralascio questo particolare.
«Lucas si sente parecchio anche da così»si allacciò al mio corpo con braccia e gambe mentre mi sollevavo a sedere.
«Immagina quando sarà dentro la tua va-»
«LUKE!» ricevetti degli schiaffi sul petto. Iniziai a ridere,cercando di afferrarle i polsi. La fermai e sorrisi come un bambino. «Sei un pervertito»
«Scusi mia maestà» e mi abbracciò di nuovo. Rimanemmo così per un bel po' di tempo,stesi e lei sopra di me che di tanto in tanto lasciava un bacio sul mio petto.
Fu la prima volta che mi trovai bene con una ragazza.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...