49. Castaway

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ARZAYLEA

Tutto a puttane. Ogni singolo piano, strategia e speranza. Svaniti nel nulla come se niente fosse. C'era solo tensione e il nostro impero stava crollando, tutto in una volta.
«Dovevi lasciare a me quella ragazza, non a Dimitri!» mio padre aveva assunto un sicario russo per prendersi cura di Kayla. Le aveva cucino la bocca con un fottuto filo da pesca e violentata allo sfinimento. La stava uccidendo lentamente e l'unica scusa che aveva mio padre era che lo sapeva. Che lo sapeva!
«Non iniziare Arzaylea. Abbiamo sbagliato e stiamo crollando, me ne rendo conto ma ho un asso nella manica e dovrai farlo tu» guardai mio padre e notai un ghigno crescere sul suo viso. Ciò che mi piaceva di lui era il fatto di avere sempre un piano B o, se le cose non andavano affatto bene, un piano C. È sempre stato un uomo in gamba e con un quoziente intellettivo avanti a tutto, qualsiasi problema lo riusciva a superare nel giro di pochi minuti. Ma ciò non significava che doveva usarmi come la sua personale macchina da guerra. Ero specializzata in torture ma non avrei mai ucciso una persona, era disumano.
«Non andrò a cucire bocche alle persone e torturarle come se fosse una cosa normale» mi buttai sulla poltrona di fronte la sua scrivania. Meglio prevenire che curare.
«Niente morti, solo cuori spezzati» afferrai il punto della situazione e il mio cuore stava già facendo le capriole. Feci cenno a mio padre nel continuare e nel giro di pochi minuti mi ritrovai ad alzare un calice di vino e brindare con lui. Si prosperava un anno nuovo pieno di lacrime e disperazioni da parte degli argentini.

L'ospedale aveva sempre quell'odore pieno di medicinali e di vecchio. Non sapevo come spiegarlo ma questo posto mi metteva l'anima in pace più di quanto facesse un cimitero.
Vagavo per i corridoi dell'edeficio in cerca della stanza di Kayla.
Bisognava ripartire da zero diceva mio padre e lo zero era proprio la ragazza bruna.
Era l'anello debole e molto diversa da Lena. Per quanto sembrasse forte, fuori la sua persona, Kayla era solo un'anima in pena.
La vedevo nei corridoi, mentre ero negli angoli lontana da tutte quelle facce sorridenti di studenti falsi che non sapevano se fosse l'ultimo film della marvel quello più bello o quello di star wars. La vedevo come si sentiva inferiore a Lena, a ciò che aveva e faceva. Lei era quella brava in tutto: una brava figlia, e non una ragazza che litigava con i suoi per qualsiasi cosa. Una brava amica, non una che ti rinfacciava tutto ciò che non andava bene. Una brava ragazza che rischia tutto per amare una persona più grande, e non una ragazzina che andava da chiunque mentre era fidanzata.
Era una ragazza con il cuore d'oro, con degli amici fantastici e una famiglia - un po' incasinata- che le voleva bene. Lena era quella che aiutava tutti, dagli studenti del primo anno a quelle che si credevano Dio sceso in terra. Non dimenticherò mai la scena di lei che aiutava Ashley, dopo che si era storta la caviglia in palestra.
Era un'ottima studentessa, con i voti più alti anche nelle materie scientifiche e con i numeri. Era un genio delle strategie di ogni tipo, trovava sempre una soluzione a tutto ed era la prediletta del preside Fernandez. Era come una figlia per lui e se la teneva stretta.
Kayla? Kayla era la sua ombra. Non lo faceva a posta, ma aveva sempre provato un briciolo di invidia verso la migliore amica. Se lei comprava qualcosa, Kayla la doveva avere. Se Lena era amica di un ragazzo o una ragazza, Kayla doveva stare in mezzo. Lena viaggiava? Kayla la seguiva, ma non perché fosse sua amica ma perché voleva una vita che non aveva mai avuto.
I suoi genitori erano ricchi, dei chirurghi di prima categoria ma non possedevano ciò che avevano i Sosa. I Lopez veneravano l'amica della loro stessa figlia, reputandola migliore di lei. Non si accettavano complimenti dall'altra parte ma nessuno si preoccupava mai di Kayla, nessuno.
Lena era un'ottima amica, un po' ingenua ma sapeva dal principio che lei sarebbe stata la preferita di tutti quanti. Persino di mio padre, che la voleva per se stesso solo per i suoi scopi sessuali.

Dopo la morte di mia madre, mi disse il suo fidato consigliere Jubert, che era cambiato. Prima era un uomo di tutto garbo, che voleva bene persino al suo stesso nemico e che si preoccupava anche di un passero ferito all'angolo della strada. Ma la perdita dell'amore della sua vita lo rese un uomo freddo, senza cuore e assetato di potere.
In più, l'influenza di mio nonno Fernando e la sua ossessione per i Sosa, non lo fece ragionare. Rimase sveglio notti indimenticabili a studiare ogni singolo componente, uscita o entrata della famiglia. Non ragionava più e l'ossessione lo portò a diventare l'uomo che è adesso. Vuoto e senza paure. Non si preoccupava per niente ed era calmo anche in situazioni che sembravano starci per sfuggire di mano. Invece era sempre attento ai dettagli e a quello che sarebbe venuto dopo. Prevedeva tutto e ora aveva lasciato le carte da gioco alla sottoscritta. Il suo asso nella manica.

Mi intrufolai in una stanza, presi in prestito un camice da labarotorio e legai i capelli in una coda. Misi un paio di occhiali e mentre uscivo da quella stanza attaccai un tesserino sulla tasca in alto a destra del camice. Fase uno del piano: fingere di lavorare all'ospedale.
Dottoressa Layla Costa, laureata in medicina e specializzata in neurologia. Continuai a guardare l'uomo di fronte a me, che leggeva la mia cartella di presentazione. Stava andando tutto secondo i piani e mio padre aveva fatto inserire nel database dell'ospedale tutte le informazioni che rendevano questa farsa, la realtà. Era un genio e questo era un altro tassello da aggiungere al mio curriculum.
«Benvenuta a bordo, Miss Costa» l'uomo di fronte a me sorrise e iniziamo a camminare nel corridoio. Le infermiere girovagavano in esso e nelle stanze. Sentii bambini piangere e le neomamme canticchiare diverse ninne nanne per farli calmare. Mi sarebbe piaciuto diventare mamma un giorno, ma l'amore della mia vita non aveva ancora bussato alla mia porta.
Vedevo i ragazzi della mia età passeggiare mano nella mano e coppie di adulti amarsi come se gli anni della loro adolescenza non fossero mai passati. A volte immaginavo come la mia vita sarebbe se anche io avessi un Fred Howdes o un Luke Hemmings al mio fianco. Gabriel aveva la testa tra le nuvole e Lena era perdutamente innamorata del Dio australiano che le stravolse la vita. I suoi occhi brillavano ogni qual volta che incrociavano quei due zaffiri blu, il suo cuore batteva all'impazzata appena le sue mani la sfioravano e le sue labbra erano sulla sua pelle.
Avrei voltuto tanto provare la sensazione dell'amore adolescenziale, dei pericoli e delle emozioni che questo portava in ognuno dei ragazzi della mia età. Ma avevo ancora tutta una vita d'avanti a me, ed ora una storia d'amore avrebbe solo rovinato i piani di mio padre.
«Mi dica, cosa ci fa una donna newyorchese come lei in Argenina?» scossi la testa e guardai verso la persona al mio fianco. Era un bell'uomo, sui trent'anni e il suo sguardo era misterioso. I capelli e gli occhi castani, la barba sul viso e le labbra sottili. Guardai le sue mani e notai che erano piene di tatuaggi. Come me indossava un camice sulla divisa da dottore. Guardai il tesserino appeso al suo camice e sorrisi lievemente.
«Una paziente come Kayla Lopez sarebbe una totale scoperta per i miei studi. Sono appassionata di casi ospedalieri e di certo non mi faccio scappare un'occasione del genere!» avrei dovuto iscrivermi al corso di teatro.
«Perciò le hanno detto come l'abbiamo trovata?» ci fermammo di fronte una stanza e mi guardò. I suoi occhi erano un misto di curiosità verso di me e... Nulla, il suo sguardo era tremendamente enigmatico.
«Trovo crudele come le persone rovinino la vita ad una povera ragazza. Per questo vorrei capire come lo stato mentale della paziente sia sano o stia crollando» risposi e lui mi guardò.
«Sono d'accordo con lei. Allora la lascio al suo nuovo esperimento» se ne andò lasciandomi con un sorriso sulle labbra. Aveva delle belle spalle quel Malik e il suo corpo era curato, forse troppo. Sospirai e feci iniziare la seconda fase del piano entrando nella stanza di Kayla.

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