58. Lena

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LENA

25 Gennaio 2020
Tony, il mondo in cui viviamo è un bastardo. Peggio dei figli illegittimi di Game of Thrones.
La vita non si può pianificare. Non puoi mai immaginarla al meglio. Ti darà solo il peggio, sempre. Ogni speranza per la felicità viene disintegrata.

Passarono cinque giorni. Cinque giorni dall'ultima chiamata di Luke. Di solito ne passavano solo due, massimo tre. Quella sera chiamai Micheal, nemmeno lui mi rispose. Allora provai con Crystal. Mi disse che non sapeva dove fossero spariti. La cosa non ci piacque per niente, allora chiesi aiuto a mio cugino Charles. Era roba per persone qualificate. Io davo una mano nel passare tutte le informazioni che Luke passava a me, insieme a Crystal.

Festeggiare il mio compleanno non aveva senso. Era solo uno spreco di soldi, di scomodare persone e non essere felici per davvero. Era tutto inutile, non mi sarei divertita e il mio unico pensiero, ora, era Luke. Non aveva più un senso andare avanti senza lui al mio fianco. Mi mancava troppo e non stavo più capendo nulla.

La vita è solo una brutta bestia. Non ha pietà per nessuno, non la si può pianificare.

30 Gennaio 2020
Mio caro Tony, tutto stava andando a rotoli. Non andava bene niente. Luke era sparito nel nulla, insieme a Michael. Crystal tornò qui, in Argentina, per paura. Non voleva rimanere da sola, senza nessuno che la proteggesse dai Marino. È ritornata nella sua stanza qui a casa e io ne fui felice. Avevo la mia migliore amica al mio fianco.

La questione di Arzaylea era l'unica cosa che andava bene. Tre volte a settimana ci incontravamo in palestra e parlavamo. Lei era presa da me, si sfogava e delle volte piangeva. Era fragile e si nascondeva dietro una corazza di odio e meschinità. Sembrava così forte, che non le importasse niente di nessuno, ma soffriva così tanto che un giorno la abbracciai. Suo padre era un mostro e non la lasciava in pace. Lì, nella palestra, era una persona diversa.

Tony, sono felice che tu sia solo un diario e non una persona. Non avresti retto tutto questo dolore, la vita fa schifo.

Attualmente: 1 Febbraio 2020

Non chiudevo occhio da due settimane. Non riuscivo a dormire.
Fissavo il foglio e riempivo le caselle con la penna. Stavo facendo il compito di inglese e, nonostante il sonno e la stanchezza, riuscii a capire cosa dovevo rispondere o meno. Non volevo giocarmi l'ultimo anno e la possibilità di andare all'università.
Finisco il mio compito, mi alzo e consegno la scheda. La professoressa mi sorride, ricambio debolmente e torno al mio posto. Mi appoggio con la testa sulle braccia, incrociate sul banco, e chiudo gli occhi. Mezz'ora di sonno e tranquillità.

La campanella della fine dell'ora mi svegliò. Aprii gli occhi e mi alzai con la testa, sospirai e presi le mie cose. Esco dalla classe e mi dirigo verso le macchinette. Mi ripeto più volte le formule e i disegni dei grafici in testa, sperando che questa verifica vada meglio delle altre. I numeri non erano per me ma, avendo i geni dei miei genitori, me la cavavo. Troppo anche.
Aspetto che il caffè scenda nel bicchiere e i numeri mi invadono la testa. La macchinetta fa un bip, prendo il mio bicchiere pieno di caffè e mi siedo dietro il tavolo del corridoio.
Bollente, accolgo la mia bevanda con piacere e prendo il quaderno di algebra dallo zaino. I miei occhi vengono invasi da radici, grafici e numeri mischiati con le lettere.
La cosa che mi piaceva dei miei appunti, era il fatto che i colori dominavano su essi. In questo caso, le formule più importanti erano evidenziate in verde. Luke mi diceva che ero troppo ossessiva compulsiva anche nello studio, io mi consideravo solo ordinata e organizzata. Mi mancano i suoi commenti su ogni cosa che faccio. Sospiro, sorseggio il mio caffè e passo la mia ora buca ripetendo le formule e facendo qualche esercizio.

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