28. I got one less problem

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LENA

Ci sono momenti nella vita,in cui devi saper distinguere ciò che é bene o male per te.
Mi sembrava di essere in un mondo diverso,dove gioia e dolore erano in contrasto di continuo per raggiungere la cima della piramide. Ma in questo periodo, c'era più dolore che gioia.
Il perché di questi pensieri?

Dopo la notizia di Kayla in uno strip,un uomo che minaccia il mio cosiddetto padre e quest'ultimo il quale crede che la sottoscritta lo perdoni da un momento all'altro,il mondo non mi crollò addosso,ma smise di funzionare.
Luke era un misto di preoccupazione ed eccitazione:da una parte voleva vedermi mezza nuda mentre mi strusciavo su un palo, dall'altra non voleva che lo facessi.
Mia madre si continuava a scusare con me,per non avermi mai detto la verità su papà e della nostra famiglia. Io le rispondevo con un freddo: «Fa nulla,sono cose che succedono, d'altronde» e lei rimaneva in silenzio o andava in un'altra stanza.
Non lo facevo a posta o per farle una cattiveria... semplicemente,doveva capire che non è stato sano aver nascosto una cosa così tanto delicata e piena di segreti famigliari -di cui non sapevo l'esistenza- ad un componente della famiglia. Se lo avessi fatto io alle mie figlie,mi sarei suicidata.

Edward era sempre al mio fianco,mi appoggiava in ogni mia scelta. Avevo sempre la sua benedizione nelle cose che facevo,o dicevo,e un supporto da parte di un membro della famiglia aiutava sempre.
All'inizio gli urlai in faccia per non avermi dato queste informazioni su tutta la faccenda e il lavoro sporco che faceva papà. Ma non potevo prendermela con lui,come me anche Edward era una vittima e non era di certo colpa sua se la nostra famiglia era piena di psicopatici. Siamo seri,quale persona sana di mente fa scommesse o fa spiare la propria famiglia? Un manicomio ha meno persone problematiche.

Gabriel non mi rivolse parola per quasi un mese. Siamo arrivati a  fine novembre, con lui che mi guardava male da lontano e io gli dicevo parole ogni qual volta che cercavamo di chiarire o persino passarci i compiti. Novembre fu un inferno con la I maiuscola.
La prima volta che gli dissi tutta la storia -per bene- sembrò innervosito dalla mia scelta sul fatto di essere una spogliarellista solo per salvare Kayla. Gli spiegai, semplicemente, che se fosse stato lui al posto di lei,avrei fatto lo stesso.
La prima volta sembrava andargli bene,ma dopo la prima serata allo strip...fu il primo a dare di matto.

Venti novembre,ore venti e trenta di sera.

La parola che mi descriveva in questo momento,era Ansia. Ansia,il mio corpo era fatto soltanto di Ansia.
Mi trovavo in uno stato pessimo,costruito solo da ansia e suoi sinonimi.
Sembrava di essere in un film degli Avengers nel momento in cui gli eroi dovevano affrontare robot alieni usciti da un buco nel cielo,creato dal tesseract per colpa di quel gran fico di Loki. Solo, che, qui, di ragazzi fighi non ce n'erano e il lieto fine era inesistente.
Guardai allo specchio una ragazza diversa da quella del solito: un ombretto azzurro e dei brillantini appariscenti,incorniciavano i miei occhi insieme a ciglia finte,mascara su esse e eyeliner. L'orticaria sarebbe stata la cosa migliore in questo momento.
Le mie labbra erano ricoperte di un orribile rossetto rosso,acceso e troppo appariscente per i miei gusti. Il mio intero viso sembrava esser stato messo nello stucco.
Il mio corpo,senza esagerazioni,era completamente nudo. Indossavo solo un reggiseno due taglie più piccole della mia,tanto che le mie tette sarebbero uscite da un momento all'altro con un semplice gesto.
Indossavo un filo interdentale per mutande, ed avevo una mezza idea di pulirmi i denti con quelle.
Sospirai frustrata e mi alzai dalla toilette da trucco per indossare il mio costume. Dovevo pur coprirmi a inizio spettacolo,per poi spogliarmi lentamente... stavo letteralmente facendo un baffo a Elettra Lamborghini.
Indossai una sottospecie di pantaloncini di jeans,che potevano essere considerati delle culotte o persino brasiliane. Infilai un top paillettato,che si attaccava con una cerniera sul davanti. Certo, sennò come avrei fatto a spogliarmi? Meglio prendere questa storia con sarcasmo o ne sarei uscita matta.
Mi sedetti sulla poltroncina in pelle rossa,e sollevai sulle gambe le parigine in pizzo nero. Misi i tacchi a spillo, anch'essi neri,e mi riguardai nello specchio. Mi veniva da rimettere e anche da piangere,quella non ero io e avrei preferito continuare a non sapere di mio padre.
Vorrei tornare indietro,chiarire con Kayla e non aver mai litigato con lei. Ma purtroppo non potevo e ora eccomi qui, a guardare qualcuno che non ero io.
Mi sedetti ancora una volta,iniziando a giocare con le punte dei capelli. Li avevo lasciati ricci,Luke mi diceva sempre che da riccia ero una bomba sexy e che quel movimento lo faceva eccitare. Sospirai,iniziando a ripetermi i passi nella mente.
«Madamoiselle Sosa,scusi il disturbo» aprii gli occhi,e guardai la figura di Pierre sbucare da dietro la tenda.
«Dimmi che si annulla tutto e che posso togliermi queste cose di dosso» pregai interiormente,sperando davvero che accadesse.
«Come lei, anche io vorrei non vederla così...ma purtroppo madamoiselle, sono venuto solo a dirle che c'è Maitre Luke per lei» mi rivolse un sorriso amichevole,e annuii soltanto.
Pierre sparì dietro la tendina,e Luke fece capolino nella stanza. Lui era sempre bellissimo, con quei suoi jeans neri e camicia nera. Stava per parlare,ma la sua bocca si fermò emettendo un suono strano. Ecco,ora anche a lui non piaccio.
«Non stare zitto...dì qualcosa»
«Sei...wow...i tuoi capelli...» farfugliò parole strane, senza senso e filo logico. Si avvicinò a me,ispezionandomi con i suoi occhi azzurri,con una scintilla all'interno che stava a significare soltanto una cosa: eccitazione.
«Quei capelli...Lena,sei una dannata macchina del sesso.» per quanto mi servisse lui in questo momento,avrei voluto farne a meno. Le sue battute ora non mi fecero sentire niente, come timidezza o provocazione...non volevo sentir dire queste parole,essere provocata sessualmente o avere le sue mani sul mio corpo nudo.
Avevo solo bisogno di essere abbracciata e confortata, sentire che tutto sarebbe finito e che sarebbe tornato tutto alla normalità. Ma nulla,solo riferimenti a scopate.
Sospirai e annuii soltanto,mentre mi guardo un'altra volta allo specchio. Non ero io quella lì dentro,solo un'altra persona.
A quella ragazza tutta trucco e niente di naturale,si aggiunse una figura maschile dai capelli ricci. Luke mi abbracciò da dietro,mise la testa nell'incavo del mio collo e strofinò il naso contro esso. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da lui. Le sue braccia stringevano la mia vita,io misi le mani su esse e gliele accarezzai.
«Sei bellissima anche così» mormorò,cercando di convincermi. Ma invano,non gli risposi continuando a godermi quel momento di normalità.
«Voglio che finisca in fretta...» parlai,dopo qualche minuto di silenzio. Luke sospirò,e mi strinse ancora di più a lui.
Fummo interrotti,poi,da un ragazzo con i capelli laccati e vestito di nero. Ci staccammo,con fatica in realtà,e guardai il ragazzo.
«Signorina Sosa,tocca a lei» la voce era roca.
«Arrivo...»
Lasciai un bacio sulla guancia a Luke,e seguii il ragazzo dai capelli neri.

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