LENA
Era strano. Tutto quello che succedeva alla gente era strano.
Conoscevi una persona e lo si considerava strano. Amavi qualcuno e lo si considerava strano. Ma l'amore era già strano di suo. Io ero strana. Anzi, ero innamorata.
Luke? Si, Luke. Non so nemmeno io da dove iniziare ma dopo quella sera mi sentii nell'oblio. Un oblio con urla, pianti, crisi e dopo una lunga caduta... Boom! Il nulla. Mi feci male, tanto male da sentirmi io stessa il niente.
Chi volevo prendere in giro? Non ero in grado di salvare me stessa figuriamoci gli amici. Kayla...ho i suoi occhi vuoti ancora impressi nella mente e il suo viso...
Passai i giorni più brutti della mia vita, ma ero accanto a Luke. Luke... Wow, chi se lo immaginava. Quel ragazzo era la forza della natura. Mi teneva a filo su un dirupo, non lasciava mai la mia mano e non mi faceva cadere. Io non volevo che cadesse con me, doveva rimanere lì, in piedi a salvarmi. Era sempre lui che salvava l'altra, sempre.
Mi aspettava, mi appoggiava e mi guardava con quegli occhi piedi di speranza. Mi rendeva felice, mi ha reso felice e mi ha fatto capire che lui è giusto. Entrambi siamo un casino, un enorme casino che forma una bomba nucleare che appena la si tocca, esplode. Esplodiamo di emozioni, ci prendevamo e ci lasciavamo.
Mi sembrava di essere ne La pioggia del pineto di D'Annunzio: io la ninfa e lui l'amato che la inseguiva. Giocavamo ad acchiapparella, ci lasciavamo e poi di nuovo tutto da capo, fino a ritrovarci. Mi piaceva e io amavo lui. Lo amavo, esatto.Era un periodo orribile. Kayla in coma, in quelle condizioni e quando i miei occhi videro cos'erano capaci uomini come Marino o mio padre, ebbi finalmente paura e caddi nel vuoto. Era orribile, ma quando avevi la persona giusta al proprio fianco era meno orribile. Non volevo nessuno se non lui. Non volevo essere sfiorata se non da lui. Non volevo parlare con nessuno se non con lui. Ero diventata la sua ombra e lui il pezzo del mio puzzle e il perché del mio respirare. Non potevo stare senza di lui, lo avevo tirato giù nel fango con me e ora non potevo lasciarlo andare. Non ora che avevo ricordato tutto quanto.
Durante lo schianto avevo ritrovato quei tre mesi. Quei tre mesi persi, insieme alle risate e tutti i baci che ci siamo dati. Quei tre mesi pieni di affetto, giornate perse nello stare insieme e piene di felicità. La mia felicità.
Ritrovai finalmente l'ultima costruzione della mia memoria ed ero felice. Pronta ad affrontare il dono più bello della vita che ci avevano dato: l'amore.
Era ciò che mi faceva paura, ma non potevo averne con lui. Me lo aveva detto parecchio tempo fa, lo allontanai perché ero spaventata e mi rifugiai tra le braccia di una persona che sapevo al cento per cento mi avrebbe accolta. Ero confusa, ma capitemi: chi sopporterebbe tutto quello che stavo vivendo? Ci sono cose peggiori, lo so, ma vi assicuro che questo mondo è sorpendente in due modi: negativo e positivo non combaceranno mai.Quella settimana sembrò infinita. Non avevo smesso di andare a scuola o di vedere i miei amici o parlare. Avevo scollegato il cervello e stavo vivendo nel mondo in cui mi ero costruita tanto tempo fa. Pensai di aver buttato la chiave... Invece, eccomi qui a raccontarvi del periodo della negazione.
Non dormivo. Non riuscivo a chiudere occhio che Kayla mi arriva in sogno e urlava il mio nome. Chiedeva pietà e poi il silenzio. La bocca cucita, i polsi legati, il sangue che scorreva sul viso e poi niente. Il vuoto. Ricominciava tutto, tre quattro volte. Non ce la facevo più e mi svegliavo urlando nel cuore della notte.
Ero un fascio di nervi. Tremaco, piangevo, correvo in bagno, Luke teneva i miei capelli e io vomitavo. Vomitavo tutto un dolore e dispiacere che avevo dentro. Poi mi fermavo, mi sciacquavo la bocca e fissavo la mia immagine sullo specchio. Prima io, poi Kayla su di esso. Era bella e un attimo dopo, un mostro.
Una donna non doveva essere mai privata della sua bellezza, mai.
Guardavo Luke, altre lacrime in arrivo, la coscienza sporca e poi niente. Ancora il vuoto.Quella settimana tornai a casa per prendere delle cose che mi servivano per il ballo della settimana dopo. Era meglio se non ci tornavo, ma liberai me stessa e mi scagliai contro mio padre. Ancora non riuscivo a credere che una persona era capace di tutto quello che metteva in atto lui. Non riuscivo a credere che si poteva affliggere tanto dolore ad una persona, fino a rendere la sua vita l'inferno più totale. Ora capivo come si sentiva Lucifer, rifiutato dal proprio mondo e mandato giù negli inferi a punire chi ha peccato e chi non era battezzato. Povero Virgilio.
Christian mi venne a salutare e lo presi in braccio. Non avevo molte forze nel corpo ma amavo mio nipote e non potevo lasciarlo così. Seguì me e Luke in camera mia, mi chiese quando tornavo a casa e che la mia presenza mancava a tutti. Sospirai e mi stetti zitta. Rimanere qui sarebbe stato come vivere all'inferno e con mio padre non ci volevo vivere. Preferivo stare con Luke e vivere la mia vita con una persona che mi amava e che non mi avrebbe mai fatto del male. Lui mi amava e io amavo lui.
Misi le ultime cose in uno scatolone e scesi le scale con i miei due uomini fidati. I miei genitori stavano litigando per quello che mi era successo. Mio padre era completamente andato e mia madre cercava di calmarlo. Inutile dire che i nervi mi si accavallarono uno ad uno e non riuscii a resistere.
Ben le sta a quella ragazzina. Strinsi i pugni e sentii un leggero dolore pizzicarmi.
Dovevamo fermarci ad Edward. Iniziai il conto alla rovescia. Scesi uno scalino. Tre.
La manderemo in Italia. Un brivido percorse il mio corpo e mi avvicinai lentamente. Due.
Non avrebbe nemmeno respirato più. Kayla e di nuovo il fondo. La caduta e il dolore. Fu un attimo e corsi verso di lui, afferrandolo dalle spalle e facendolo scontrare contro il muro. Era solo un disgraziato.
«In Italia! Ora ti vuoi liberare di me!? Uccidimi allora! Ne saresti capace, non ci vuole niente e spezzarmi completamente! Fallo, ti prego fallo. Fai finire questa agonia che tu stesso mi hai portato.» un colpo dietro l'altro. Un pugno sul suo corpo era di rimando al mio. Ero ferita, spezzata e il cuore cessava di funzionare. Non stavo ragionando. Urlavo cose insensate ma non potevo tenere tutto dentro. Non più. La fase della negazione era finita, dando inizio a quella dello sfogo. Dovevo liberarmi da tutti i pensieri e quest'uomo era la goccia che fece traboccare il vaso.
«Mi hai rovinata! Mi hai rovinata come se fossi un fiore scialbo, come se una Margherita non potesse stare in mezzo al tuo roseto pieno di spine! Hai rovinato la vita di una povera ragazza e di tua figlia. Se fossi stata al suo posto mi avresti uccisa. In pochi secondi, puff. Sparita e senza ragazzina impicciosa e puttana. Perché sono questo per te, non una figlia da consolare o altro. Non sono niente, NON LO SONO MAI STATA!» cercai di andarli di nuovo contro ma ero bloccata. Due braccia mi tenevano per la vita e il mio cuore esplose. Luke mi tenne a se, stretta e mi disse di calmarmi. Di nuovo nel vuoto più totale, ma lui era con me a salvarmi un'altra volta.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...