LENA
«Schiena dritta e testa alta, Sosa» mi guardai allo specchio e sospirai. Guardai una Violet impegnata a scrivere qualcosa su un foglio, prese uno spillo e lo infilò tra i lembi della stoffa.
«Sarai stupenda, parola di Olga!» esclamò la donna facendomi sbuffare.
Passarono solo tre settimane. Tre settimane senza Luke. Stavo letteralmente impazzendo e diventando passiva aggressiva. Inoltre, i professori che giravano tra i corridoi e mi riempivano di domande su cosa avessi voluto fare dopo il liceo, non era d'aiuto.
Si erano messi d'accordo con quelli delle università, i quali facevano altrettante domande a noi dell'ultimo anno e lezioni extra, per rendere la vita impossibile a noi studenti e farci pesare questi mesi. Stavo letteralmente perdendo il controllo della mia psicopatia.Mi ero divisa persino gennaio e la prima settimana di febbraio. Appena tornata a casa dalla vacanza, mi misi a studiare come una matta e nel giro di sette giorni mi tolsi dieci interrogazioni di torno. A fine mese avrei fatto le verifiche e poi potevo respirare per la settimana dopo. Mi dovevo anche concentrare sul mio compleanno e sulla questione di Luke. Avevo capito, dopo due settimane, che tutto quello che mi passava per email, erano dei codici da scoprire. Mi aveva riempito di informazioni indirette e lo capii solo una settimana fa. Meglio tardi che mai.
L'idea di festeggiare il mio diciottesimo, non mi entusiasmava così tanto. Se me l'avessero chiesto un mese fa avrei saltellato per tutta casa, ma ora volevo solo riavere Luke al mio fianco.
Sbuffai e scesi dal cubo dove ero bloccata da circa una settimana. Olga e Violet stavano cucendo il mio vestito, i miei genitori mandavano inviti a gogò alla famiglia, Edward si impegnava nella location e io non mi stavo godendo niente di tutto questo. Una ragazza aspettava questo giorno da tanto, io no. Non voglio nemmeno festeggiare, non senza Luke.
«Lena... Tutto okay?» guardai Violet e scossi la testa. Lei aveva Julian al suo fianco e andava tutto bene. Era sempre qui, in casa o nella stanza di Violet. Quei due si davano da fare ogni giorno.
Gabriel aveva Fred, e ora che Kayla tornò a far parte del nostro gruppo, aveva trovato della sintonia con Calum. Ero di nuovo sola e questa volta era diverso. Tutto troppo diverso.
«Mi manca. Non voglio festeggiare senza di lui e i ragazzi. Devo annullare tutto quanto, non reggo più questa farsa» dall'altra parte, c'era anche l'assenza di Crystal e Michael. Non avevo nemmeno la mia migliore amica al mio fianco, e ora mi farebbe comodo averla accanto. Ma era bloccata in Australia sotto la protezione di Michael. E io? Io avevo Calum che mi sorvegliava 24h su 24. Una volta cercai di strappargli qualche informazione, ma niente da fare. Luke aveva scelto bene.
«Non dire sciocchezze Lena, lui verrà. Te l'ha promesso» rispose lei, togliendomi il vestito di dosso e guardandomi. E gli asini volano, certo.
Infilai la gonna e sbuffai. Stavo cominciando ad innervosirmi, e in questo periodo non era mai un segno buono. Ero facilmente suscettibile. Sfogavo la mia rabbia in palestra, su un sacco da boxe. Il mio istruttore non mi permetteva di fare incontri sul ring, ero capace di mandare lo sfidante all'ospedale.
«Non lo sento da tre giorni. Calum sa e non vuole dirmi niente, sono stanca di sentirvi dire che andrà tutto bene!» sbottai, infilando la maglietta e cercando le scarpe. Cinque minuti altri Sosa, resisti altri cinque minuti.
Finalmente trovai gli anfibi, li infilai velocemente e lo stesso feci con la giacca di pelle. Sentivo lo sguardo preoccupato di Violet addosso.
«Lena, ti serve uno psicologo» mormorò. Mi bloccai, nel mentre infilavo il completo della palestra nel borsone. Strinsi le mani e presi un grosso respiro.
«Non sono pazza Violet. Mi manca il mio ragazzo e la scuola mi sta stressando, non voglio festeggiare il mio compleanno e tanto meno parlare con uno sconosciuto dei miei problemi sentimentali» sbottai, buttando dentro il borsone un cambio e l'accappatoio.
«Non devi andare da uno sconosciuto. El, fatti aiutare...» mormorò, chiusi la cerniera e misi il borsone sulle spalle. Guardai Violet, più calma che potevo e sospirai. Capivo la sua preoccupazione verso i miei confronti, ma lei non poteva capire me. Nessuno poteva farlo se non la persona dall'altra parte dell'oceano. Immaginavo Luke, a buttare pacchetti di sigarette per la frustrazione e la situazione in cui ci trovavamo. Spero vivamente che appena torna, se torna, il suo bel faccino e il suo corpo non siano rovinati da altri tagli o lividi. Lo spero vivamente.
«Vado in palestra, ci vediamo dopo» sussurrai soltanto, mettendo le cuffie nelle orecchie ed uscendo dalla mia stessa stanza.
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Youngblood
Fanfiction[COMPLETA] Le sue carezze, i suoi baci. I brividi sulla pelle, le farfalle nello stomaco. I respiri affannosi, gli occhi che si perdevano. Avevano scelto di stare insieme, non per passatempo, ma perché si amavano davvero. Avevano scelto di rischiar...