25. Things I can't...

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LENA

Rimase in silenzio,senza dire alcuna parola. Lo guardai una seconda volta,e sospirai. Trattenere tutto quello per un giorno intero,fu così frustrante che appena feci uscire quelle parole,mi sentii così bene e leggera senza più preoccupazioni.
L'unico mio fastidio da lui creato in me,era il fatto che volesse fare del male a Kayla. Okay,tutto ciò che ha detto e fatto...ma una persona,non merita mai di essere uccisa o cose simili.
«Carlo,Lucas...lasciateci da sole» mia madre si alzò dal suo posto,e con le mani giunte,mi guardò dritta negli occhi.
«Quello che puoi dire a m-»
«Ho bisogno di parlare con te da sola,madre e figlia. Perciò,se voi uomini potete allontanarvi e andare a parlare da quella parte senza spargimenti di sangue,mi fareste una donna abbastanza felice» mia madre aveva sempre avuto questo suo modo di parlare così padroneggiante e sicuro di sé. Luke e l'uomo,non dissero parola,mi scambiarono uno sguardo fuggiasco e iniziarono ad incamminarsi verso il piccolo orto che Olga aveva dapprima coltivato.
«Donne al comando,la cosa più eccitante che ci sia al mondo» sentii parlare lontano mio padre,e vidi Luke girarsi verso di me. Una piccola guardata,e dopo aver morso il labbro rispose a mio padre «Oh,e non immagina quanto» e poi,nulla. I due si allontanarono,e io rimasi con mia madre.
Seduta di nuovo sulla sdraio,mi guardava in modo severo come se fossi io quella che ha fatto del male alla famiglia. Ma in cuor suo,sapeva bene che non avevo abbandonato nessuno.
«Mama, è inutile che ci provi. Non cambio idea» tagliai subito corto,senza neanche farla parlare.
«Non ti chiedo di cambiare idea,ma di farmi parlare. Hai una bella faccia tosta a rispondere così alle persone,ma posso ben capirti perché fai così. Ti difendi da chi ti ha ferito,e io lo ammiro figlia mia. Stai diventando grande,e in questo mondo di persone crudeli che si uccidono a vicenda,ne rimangono ben poche di anime buone come te e i tuoi amici» mi prese le mani tra le sue,e mi guardò. Questa volta il suo sguardo si addolcì e dalle sue labbra uscì un sospiro.
«Voglio solo sapere perché se n'è andato. A tuo marito turbava il fatto che un'altra femmina allargava la famiglia? Perché ha preso Kayla? Mama,io non capisco più il senso di questa storia e non capisco più di chi mi possa fidare o meno» le lasciai le mani e, afflitta, mi alzai dal posto cominciando a camminare avanti e indietro per il prato.
«Lena...tuo padre ti volle bene sin dal momento che gli dissi di essere di nuovo incinta. E iniziò ad amarti dal momento in cui sapeva che tu fossi femmina. Ma bambina mia, il mondo del lavoro non è programmato per andare bene e senza errori. Ci sono momenti in cui tutto fila liscio come l'olio,e altri mi amor in cui acqua e olio,non vanno d'accordo.
«Tuo padre,per questioni lavorative dovette scappar via di qui. Rifugiandosi in Italia da dei manigoldi, con James che aveva da poco compiuto i suoi dieci anni. Ora tesoro,non so ben spiegarti la storia,ma so solo dirti che se ne andò solo per il bene della famiglia. Se lui fosse rimasto qui,tutto questo non sarebbe mai esistito,e noi con loro» si alzò anche lei,mettendosi di fronte a me. In lei c'era sempre quella speranza che faceva calmare ogni essere umano,se non pure animale,e lo faceva ragionare. Mia madre aveva il carattere ben diverso dal mio,anche se lei aveva una grinta dentro di sé,dopo la sfuriata diveniva calma e spiegava ogni singola questione.
«Quando tu eri in grembo,lui era in giro a cercare di risolvere un problema con un suo socio. Senza che tuo padre se ne accorgesse,questo suo amico entrò a far parte in un circolo mafioso e le cose si complicarono abbastanza dato che noi, di persone nella mafia, ne conosciamo assai.
«Ma Fernando,il socio, mise all'angolo tuo padre minacciandolo di morte se non avesse fatto ciò che lui voleva. Allora lui scelse il bene per noi,ma doveva anche avere un ricordo della sua famiglia» la fermai,ragionando su ciò che aveva appena detto collegandolo poi a quello che mio padre aveva raccontato poco fa.
«Decise di portarsi James in Italia...» mormorai,e mia madre continuò a raccontare. Mi sentivo una tale idiota.
«Aveva una grande stima per papà, diceva sempre che voleva diventare come lui e un giorno essere a capo dell'azienda insieme a lui. Tuo padre, fiero di James,lo portò via con sé vivendo una vita felice,ma lontano dalla propria famiglia,in Italia» sospirò,sedendosi di nuovo sulla sdraio. Mi fece un cenno,e mi accomodai ancora una volta.
«Kayla...? Che c'entra lei mama?» chiesi ancora,sperando che questa fosse l'ultima volta.
«Fernando morì,in un incidente d'auto e al comando passò il figlio più grande,Gabriele. Lui era a conoscenza del fatto che tuo padre ci controllasse da lontano,in modo da sapere se fossimo in pericolo o meno. Tutto ciò gli sfuggì di mano soprattutto quando sua figlia, la piccola,si vedeva con un ragazzo almeno dieci anni più grande di lei» a quelle parole,arrossii in viso. Provai imbarazzo,ma mia madre -prendendo ancora le mie mani- mi disse testuali parole:
«Non vergognarti di ciò che hai fatto. Io e tuo padre ci togliamo sette anni,ma guarda il risultato del nostro amore»
«Scusa se non te l'ho detto,ma non potevo» annuì soltanto e andò avanti.
«Gabriele venne a sapere di te. Ora lui è anche il proprietario di un night club,lo Zaza e vedendo le tue foto,o te che passeggiavi in città...chiese a tuo padre di portarti lì,per lavorare insieme a lui e per lui.
«E padre colto che è,gli disse un no schietto e sincero. Non avrebbe mai permesso che sua figlia si esibisse in un locale,dove la gente le infila soldi nelle mutande per vederla nuda. -Scusami per il linguaggio tesoro. Gabriele era furioso,e minacciò tuo padre,come Fernando fece tanti anni fa.»
«Non..non dirmi che Kayla...»
«Pur di non far entrare la sua bambina in quel posto pieno di maniaci,strinse un accordo con Gabriele. Per circa due mesi,la ragazza doveva fare tutto ciò che lui le chiedeva o Gabriele avrebbe fatto di tutto per raggiungere te e farti del male» mi alzai da lì,allontanandomi il più possibile. La testa girava e non capii niente,mi venne da vomitare e mi inginocchiai sul prato a rimettere.

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