Capitolo 17

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La suola degli stivaletti ticchettava sulla pietra del ponte sospeso, sotto al quale scorreva un sottile corso d'acqua proveniente dal fiordo. Le sue mani inanellate si muovevano frenetiche mentre percorreva il tragitto, ricambiando sguardi e sorrisi con le guaritrici che le passavano accanto, con ceste contenenti erbe profumate o ampolle colorate. Le navette trasportavano altre ragazze provenienti dalla città.

Frigga, si guardava attorno più per essere certa che non ci fossero corvi a spiarla che per interesse di ciò che la circondava, camminando velocemente e non curandosi dell'orlo della gonna che ogni tanto s'impigliava alla suola delle scarpe. Il suo obiettivo era raggiungere le Camere della Guarigione davanti a lei.

Aveva lasciato i preparativi del banchetto a metà per quella chiamata urgente. In altre circostanze avrebbe rimproverato il disturbatore inopportuno ma si trattava di Eir ed essere chiamata nel mezzo dello svolgimento dei suoi doveri, significava due cose: uno dei suoi figli era stato quasi ucciso o doveva ricevere una notizia urgente.

Ed era per questo che era agitata. Il corsetto sembrava essere più stretto del consueto, forse era perché il cuore le batteva veloce sia per la camminata veloce sia per l'agitazione che le serrava lo stomaco e la agitava.

Attraversò tutto il ponte ed entrò nell'edificio. I suoi passi sembravano più accentuati per il silenzio religioso che c'era all'interno della struttura, neanche sembrava che vi fossero soldati feriti e ricoverati nelle molte stanze ai piani superiori.

Una delle assistenti le venne incontro «Maestà».

«Eir?»

«Da questa parte.»

Seguì la ragazza dai capelli biondi fino al corridoio a sinistra, che conduceva alla sala della Fucina. Sollevò l'orlo della gonna per scendere i gradini di pietra, velocemente e anche a costo d'inciampare per quanto essi fossero piccoli e stretti.

Quando fece il suo ingresso nella sala, trovò soltanto Eir. Le si avvicinò, ottenendo da quest'ultima un inchino «Buon giorno, Maestà».

«Eir» La salutò così.

Lei si ricompose, guardando la ragazza e le fece cenno di andare via. Lei obbedì, chiudendo la porta a chiave e Frigga ascoltò la serratura mentre scattava. Una certa agitazione la colse e non poteva più aspettare «Dimmi tutto. È successo qualcosa?»

«Si tratta della piccola mortale. Mentre eseguivo le analisi, ho notato qualcosa di sorprendete. Nonostante la presenza dell'Anello, riesce a resistere. Un essere umano normale sarebbe già stato ucciso.»

«Una robusta tempra?»

«Ciò che ho pensato anch'io. Poi, ho prelevato dei campioni di sangue e alcuni fili di capelli per eseguire delle analisi più generali. Ho scoperto qualcosa d'incredibile» Si avvicinò al generatore di ologrammi, un semplice altare circolare di metallo, e lo attivò passandoci sopra il palmo della mano. L'immagine virtuale di uno scheletro con relativi dati e struttura genetica, comparve dinanzi ai loro occhi a grandezza naturale «Questa che vedete è la sua struttura ossea. Lo spessore degli arti è qualcosa di straordinario, tre volte più denso di quello di un essere umano medio. In pratica è impossibile che anche la falange più sottile possa spezzarsi, persino se sottoposta a pressioni forzate».

«È possibile?» Chiese, sbalordita dalle parole della guaritrice.

«Tra gli umani? Assolutamente no. Ci sono dei casi sulla Terra, cui una struttura ossea presenta una particolare anomalia generata da una proteina mutante che rende le ossa più dense della media. Ma oltre a essere portatrice di malattie degenerative, ha la funzione di rendere le ossa più robuste ma non fino a questo punto. È come se il suo scheletro, fosse fatto di titanio.»

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora