Capitolo 23

117 7 20
                                    

Rose rosse, nessun fiore poteva essere più banale come decorazione per una sala adibita a banchetto. Non erano originarie di Asgard, proprio come la maggior parte delle piante che crescevano nei loro giardini e che Frigga era solita curare con tanta parsimonia e che Loki riteneva essere stupide, come il loro significato.

Amore.

Un sentimento meschinamente ingannevole per i cuori sognatori e stolti delle dame, un mezzo per giustificare gesta estreme che nessun sano di mente avrebbe mai commesso, una sciocca scusa dietro di cui nascondersi. Argomento principale dei poemi e dei racconti e delle poesie o di tutte quelle ballate che menestrelli e cantastorie intonavano e cantavano alle ragazze per infiammare i loro animi, per fare desiderare loro una fiaba bellissima ed eterea che le allontanava dalla realtà dura e meschina.

Era solo un'illusione. Una stupida ed effimera illusione. Un inganno dolce o un'arma letale se si sapeva come sfruttarla e dove spingerla. Un po' come le rose che lo rappresentavano. All'apparenza bellissime, dai petali setosi e profumati, che nascondevano alla loro ombra mille spine che facevano sanguinare chi cercava di coglierle, che scatenavano dolore e provocavano la distruzione di un incanto altrimenti perfetto e se accadeva, ci si poteva definire perduti.

Mentre se ne stava appoggiato a una colonna isolata, scrutava tutti i presenti nella vasta sala che chiacchieravano o guardavano Thor e una qualche dama danzare insieme con altri nobili al ritmo di una qualche canzone suonata con arpe e flauti mentre il profumo stordente di quei fiori albergava nell'aria. Arrivava persino alle sue narici e avrebbe dato qualunque cosa per bruciarle una a una con la magia, per non guardarle mentre i loro petali si staccavano e cadevano sul pavimento. Gli era stato suggerito dal suo incauto fratello di unirmi alle danze, invitare una qualche dama a danzare con lui. Chi poteva dirlo, magari lo avrebbe fatto al banchetto di quella sera, quando le costellazioni avrebbero brillato e lui avrebbe incantato una dama con le sue parole mentre le versava uno dei suoi intrugli nel calice per assicurarsi eventuali incidenti di percorso.

Adesso i suoi obiettivi erano altri, la bambina. Per tutto il banchetto non aveva spiccicato una parola, non aveva opposto resistenza ai suoi piccoli scherzi e aveva mangiato pochissimo. Era sicuro che avesse pianto, molto. Quando erano cominciate le danze e la sua famiglia si era dispersa, lei era andata via sparendo ai piani superiori della sala e non era più tornata. Non che gli dovesse importare del resto. Infatti, storse il naso e volse lo sguardo altrove.

«La festa non è di tuo gradimento?»

Frigga, stava venendo verso di lui con il suo solito sorriso dolce. Doveva essersi allontanata dalle sue ancelle, intravedeva il gruppetto di ragazze poco distante che chiacchieravano tra loro mentre lo guardavano. Le trovava semplicemente irritanti, per questo fece finta di niente e tornò a guardare quella sala animata dal solito divertimento cui era abituato da così tanti anni che dubitava potesse mutare, salvo che non accadesse qualcosa di veramente tragico «È una festa come tutte le altre!»

Frigga, rise e gli strinse le mani attorno al braccio «Sei sempre il solito cinico. Vieni, fammi compagnia».

Forse avrebbe dovuto allontanarla, ma decise di seguirla lungo quella sala e si confusero tra la folla di nobili che s'inchinava al loro passaggio per farsi da parte.

«Zoppichi ancora. Dovresti farti controllare la gamba da qualcuno.»

«Sta guarendo. Non sarebbe altro che uno spreco» Tagliò corto. Era vero, poteva rimediare facilmente un qualche intruglio da una delle guaritrici di palazzo o crearne uno lui stesso, aveva avuto tutto il tempo per farlo ma decise di no, lasciando che guarisse da sola.

«Tuo padre era furioso questa mattina, ti ha cercato per tutto il palazzo. Hai saltato una riunione del concilio interno.»

«Me l'hanno detto, credevo che avesse capito che le riunioni all'alba non fanno per me» Ghignò e le rivolse uno dei suoi sorrisi divertiti mentre lei scuoteva il capo e alzava gli occhi al cielo. Fare infuriare Odino era ciò che sapeva fare bene e gli piaceva farlo, vederlo diventare verde di bile era uno spettacolo impagabile, lo faceva anche quando era bambino.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora