Capitolo 150

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Ore.

Interminabili, lunghissime ore da quando Sigyn era stata portata immediatamente a palazzo per essere medicata d'urgenza e che ancora, a sei ore dal termine dell'operazione, non aveva ancora ripreso conoscenza.

Ore che la città di Asgard era nel mezzo di un silenzio surreale, avvolta nelle prime luci della sera che scendeva come un manto sui palazzi distrutti e sugli ultimi incendi da poco spenti. Le navette continuavano a trasportare morti e feriti dai vari campi di battaglia, i caduti erano in fase di preparazione per i solenni funerali e dopo le medicazioni anche Odino era scomparso, intanato nel suo studio chiuso in un silenzio pieno di rammarico e rabbia a scrivere certamente lettere di cordoglio per le famiglie disperate e costrette a piangere le proprie perdite. Ed erano soprattutto ore che di Lise non si avevano notizie. L'attacco si era fermato all'improvviso senza una spiegazione e il prezzo da pagare per quanto avvenuto era stato altissimo e ora se ne dovevano scontare le amare conseguenze, lì, in quella sala del concilio, in cui si discuteva da ore sui danni provocati alla città, sui sistemi per via di quel virus scoperto solo alla fine dell'inferno, del numero di morti che ammontava tra esercito e civili e soprattutto, non meno importante, scoprire come fosse stato possibile che i sistemi di scurezza fossero saltati in aria senza che nessuno se ne accorgesse per tempo.

Si lavorava su quelle riprese video da minuti interminabili, discussioni futili e continue ricerche ancora non avevano portato a niente e che rendevano tutti nervosi, soprattutto Thor che non si dava tregua né pace. Sospirò, voltandosi verso il grande tavolo cui erano radunati i pochi generali usciti inermi dagli scontri, suo figlio e dei suoi guerrieri soltanto Sif e Hogun, poiché Volstagg e Fandral erano nelle Case della Guarigione.

Le riprese di sorveglianza scorrevano nello schermo virtuale alla ricerca di qualche indizio o di qualcuno cui incolpare per avere risposte a domande cui nessuno sapeva dare voce eccetto Thor, che teneva i suoi occhi incollati a quelle riprese veloci che riguardavano la sala del computer centrale. Ore di riprese a colore che scorrevano veloci e senza dare nessuna risposta, pressoché inutili a quanto sembrava.

Le dita di suo figlio, ricoperte di graffi e tagli, battevano sulla superficie di legno, la pianta del suo piede ticchettava sul pavimento e sospirava, pesantemente, in ansia. Gli si avvicinò, passandogli una mano sulla spalla, che lui strinse con la sua accettando il suo conforto per quanto esso fosse poco utile per placare la rabbia e gli animi inquieti di chi in quella sala cercava giustizia per un popolo massacrato e stravolto da un attacco mostruoso al cuore di Asgard. Sigfrid di Niglungar c'era riuscito alla fine a mettere in ginocchio il regno e avevano anche perso Lise, non osava immaginare come fosse disperata Sigyn e soprattutto come fosse furioso Loki, non si sarebbe meravigliata se avesse trovato la stanza completamente distrutta dalla sua furia incontrollata. Forse doveva andare da lui e assicurarsi che stesse bene, prima che decidesse di fare qualche follia di cui poteva solamente pentirsi.

«Ecco, ferma.»

Sussultò, volgendo lo sguardo allo schermo.

Le immagini si erano stoppate su una figura incappucciata che stava varcando un portale apertosi direttamente all'interno della sala computer. Un lungo mantello e un cappuccio celavano corpo e viso «Chi è?»

«Il nostro obiettivo. Fallo partire.»

Al suo ordine, la guardia manipolò il video affinché potesse riprendere a scorrere e si vedeva l'individuo che si avvicinava ai controller e manipolava i sistemi, aspettando poi qualche minuto prima di poter tornare oltre il portale per sparire.

«Ecco com'è che è stato disattivato il sistema. È stato quest'individuo comparso dal portale, deve aver messo lui il virus che i tecnici hanno trovato annidato nei sistemi informatici per disabilitare gli scudi.»

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora