Capitolo 22

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Le porte delle scuderie si aprirono lentamente e l'ombra di Lise fu proiettata sul pavimento liscio e luminoso, sporgendosi appena oltre i pesanti battenti.

Cominciò a camminare e la suola dei suoi stivali ticchettava sul pavimento liscio mentre il sacchetto che reggeva in mano ondeggiava lentamente seguendo i suoi movimenti e si guardava attorno per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo. L'aveva promesso ieri sera che sarebbe andata da Arvakr quella mattina, aveva deciso di portargli qualcosa da mangiare per farselo amico, l'aveva trafugato dalle sue stanze di nascosto. Le ancelle erano solite lasciare della frutta fresca nei vassoi che lei non usava mai, non ne era una grande consumatrice e trovava che fosse un peccato lasciarla marcire, quella mattina l'avrebbe usata per qualcosa di più costruttivo che di certo avrebbe funzionato. I cavalli erano ghiotti di frutta, era utile per la loro alimentazione e bastava poco per farli diventare scemi e tirarsi le loro simpatie.

Zuccherini e pezzetti di mela erano l'ideale.

Di solito le ancelle le lasciavano sempre della frutta fresca nei vassoi quando andavano via, ancora non aveva capito da dove sbucasse, ma di certo era tutto di provenienza terrestre. Non era una che ne mangiava di solito, dicevano che facesse bene ma a lei non piaceva a prescindere, almeno poteva usarla per qualcosa di più utile. Oltre a essere un modo per passarsi il tempo, le serviva per studiare un po' il cavallo, non tutti si chiamavano Zephir purtroppo e voleva andare fuori dalle mura con lui quando Thor si sarebbe deciso a portarla via da quel noioso palazzo.

Arvakr aveva l'aria di essere intelligente e le piaceva, e lei sembrava piacere a lui.

Si avvicinò al suo recinto e lui si sporse verso di lei «Ehi, bello».

Il cavallo le sfiorò la mano con cui lo accarezzava e rise, il suo muso era umido e la sua lingua cominciò a leccarla «Ti ho portato una cosa».

Sollevò il sacchetto e tirò fuori un pezzo di frutta, uno spicchio di mela rossa, e glielo mise davanti «Guarda che ti ho portato?»

Prima lo annusò e poi i suoi denti lo afferrarono e cominciò a masticarlo.

I cavalli amavano la frutta, se poteva dipendere da loro, ne avrebbero mangiato a quintali. Mentre lui mangiava, le lo accarezzava sulla testa e gli scompigliò il ciuffetto albino che gli sbucava tra le orecchie e gli scendeva sulla fronte.

Finì il suo bocconcino e subito cercò di fiondarsi sul sacchetto che ancora teneva in mano e lei fu costretta a doverlo subito togliere. Il cavallino era un po' troppo goloso a quanto sembrava «No, non si fa!»

La sua risposta fu un nitrito basso e si sporse di nuovo per prendere il sacchetto.

Lise capì, aveva fame e voleva mangiare «Ehi, stai buono!»

Infilò di nuovo la mano nel sacchetto e tirò fuori un pezzo di pompelmo che subito il cavallo divorò, rischiando di straccarle anche la mano.

Decise di fare in maniera più pratica prima che finisse per farsi mordere. Aprì il boxer ed entrò. Era tutto pulito, fieno fresco e asciutto, mangiatoia di pietra ma stranamente piena di avena nuova e profumata che non era ancora stata toccata da nessuno.

Inarcò un sopracciglio, trovandolo alquanto strano. I cavalli amavano l'avena, perché lui no? Che facesse i capricci? Di certo aveva fame, continuava ad annusare con insistenza il sacchetto di frutta aspettando che lei gli desse qualcosa da mangiare. Non vedeva una cosa del genere quando Zephir apparteneva a quel vecchiaccio, ma accadeva perché lo trattava male. Arvakr sembrava stare benissimo. Sì, probabilmente erano capricci.

Ricevette dei colpi dietro la schiena e scoppiò a ridere, si voltò per ritrovarsi il suo muso che cercava di staccarle il sacchetto «Va bene, ora te lo do!»

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora