Capitolo 20

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La sala di pietra del trono era illuminata dai pallidi raggi di un sole che simboleggiava il tramonto, semi nascosto tra le montagne nebbiose all'orizzonte che la riempiva di ombre. La luce dell'ologramma si era fatta più intensa adesso, come la pesantezza dell'atmosfera che lo circondava, fatta di un silenzio pesante insopportabile in cui si udivano solo i suoi passi veloci sul pavimento lucido.

Le dita tormentavano la falange mozzata e Sigfrid procedeva avanti e indietro, con il suo lungo mantello color porpora a ondeggiare con i suoi spostamenti frenetici «E così Odino non ha dato risposta al nostro messaggio».

«No Maestà, ancora nessuna comunicazione da parte di Asgard.»

Sigfrid annuì. Odino, sempre incurante della sofferenza altrui a quanto sembrava. Il suo messaggio era stato chiaro ma lui decideva d'ignorarlo, proprio come quello stolto del figlio. Sarebbe stato saggio per lui rispondergli e portargli subito la piccola mortale, e invece voleva condannare a morte la sua popolazione e quelle dei regni che aveva giurato di proteggere.

Un giorno ormai era trascorso senza avere alcuna notizia. Gli uomini che aveva impiegato nell'attacco ad Alfheim erano ancora ricoverati nelle Case della Guarigione, accuditi da guaritori che senza sosta medicavano le loro ferite e cercavano di salvare quelli nelle condizioni più gravi. Alcuni erano deceduti durante il viaggio di ritorno, altri quella mattina, altri ancora, erano in bilico tra la vita e la morte e il pensiero costante di Odino non si allontanava.

Guardò l'ologramma, Asgard era lì e continuamente circondata dagli scudi che impedivano l'accesso libero alle sue astronavi «Come procede l'analisi degli scudi energetici? Le nostre navi da ricognizione stanno svolgendo il loro compito?»

Il comandante annuì «Le truppe sono occupate con la scansione ma non sembra esserci possibilità di scalfire i loro scudi. I generatori sono situati da qualche parte nei sotterranei del palazzo reale. Non abbiamo modo di penetrarli dall'esterno».

«E il pianeta? Almeno a quello dovremo riuscire ad avvicinarci. Non è possibile che siamo tagliati fuori persino dall'atmosfera!» Si fermò e li osservò uno a uno, perdendo quasi la pazienza per gli scarsi risultati portati finora. Non poteva fare loro una colpa per la sfortuna che li perseguitava ma questo non lo aiutava a placarsi. Senza varcare gli scudi, non c'era possibilità di poter attaccare Asgard e di prendere quella ragazzina. Intollerabile che anche sotto quel punto di vista Odino riuscisse a metterlo in ginocchio, come se non fosse già bastata l'umiliazione di quasi diecimila anni addietro.

Iniziava a perdere la pazienza.

«Maestà, saremo disintegrati non appena i loro radar tracceranno la nostra firma. Potremmo essere abbattuti.»

Sigfrid strinse le mani a pugno, non poteva credere che non ci fosse niente che potessero fare per superare quelle difese e avere il suo anello, gli scudi non potevano essere attivi a lungo, almeno dei punti ciechi dovevano averli «Deve esserci un modo».

Le porte della sala si aprirono e si volse in tale direzione.

Uno dei suoi servitori fece il suo ingresso e s'inchinò «Perdonate il disturbo, sire. C'è una donna che chiede udienza da voi».

«Una donna?»

Il servo annuì.

Sigfrid si accigliò, era da molto tempo che la sua corte non riceveva più visitatori. Ormai era convinto che il Cosmo avesse dimenticato l'esistenza dei Nibelunghi o comunque che non s'interessasse più a loro se non per schernire la disgrazia che si era abbattuta sul suo reame. In ogni caso, scrollò le spalle e annuì «Falla entrare».

Lui annuì e aprì del tutto la porta, mostrando una presenza. Era voltata di spalle, un lungo mantello nero con tanto di cappuccio scendeva lungo la sua schiena. Si voltò verso di lui. Il volto era copertò dal cappuccio, riusciva a scorgere solo la sagoma delle labbra carnose e rosse e un incarnato molto chiaro.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora