Capitolo 80

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Montagne innevate e dalle cime nebbiose che si estendevano per chilometri, spoglie, fredde come la pallida alba che stava sorgendo sul pianeta in quel momento, poiché i deboli raggi del sole cominciavano a spuntare dall'orizzonte.

Questo era Nidavellir, il dominio dei nani.

Montagne e miniere che sorgevano al loro interno, dove quei piccoli mostriciattoli si nascondevano e scavavano per chilometri nella terra e nella roccia, alla ricerca dell'argento e di gemme e di chissà che altre diavolerie. Thor sperava che potessero essere utili mentre la sua navetta sorvolava i monti vasti e macchiati dal rosso dell'alba che rischiarava il cielo limpido e i boschi sottostanti, che crescevano e si estendevano ai loro piedi, tagliati a metà dal corso di un lungo fiume.

La sua destinazione era il palazzo di Eitri, dove sorgevano le più grandi miniere di tutto il regno, che non si trovava molto distante, solo oltre la catena montuosa che sorvolava da almeno una buona mezz'ora.

I nani erano scontrosi e burberi, ma con gli Asgardiani erano sempre stati leali e cortesi, forse perché avevano sempre mantenuto gli accordi e rispettato puntualmente i pagamenti da loro imposti senza sbagliare il conteggio di una singola moneta d'oro.

Avidi bastardi in miniatura, così li definiva sempre Odino quando doveva trattare con loro e ricevere una loro visita nel palazzo e non aveva poi tutti i torti, bastava già vedere Alvis, il loro fabbro di corte quante storie aveva fatto per il prezzo dei suoi servigi.

Guardò i piatti d'oro che spiccavano sul fondo della nave, coperti adeguatamente con delle coltri di velluto rosso, e non poté che sospirare preoccupato. La quantità di armi che aveva da chiedere, era superiore a quella che di solito i nani fabbricavano per loro, non si trattava di chiedere spade e scudi o di creare nuove armature, c'era bisogno di armi più consistenti, con buona potenza di fuoco, e questo chiedeva una grande quantità di denaro da offrire a Eitri e si augurava che quell'anticipo potesse bastare.

Non gli andava di svuotare quasi tutto il tesoro reale per compiacere l'avidità di quei nanerottoli con le armature, solo perché erano dei bravi fabbri.

«Non guardare l'oro Thor, tanto sarà ugualmente sprecato.»

Alzò lo sguardo su Volstagg, che a sua volta guardava i piatti con le monete, stizzito e quasi dispiaciuto per il pagamento che andava fatto a Eitri. Il suo più anziano guerriero era stato il primo a essersi opposto, sosteneva che non c'era potenza di fuoco che già Asgard non possedesse, un modo gentile e orgoglioso per dire di non essere d'accordo con il prezzo che aveva fissato per i nani.

Non voleva dire che fosse un ragionamento sbagliato, tuttavia, non avevano altra scelta «Lo sai che non abbiamo altra scelta. Questo ci serve per ingraziarci i loro favori. Più alto è il pagamento, migliore sarà il loro lavoro, è sempre stato così».

«Sì, ma è uno spreco. Un piatto d'oro è sufficiente.»

«No, non lo è» Ribatté «Non con loro. Non andiamo dagli elfi, non esistono patteggiamenti, esiste solo il loro amore per l'oro».

«Sono avari.»

«Sì, e purtroppo anche dei grandi fabbri» Volse lo sguardo verso il paesaggio circostante, silenzioso, gelido come il cuore dei suoi abitanti, che si scioglieva solo quando stringevano tra le mani una gemma lucente o una pepita luccicante.

«Thor ha ragione, Volstagg» Intervenne Hogun «Non possiamo farci cacciare dai nani, sebbene si dica che la loro avidità sia cresciuta».

Thor si concesse di prendere un gelido respiro e si strinse nel mantello, coprendosi gli occhi con una mano per l'aumento della luce solare che gli batteva sul viso.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora