Capitolo 36

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Quando Lise aprì gli occhi, sul minuto era rimasta confusa e spaesata nel ritrovarsi a fissare il soffitto di una stanza che non era la propria e si sollevò di scatto dal materasso per guardarsi attorno, pallida e spaventata. Poi tutto le tornò alla mente. I mostri con la maschera, quello che era comparso dal nulla in quella stessa stanza e che Loki aveva ucciso con una pugnalata, il sangue, il cadavere. Si ritrovò a tremare e a stringere gli occhi con forza per cercare di scacciare quelle orrende immagini dalla testa, senza successo. Era stato orribile.

La porta della stanza si aprì di scatto e sobbalzò. Lo sconvolgimento le fece accelerare il battito cardiaco nel petto e per un attimo ebbe il terrore che fosse un altro di quei mostri a entrare, invece era una guaritrice. Una donna non più giovane di Frigga, con i capelli ricci tendenti al rosso e un abito semplice, che le sorrideva gentilmente e sorreggeva in mano un vassoio argentato «Ben svegliata».

Lise non le rispose, rimase a guardarla mentre entrava nella stanza e si avvicinava al letto per poggiare il vassoio sul pregiato comodino di legno, contenente un calice dorato con delle ampolle colorate che cominciò ad aprire per creare una qualche miscela dallo sgradevole odore agrodolce.

Le sorrideva mentre svolgeva il suo lavoro e Lise deglutì per riuscire a parlare «Lei chi è?»

«Mi chiamo Eir, sono la guaritrice di corte.»

«Dove sono?»

«Nelle stanze del principe Loki.»

Loki. Se lo ricordava in parte, lui l'aveva salvata da quegli alieni mascherati che volevano ucciderla, difficile tra l'altro scordarsela una cosa del genere «E dov'è adesso?»

«In riunione con il principe Thor e il re» Finì di versare liquidi all'interno del calice per iniziare a mescolarli con un bastoncino di vetro.

«Thor è qui? Posso andare da lui, vero?»

Era già pronta a uscire dal letto, aveva bisogno di vederlo dopo tutti quei giorni che era stato assente, voleva, doveva farlo. Tuttavia, le mani della guaritrice si poggiarono sulle sue spalle e la costrinse a dover stare ferma e la guardò accigliata ma lei non si scompose.

«Lo vedrai quando sarà possibile. Adesso hai bisogno di riposare e di bere questo.»

Prese dal comodino il calice dorato, porgendoglielo. Lo guardò accigliata, emanava un odore insopportabile e neanche il colore sembrava promettere bene, un verdino molto scuro che sapeva di acqua contaminata.

Si disgustò alla vista «Che cos'è?»

«Un infuso alle erbe, ti aiuterà.»

Lise non riusciva neanche a guardarla quella poltiglia puzzolente, lo rifiutò respingendola con una mano «Grazie, ma sto bene!»

Era peggio delle tisane che sua madre era solita ingurgitare per riempire i buchi di fame nel tardo pomeriggio. Bicchieri pieni di acqua colorata dal sapore disgustoso e dall'odore insopportabile, capaci di chiudere lo stomaco persino ai cani al solo passarci accanto. Si rifiutava di bere già quelle, figurarsi se avrebbe bevuto da quel calice.

«Temo di dover insistere!»

La guaritrice le avvicinò di nuovo il calice, per costringerla a dover bere quella cosa e Lise dovette mordersi le labbra, guardando incerta il contenuto, e lanciò una medesima occhiata alla guaritrice che le annuì. Non poteva scappare, perciò deglutì e prese un profondo respiro per tapparsi il naso e quando fu pronta, cominciò a bere il contenuto disgustoso senza esitazione e fermarsi, ingoiandolo senza neanche un lamento ma stringendo gli occhi perché veramente le veniva da vomitare. Fu un sollievo quando terminò e si disgustò, perché il sapore che le aveva lasciato in bocca era terribile e la sentiva impastata.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora