Capitolo 42

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Per quanto Lise ammettesse di avere una soglia del dolore piuttosto alta e di non essere una bambina che scoppiava a urlare al primo taglietto o quando si sbucciava un ginocchio dopo una caduta dalla bicicletta, quello che stava patendo era sicuramente molto peggiore. Stringeva gli occhi e le labbra e con una mano artigliava il legno della sedia, cercando di non urlare o di battere i piedi sul pavimento per il dolore che la magia di Loki, sul suo dito, le stava causando. Lo sfarfallio verde smeraldo della sua mano si scontrava con la patina di un verde più chiaro generata dall'anello malefico e la pelle le stava esplodendo. Era come se del fuoco liquido la stesse corrodendo da fuori fino a raggiungere tutti i tessuti sottostanti. Prendeva profondi respiri e continuava a muovere le dita delle mani cercando di sottrarsi a quella tortura ma lui la teneva ferma per il polso e le impediva di muoversi e stava impazzendo.

«Ferma!»

«Fa male, smettila!»

Piagnucolò perché il dolore era insopportabile. Dai suoi occhi stretti, sgorgavano piccole lacrime che scorrevano lungo le guance e che non riusciva a trattenere. Non stava effettivamente piangendo, era il dolore a causargliele.

«Più ti muovi, più mi complichi il lavoro.»

Lo sapeva benissimo che più si muoveva, più le faceva male, era tutta la mattina che glielo ripeteva ma non poteva farci niente se non riusciva a sopportarlo. Trattenne le urla dentro la gola perché se doveva lasciarle andare, gli avrebbe spaccato i timpani. Quando il flusso diventò più forte, non riuscì più a sopportare il calore e ritrasse la mano per interrompere quella tortura. Lui la guardò accigliato e sospirò ma lei se ne fregava perché aveva il dito che le stava saltando e neanche soffiarci sopra o sventolarlo riusciva a farlo smettere.

«Vedi che succede se ti muovi troppo?» La rimproverò, indicando il pessimo risultato avuto con la magia.

«La pelle mi brucia, non lo faccio apposta!» Continuò a soffiarci sopra sebbene fosse inutile. Pensava che avesse almeno un minimo di tatto per fare una pausa tra una magia e l'altra, ma voleva davvero torturarla a quanto pare. Proprio non sembrava fregargliene niente di quante maledizioni gli aveva lanciato per supplicarlo di smetterla per alcuni minuti, non le aveva dato retta ed era andato avanti. Thor aveva ragione, era un sadico maledetto.

Loki si alzò dalla poltrona con un sospiro «Vieni con me!»

«Dove?»

«Nell'unico posto dove non dovresti andare, se non fosse necessario.»

Lo disse con aria seccata, aprendo la porta con uno sbuffo, e Lise si accigliò mentre lo guardava sparire oltre l'angolo dello stipite e si alzò a sua volta per andargli dietro, correndo lungo lo studio e poi quel tanto che bastava per raggiungerlo. Non aveva la più pallida idea di che altro volesse sperimentare adesso e sperò solo che non fossero altre magie dolorose come quelle che le aveva fatto, perché per davvero avrebbe preso uno dei suoi pugnali e glielo avrebbe ficcato in gola.

Quando era arrabbiata, nervosa o provava dolore per qualcosa, non ci vedeva più e diventava pazza, sarebbe stato divertente forse fargli conoscere quell'aspetto di sé. Arrivarono nella vastissima biblioteca privata del dio e Lise spalancò gli occhi. La stanza era enorme, dall'altissimo soffitto a volta con vetrate ad arco, tutte le pareti erano piene di libri e pergamene che si estendevano fino al soffitto, raggiungibili con scalinate di marmo e lunghi passaggi.

C'erano anche alcuni strumenti dalle forme strane riposti sul lunghissimo tavolo di legno al centro della stanza e c'erano svariati candelabri a fare da decorazione con grosse candele colorate e svariati lumi lungo i pilastri di sostegno.

Si avvicinarono a una delle librerie e Loki cominciò con il dito a cercare tra i vari libri, finché non toccò una sequenza di tre volumi sottili e dalle dimensioni identiche. I bordi sporgenti erano di colori diversi come il giallo, il blu e il marrone, dai bordi ricamati.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora