Capitolo 96

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I giardini erano deserti, nessun Lord o Lady o qualunque altra persona eccetto i piccoli plotoni di soldati che controllavano e pattugliano e Sigy aveva deciso di approfittarne per farsi due passi, guardando quei fiori colorati e profumati, molti dei quali provenienti dalla Terra, spiccare sul verde dei cespugli curati.

Il tintinnare delle armature che brillavano sotto i raggi sempre più deboli del sole che splendeva nel cielo azzurro le ricordava i vecchi tempi. Quando camminava al fianco di Frigga come sua guardia personale. Aveva imparato a combattere per rispondere alle angherie dei giovani Asgardiani, di Loki, che sostenevano che fosse troppo magra e piccola per combattere, che non avrebbe mai avuto la forza di essere una guerriera come Sif. Aveva passato ogni giorno, ad allenarsi duramente, sbagliando, cadendo ferendosi e rialzandosi, senza mollare. E gli sforzi erano serviti. Aveva salvato la vita di Frigga da un gruppo di briganti durante una gita nel bosco. Aveva diciannove anni, all'epoca. Aveva guadagnato così la fiducia della regina e poi di Odino. Si era finalmente guadagnato il suo posto in una società che l'aveva vista soltanto come un'estranea, un ostaggio reale destinato forse a sposare il primogenito di Odino per unire i due regni in una pace duratura, che tenesse Njord sotto scacco di Asgard e soprattutto calmo e pacato. Perché un sovrano ostile poteva sollevare le armi contro un regno che lo aveva umiliato e sconfitto, ma non se quel regno fosse divenuto parte della propria famiglia.

Non per niente conosceva quel palazzo molto più di casa sua per quanto fosse stata lontana per anni e voleva tanto che fosse lo stesso anche per Vanaheim ma erano troppi anni che non vi metteva piede e forse neanche era più in grado di riconoscerlo se si fosse trovata lì. Ormai il suo regno non era altro che un ricordo sbiadito come i volti dei suoi familiari, non sapeva più dire che tonalità avesse la voce di sua madre o quella di suo padre, i suoi stessi fratelli erano cresciuti, un uomo e una donna ormai, e lei li ricordava a stento come due ragazzi più grandi di qualche anno che forse neanche l'avrebbero riconosciuta. Da quando ne aveva ricordo, Asgard era la sua casa prima di essere punita con l'esilio, quel palazzo, quei giardini, era tutto immutato nella sua testa, sapeva tutto, persino in che direzione fosse la corvaia, ma non poteva dire lo stesso del suo regno e ciò era triste.

Ormai non sapeva neanche più pronunciare una sola parola in Vanir, probabilmente neanche era più nelle condizioni di leggere una sillaba senza commettere errori, forse era fortunata a non poter più mettere piede in quel regno da quando era stata cacciata da Asgard. Per suo padre era alla stregua di una prostituta, di una traditrice per essersi prima innamorata del figlio dell'uomo che più Njord odiava, per quanto fosse adottivo, e poi per essersi fatta accusare di disattenzione causando quasi la morte di Frigga in quello scontro. E come dare torto a Odino, aveva fatto una promessa, aveva ricevuto un incarico sulle sue spalle e non era stata un grado di portarlo al termine per quanto la regina si fosse auto accusata.

Sentiva la mancanza della sua famiglia ogni giorno da quando era stata strappata via da loro e quando era piccola, aveva trovato un modo per esorcizzare quella lontananza, una serie di libri che forse esistevano ancora da qualche parte, in una biblioteca.

Si strinse nello scialle di seta colore oro, respirando appieno il profumo che albergava nell'aria fresca che la investiva, muovendole i capelli.

Attraversò i giardini e le arene, deserti a quell'ora, e raggiunse le scuderie reali, da cui provenivano i nitriti dei cavalli al loro interno. Persino vedere il gigantesco edificio dalle pareti bianche e dal tetto un oro lucente le suscitava i vecchi ricordi del passato, la riconduceva a tutte le cavalcate che faceva nel bosco ai piedi della città o agli allenamenti in sella ad Arvakr.

Si avvicinò alle porte di legno chiaro con quell'Yggdrasil inciso sui battenti e ne aprì lentamente una, ritrovandosi all'interno dell'ambiente ben illuminato. L'odore del fieno fresco le riempì le narici e chiuse il portone per iniziare a camminare, passando accanto ai molti recinti e arrivò a quello di Arvakr.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora