Capitolo 25

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Asgard era buia, immersa nella notte priva delle sue consuete luci e avvolta da densi nuvoloni, carichi di pioggia che lentamente si addensavano sui palazzi alti e sulle costruzioni di pietra e marmo che la decoravano. Non una luce si alzava, tranne quella emessa dall'osservatorio, che attivava il ponte verso est, trasportando navette e soldati che percorrevano velocemente il Bifrost, per raggiungere Niflheim, il regno dei Giganti di Pietra.

La luce bianca, che emetteva saette, illuminava tutto l'edificio, visibile dalle vetrate della Sala del Concilio, dove Thor osservava fremente di rabbia quello spettacolo, mentre Odino e i suoi guerrieri erano intenti a osservare l'ologramma del pianeta circondato e attaccato dalle navette Nibelunghe. Doveva essere una notte serena per loro e invece si ritrovavano ancora una volta minacciati da Sigfrid e le sue armate e Thor, furente, desiderava distruggerli tutti.

Ogni generale era stato svegliato in fretta e furia quella notte, a causa dell'allarme giunto da Niflheim. La regina Hel, la Dea della Morte, aveva spedito loro il messaggio con un'immediata richiesta di soccorso appena in tempo e gli Asgardiani si erano subito affrettati a rispondere, mandando ogni truppa disponibile sul pianeta.

«Maledetti bastardi!» Esclamò a denti stretti, impugnando Mjolnir con forza. Il martello emetteva piccole scintille biancastre che si espandevano lungo tutta la mano stretta a pugno.

Pensò a che cosa stessero facendo alla popolazione, a Lise che dormiva tranquilla nella sua stanza. Aveva svegliato Frigga di corsa affinché eseguisse degli incantesimi abbastanza potenti su di lei, per assicurarsi che non si svegliasse, non doveva assistere a tutto quello.

«Pare che stiano mantenendo la promessa di distruggerci, attaccano un altro regno. Sigfrid non vuole arrendersi» Asserì Odino.

Thor si voltò.

L'unico occhio di Padre Tutto scrutava con attenzione tutte le navi che entravano nell'atmosfera mentre il ponte del Bifrost trasportava le truppe. Era straordinariamente calmo, freddo, e Thor avrebbe dato qualunque cosa per essere distaccato come lui.

«Un attacco in così poco tempo a un altro regno, presto attaccherà anche gli altri» Intervenne Lady Sif.

Thor non poteva che darle ragione, se Sigfrid continuava in quella maniera, presto tutti i Nove Regni sarebbero stati decimati dalla sua potenza di fuoco. Il Nibelungo l'aveva detto ma nessuno pensava che avrebbe attaccato in così breve tempo, neanche quattro giorni dall'attacco ad Alfheim e già un altro regno cadeva sotto le sue navi, presto sarebbe toccato ad altri e solo le Norne sapevano quanto sarebbe costato.

Il Tonante scosse la testa, non poteva accettare che accadesse una cosa del genere. Si avvicinò a Odino, guardandolo nell'unico occhio rimastogli «No, se lo distruggiamo per primi. Chiedo il permesso di usare le navi da guerra».

Scese un silenzio accompagnato dagli sguardi sbalorditi di tutti i presenti, che lo guardavano a bocca aperta, i suoi guerrieri inclusi. Thor era consapevole di quello che aveva chiesto. La potenza di Asgard non erano solo coraggiosi guerrieri, potenti incantatrici e armi, c'erano le navi da guerra.

Drakkar meravigliosi e corazzati, non usati da moltissimo tempo, dalla fine della guerra di conquista che gli Asgardiani condussero su tutti i Nove Regni. L'ultima volta che furono usati, risaliva alla guerra contro Jotunheim, l'ultimo regno che Asgard dovette affrontare prima che la guerra fosse conclusa e che aveva sancito l'arrivo di Loki nella loro famiglia di cui Thor aveva scarso ricordo. Odino, non aveva più voluto usarle da allora, forse era dovuto al fatto che la loro potenza distruttiva fosse eccessivamente potente. Erano dotate della migliore potenza di fuoco mai conosciuta, le popolazioni passate di Midgard si erano ispirate alle loro navi per costruire le loro. (1)

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora