Capitolo 139

54 4 0
                                    

Il cavallo procedeva lungo la strada sterrata tra gli alberi e i cespugli vari. Ormai era buio, non vedeva più niente e la sua unica fonte di luce erano tre sfere verdi che fluttuavano attorno a lui per illuminare il suo cammino in quella specie di labirinto oscuro e pieno di umidità. Il fermaglio che usava come guida lo portava lungo i sentieri, poiché Fenrir era scomparso nel nulla, molto più avanti rispetto a lui.

Uno dei problemi del buio, era che gli impediva di potersi orientare come avrebbe voluto poiché non riconosceva il sentiero che le sfere gli illuminavano mentre cavalcava in quello stretto passaggio tra alberi e rami secchi che gli sfioravano il corpo e cominciava anche a fare freddo, colpa di tutta quell'umidità che si attaccava alle ossa e ai capelli, per la fretta non aveva neanche avuto il tempo di prendere un mantello.

Il fermaglio, illuminato da una scia di luce verde che saettava lungo il sentiero come una freccia, lo stava guidando in una direzione che non riconosceva, non era in grado di stabilire se tutti i punti a lui familiari fossero nelle vicinanze, oppure più distanti, non vedeva niente attorno a lui, solo fitti alberi bui e qualche rapace notturno che lo fissava con i suoi luminosi occhi gialli su qualche ramo alto. Spronava il cavallo con più forza, portandolo a correre lungo i sentieri, tra i rami sporgenti che facevano a gara a chi dovesse colpirlo per primo e che schivava con abile agilità. Gli zoccoli di Sleipnir colpivano il terreno come se volessero penetrarlo e distruggerlo, sollevavano frammenti di terra e sassolini, polvere e ramoscelli secchi che si spezzavano una volta calpestati. Sbuffava per la fatica cui era sottoposto, la criniera nera e lucida ondeggiava al vento come le alte chiome degli alberi che troneggiavano a svariati metri sopra la sua testa.

Si guardava attorno mentre galoppava, cercando un qualunque segno del passaggio di quella ragazzina, intravedendola o udendola magari, tra le fitte fronde degli svariati alberi che si estendevano per chilometri, ma senza successo. C'era silenzio attorno a lui, interrotto solo dallo scalpitio del cavallo.

Maledette Norne.

Non avrebbe mai smesso di ripeterlo mentre seguiva quella scheggia di magia che sfrecciava lungo la strada, illuminando appena il suo cammino insieme a quelle piccole sfere, perché erano loro le responsabili. Giocavano con la vita di coloro che si trovavano tra le loro mani e quello era il risultato, non era bastato farle trovare quei documenti, anche questo doveva succedere adesso. Aveva sentito una fitta al cuore quando quella ragazzina era comparsa sulla soglia di quella stanza, proprio nell'unico momento in cui non doveva trovarsi. E adesso, ecco il magnifico risultato, si trovava a dover correre contro il tempo per trovarla prima che le succedesse qualcosa di spiacevole e non sapeva neanche dove stesse andando.

Il respiro pesante di Sleipnir accompagnava il suo, lo scalpitio degli zoccoli si mescolava al battito feroce del suo cuore dentro il petto mentre i suoi occhi erano fissi su quella scia verde che si perdeva nell'oscurità, spronando il cavallo fino al suo limite per starle dietro. Nella sua testa c'era solo l'immagine di quell'anello che brillava e di lei, piccola e pallida, che scappava via per perdersi chissà dove in quell'antro di oscurità che lo circondava. Mai quel bosco gli era sembrato così vasto, eppure era così che lo vedeva, come una trappola oscura da cui non sapeva se sarebbe uscito o se avrebbe tirato lei fuori da lì, ovunque fosse finita e sperava non in qualche fosso.

Fermò il povero Sleipnir quando nelle sue orecchie giunse il continuo abbaiare di Fenrir, un richiamo che proveniva dal fondo del sentiero e che si avvicinava a lui. E fu lì, illuminato da due sfere verdi, che spiccò un salto uscendo da due cespugli per finirgli davanti. Forse l'aveva fiutata perché riprese a correre e la scheggia che si era fermata, riprese a sua volta il suo cammino, schizzando via nel buio.

Batté i talloni contro i fianchi del cavallo per l'ennesima volta, lanciandolo di nuovo al galoppo e recitando un incantesimo che ingrossò le sfere che gli aprivano la strada così, da essere più luminose e rischiarargli ancora di più il sentiero per fortuna largo e facile da percorrere al galoppo, abbassandosi a ogni ramo che minacciava di picchiarlo sulla testa, schivando quelli adiacenti come poteva. Tagliò per una strada laterale, seguendo magia e lupo, riconobbe il sentiero cui si trovava adesso grazie a una quercia secolare dal tronco nodoso sulla sinistra. Portava al fiordo. Doveva aver tagliato per un sentiero diverso, forse a casaccio, se il fermaglio e il lupo proseguivano in quella direzione. Almeno adesso sapeva, dove doveva andare e spronò con maggiore sicurezza Sleipnir lungo il sentiero, agognando il momento cui finalmente si sarebbe fermato per recuperarla.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora