Capitolo 40

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Il sole di mezzanotte, così chiamavano il fenomeno più famoso che si verificava in determinate regioni scandinave, accolto con giubilo da tutti e durante il quale si davano molto spesso delle grandi feste oppure si approfittava per farsi un giro nelle varie città, che per l'occasione tenevano i negozi aperti essendo giorno ventiquattr'ore su ventiquattro, attirando così anche il turismo.

I telegiornali non parlavano d'altro da quando Sigy era arrivata a Bergen, si annunciava la notte bianca, per definirla così, come se fosse l'evento del secolo con tanto di escursioni in barca organizzate dalle compagnie navali per ammirare meglio il sole che si fermava sull'orizzonte del mare.

Ovviamente, la piccola televisione che parlava dell'evento in questione, se ne stava da sola sulla sua bella mensola di legno a volume basso, perché Sigy era concentrata a preparare l'impasto per i biscotti che aveva deciso di farsi per ammazzare il tempo, poiché era l'unica cosa che la distraeva. Uova, acqua, farina, zucchero e strumenti da lavoro in generale riempivano la grande tavolata ricoperta da una cerata bianca, imbrattata di residui e di sporcizie varie.

Le dita unte affondavano nell'impasto, lavorandolo con movimenti ripetitivi all'interno della grande ciotola mentre fischiettava una canzoncina allegra. Non credeva che un giorno sarebbe finita a cucinare torte e biscottini vari, aveva scoperto per caso quella passione, presa dalla nostalgia di casa nei primi tempi in cui si era trovata a vivere a New York. Sua madre era sempre stata solita far preparare quei particolari biscotti con la cannella e il cioccolato, erano molto amati in famiglia e aveva trovato una ricetta simile bazzicando su internet.

Certo, non erano la stessa cosa ma per essere fenomenali, lo erano davvero e non certamente perché era lei a farli, beh, forse anche per quello, ma soprattutto perché sapevano un po' di casa sua e Lise andava matta per quell'impasto.

La sua adorabile, piccola peste la costringeva a farli tutte le volte che era possibile, lei stessa la svegliava la mattina presto per buttarla giù dal letto con tanto di ricetta in mano e metterla davanti ai fornelli per cucinare, ovviamente la nanerottola era obbligata a doverla aiutare, almeno quando non stava dietro al cellulare a fare foto stupide o a riprenderla mentre preparava.

Fu allora che il telegiornale cambiò annuncio, se ne accorse per caso, dalla dinamicità delle immagini riprodotte, e quando alzò lo sguardo, sbiancò. Era in corso una riproduzione del filmato che vedeva Thor combattere a Central Park contro le astronavi aliene e fuori campo si sentiva la voce della giornalista che spiegava l'accaduto.

Fu lesta a pulirsi le mani sotto il lavandino alla bell'e meglio, mentre osservava l'immagine spostarsi sul Campidoglio di Washington e soprattutto sul Presidente mentre parlava nella sala conferenze a riguardo delle manovre giudiziarie e difensive, e poi su Stern, circondato da fotografi e giornalisti, che parlava in conferenza dalla Casa Bianca.

Era una registrazione di quanto accaduto il giorno prima, una replica, e fu lì che alzò il volume, fermandosi ad ascoltare.


«Alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni, è stato appurato da prove esaustive che Thor non è una risorsa per il nostro paese, ma una minaccia. Duole a tutti noi dover ammettere che il più leale servitore della nostra patria non è in grado di proteggerci, il suo arrivo ci ha esposto a pericoli che non sempre gli Avengers potranno controllare e i nostri eserciti fermare, non bisogna dimenticare che Loki, il criminale di guerra che tre anni fa ha disseminato New York di alieni, è suo fratello e proprio Thor l'ha sottratto alla nostra giustizia per riportarlo ad Asgard. Non so ancora che cosa il Governo deciderà di fare a riguardo, stiamo cercando di lavorare e di fare il possibile affinché si eviti di giungere a una simile conclusione, non disconosciamo l'operato del Dio del Tuono per i servizi resi agli Stati Uniti, ma è chiaro che una precauzione va presa, qualunque essa sia. Se sarà necessario, se il Presidente approverà la procedura, Thor sarà estromesso immediatamente al Programma Avengers e non potrà più mettere piede sulla Terra né su suolo americano. Per quanto essa potrebbe essere una soluzione non opinabile, non posso negare che non sarebbe una tragica perdita per tutti noi.»


«Figlio di puttana» La colorita espressione fu difficile da trattenere, guardare quella faccia da serpe illuminata dai flash e con mille microfoni alla bocca mentre definiva Thor, una fonte di guai per la Terra era insopportabile, soprattutto se era un terrorista a farlo. Era comodo attaccarsi alla scusa di Loki, sfruttarlo per fare leva sulla paura della gente per screditarlo in quella maniera subdola.

I giornalisti continuarono a fare domande mentre l'audio era sovrastato dalla voce fuori campo che continuava a spiegare, fino a quando le immagini non si spostarono su Stark, vestito di tutto punto nella sala principale dell'Avengers Tower, con i Vendicatori schierati in fila dietro di lui.


«Volete onestamente sapere cosa ne penso di tutto ciò? Che è solo una stupidaggine! Thor è un Avenger, ha combattuto con noi, ha versato sangue per voi e non si è mai tirato indietro. Il fratellino è venuto qua a fare danni tre anni fa? Sì, e oltre a essere una storia trascorsa e chiarita, inutile da tirare fuori proprio adesso, bisogna ricordarsi che avrebbe potuto schierarsi dalla sua parte e aiutarlo, ma sapete una cosa? L'ha fatto perché come me, come l'agente Romanoff, come Rogers, ha giurato di proteggere la Terra e voi.»

«Signor Stark, Stern sostiene che potrebbe essere espulso dal programma Avengers. Lei cosa ne pensa?»

«Cosa ne penso? Che se Stern vorrebbe ingraziarsi il Presidente con la sua brillante trovata, dovrà fare molto di più di qualche chiacchiera acchiappa voti.»


Non poté impedirsi di sorridere alla frecciata acida di Stark, accompagnata dal coro di risate da parte di tutti i presenti in sala. Era tipico di lui prendere in giro i politici e la gente in generale, solo che le sue battute erano sempre condite da un pizzico di verità, soprattutto se la persona punta era veramente un essere spregevole che non si meritava la benché minima attenzione. Inoltre, Tony Stark aveva un vecchio sassolino da togliersi con Stern, era stato lui a proporre al Governo d'impossessarsi delle armature e della tecnologia che si era costruito dopo il suo ritorno dall'Afghanistan, anche quella un'abile mossa da parte dell'Hydra per avere armi in più con cui sottomettere il mondo e tutti gli stati, per fortuna che Tony non aveva ceduto.


 «Cacciare Thor è una pazzia, lo sostengo io, lo sostengono gli Avengers qui presenti e sono sicuro che anche i nostri governatori saranno d'accordo con quanto sto dicendo. Sia chiaro che noi e lo S.H.I.E.L.D. faremo il possibile per impedire che sia espulso dal programma e cacciato dalla Terra, abbiamo bisogno di lui, tutti noi, e non per prendere a calci i trafficanti di armi aliene o i terroristi stranieri, ma per impedire a ciò che sta lassù, nello spazio, di venire quaggiù e ucciderci tutti.»


Terminò con il suo solito saluto, il simbolo della pace che era solito eseguire al termine di ogni intervista e andò via insieme a tutti gli altri, inseguito dai giornalisti e con la voce fuori campo che annunciava le ultime aspettative per poi passare allo studio.

Con uno scatto spense la televisione, tornando alla ciotola d'impasto, guardando il composto giallastro che spiccava al centro e le passò persino la voglia di continuare. Quel bastardo era arrivato già a rilasciare le prime interviste al pubblico, la voce si stava diffondendo in tutti gli stati se era arrivata fino a Bergen e temeva le conseguenze.

Certo, se Thor si degnava di venire, probabilmente lo avrebbe potuto informare ma era sparito dalla circolazione e nessuno sapeva niente, neanche lei che aveva sua figlia ad Asgard.

Onestamente, voleva che fosse lì, gli avrebbe dovuto dire dell'Hydra e di tutto quello che stava accadendo, almeno avrebbe potuto dargli una mano con la difesa da esporre, Stark da solo non bastava e l'opinione pubblica era facile da corrompere e poi Stern era agguerrito, la sua facciata buonista non incantava nessuno che avesse un cervello.

Di certo, era una situazione difficile e disperata, per entrambi purtroppo e per Thor ancora di più. Aveva solo un vago sospetto su quello che Stark aveva visto oltre il portale che aveva unito il cielo di New York allo spazio profondo da cui erano spuntati i Chitauri, neanche Fury era riuscito a estorcergli qualcosa dalla bocca quando lo aveva interrogato e ne parlava sempre come se fosse la fine di qualcosa, della vita stessa tra poco.

Di una cosa era certa, Thor era indispensabile alla Terra tanto quanto essa era indispensabile per lui.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora