Capitolo 117

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L'idromele riempì il calice fino al suo bordo, alcune gocce finirono sul tavolo e Thor attese pazientemente che Sigy finisse per prendere il calice e portarselo alle labbra, gustando il sapore intenso del liquore che gli scese lungo la gola, diffondendo il suo calore in tutto il suo corpo, mentre lei si accomodava di nuovo alla pregiata sedia, osservandolo. La sala principale era tinta dai raggi di un sole morente e il tramonto rossastro decorava il cielo di Asgard, che si avvicinava inesorabilmente verso la sera.

La temperatura era scesa, questo l'aveva costretta a passarsi uno scialle attorno alle spalle ma almeno non era da sola essendo quel buontempone di suo fratello sparito nel nulla senza neanche avvertire. Non che poi fosse tenuto a farlo se decideva di uscire, solo che la sua presenza sarebbe stata più che gradita alla riunione del concilio, soprattutto adesso che aveva deciso di fare fuori Odino dalla questione politica del regno e con le delegazioni ormai alle porte.

Si pulì il labbro con la mano quando finì, posando il calice sul tavolo, e le sorrise «Grazie, ne avevo bisogno. Questi consigli mi stanno uccidendo».

«Lo credo» Rise lei.

Prese un profondo respiro, si guardò attorno. C'era un silenzio quasi surreale in quegli appartamenti, curioso per essere abitato da tre persone, forse era dovuto all'assenza di Lise, che lo incuriosì «Tua figlia?»

Lei scrollò le spalle «Nelle Case della Guarigione con tua madre per svolgere alcuni esami e ho ricevuto l'insistente visita dei gemelli che pretendevano di voler aspettare il suo ritorno a qualunque costo, per fortuna che la madre è venuta a riprenderseli. Hanno stretto una bella amicizia con lei, non ci credevo. Come non credevo che Theoric si fosse sposato proprio con Torvi, una bella famiglia. Almeno loro sono stati fortunati».

Il suo sorriso pieno di tristezza e il rimando alla sua condizione rattristò anche lui. Soffriva, si vedeva, anche se faceva di tutto per non ammetterlo. Ogni suo gesto, parola e azione, anche la più stupida lasciava trasparire quanto la condanna di Odino le pesasse e lui sentiva su di sé quel terribile peso. La sua era una condanna ingiusta, eterna e terribile, non vederla più peri corridoi di corte gli aveva reso quel palazzo quasi inospitale. Era stata una fortuna rivederla sulla Terra durante la Battaglia di New York, almeno le Norne gli avevano dato la possibilità di poterla incontrare tutte le volte che voleva e anche di conoscere sua nipote.

Era sempre e solo Loki il problema.

Lui e la sua testardaggine, i suoi misteriosi problemi di cui nessuno era a conoscenza e che lo tormentavano ogni notte maledetta che rivedeva nei suoi peggiori incubi quei Chitauri. Soprattutto da quando Freya gli aveva raccontato di quelle voci che aggiungevano timori in più. Distolse lo sguardo dai suoi occhi lucidi e velati di rammarico, lo rivolse alla vetrata che mostrava il cielo infuocato di Asgard che si avviava alla sera «Io mi chiedo soltanto che cosa sia passato per il cervello di Loki al punto da rinnegare sua figlia e te. Credevo che alla sua follia ci fosse un limite, chissà quante altre volte dovrò ricredermi».

«Loki è fatto così, è la sua natura e non puoi cambiarla.»

«Ma non è giusto» La guardò, dritto negli occhi che aveva rubato a Njord e per fortuna, soltanto quelli «È suo padre. Lei è sua figlia, mi ha detto di aver scoperto della sua esistenza tre anni fa e nonostante questo non ha fatto niente per voi. Non è il tipo da temere Odino, lo sfida ogni volta che ne ha l'occasione. Ma sul serio devo credere che non aveva le risorse per trascinarvi ad Asgard dopo aver saputo, solo lui sa come, di avere una famiglia? Mi ha trascinato a Vanaheim dopo il tuo esilio per un'udienza con Njord, andando contro la volontà di Odino, e non avrebbe fatto niente dopo una simile batosta? Scherziamo?»

«Thor, sei impazzito?»

Rimase basito e immobile per qualche istante, sufficiente a scorgere la rabbia nel volto di Sigy e si rese conto, subito dopo, che cosa si era appena fatto scappare ad alta voce e si tappò la bocca, guardandosi immediatamente attorno. Strinse gli occhi, dandosi mentalmente dello stupido «Hai ragione, scusa. Dimenticavo che è un segreto».

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora