Capitolo 45

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Le scartoffie inutili erano ammassate in una lunga pila sopra la scrivania. Liste di nomi di giovani soldati smistati tra i caduti e i sopravvissuti da dover controllare, documenti da spulciare e una sfilza infinita di lettere di cordoglio da scrivere e firmare, a causa delle quali le mani di Thor dolevano. Il messaggio che la sera prima era stato spedito a Vanaheim, aveva dato i suoi frutti quella mattina stessa con sua grande sorpresa: Njord aveva accettato di giungere ad Asgard. Avevano meno di una settimana per far brillare il palazzo e addobbare Asgard, mettere a disposizione i fondi necessari per allestire i giochi e le giostre che avrebbero intrattenuto i Vanir e gli Asgardiani.

La cosa che più preoccupava Thor era il costo. Le guerre erano dispendiose e loro avevano due regni da dover aiutare e Vanaheim da proteggere mentre era scoperta. I soldati avevano bisogno di provviste, cure e tutto ciò era garantito dalla corona.

La fortuna era che il popolo sapeva poco o nulla dei Nibelunghi, motivazione in più che avrebbe permesso a loro di poter distrarre la gente dalla minaccia e forse far divertire Lise. Avrebbe conosciuto una delle famiglie reali più illustra nel cosmo dopo di loro, del resto, poteva essere un'opportunità per mostrarle come Asgard si divertiva in quelle occasioni e soprattutto, partecipare alla festa di Mezza Estate.

Cadeva proprio nei giorni fissati per l'arrivo di Vanaheim ad Asgard e sebbene fosse una vera follia organizzare una festa nonostante tutto che stava accadendo, doveva anche pensare al popolo. Con il reame all'oscuro dei fatti, distrarre la gente era il vantaggio che non poteva farsi scappare, ci sarebbero stati balli, banchetti sfarzosi e soprattutto il torneo. Non voleva spendere quel capitale ingerente solo per Njord.

Il re di Vanaheim non era molto gradito ad Asaheim, le facce dei ministri quando aveva parlato del torneo in onore della sua visita, avevano parlato chiaro. C'erano state smorfie, occhiate sgradevoli e qualche parola di troppo bisbigliata nelle orecchie.

Li capiva, l'ultima guerra condotta contro i Vanir aveva causato enormi lutti tra le famiglie della capitale e delle campagne, erano morti moltissimi e giovani soldati che avevano lasciato vedove le mogli fresche di matrimonio, famiglie con figli numerosi e genitori disperati. Nessuno avrebbe applaudito durante la sfilata delle loro carrozze per le vie della capitale, come i Vanir avrebbero fatto per gli Asgardiani del resto.

La pace era stata voluta perché Vanaheim stava finendo nel mezzo di una rivoluzione civile e Asgard stava subendo troppe perdite.

Dopo l'ennesima firma, Thor posò la penna nel calamaio agitando la mano per il dolore. Fu allora, che la porta fu scossa da dei tocchi e si aprì. La testa di Frigga fece capolino da oltre lo stipite, con un sorriso.

«Buon giorno.»

Thor alzò il viso e scostò indietro la sedia, per alzarsi in piedi «Madre».

La donna entrò nel suo studio, adesso caotico per tutte le scartoffie e i grossi libroni per la contabilità che troneggiavano in ogni angolo del pavimento o su qualsiasi ripiano fosse disponibile e il Tonante si sentì in imbarazzo «Perdona il caos, non sono abituato a tutto questo. Devo fare un po' di ordine».

«Non preoccuparti, sono abituata a molto peggio.»

Lei sorrise e Thor rise nell'afferrare l'allusione a Loki, il signore del caos per eccellenza, e si sedette nuovamente non appena anche lei fu seduta di fronte a lui, mettendosi comoda sulla poltrona di fronte alla scrivania, e sorrise «Che cosa ti serve?»

«Niente!» Asserì lei «Volevo solo sapere come stai. Ieri abbiamo parlato poco».

«Sto bene!» Sospirò lui, volgendo lo sguardo alle scartoffie inutili e storcendo il naso «Tranne quando guardo questi».

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora