Capitolo 32

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Sorreggendo il pregiato tessuto del proprio abito con una mano e reggendosi al passamano delle scale con l'altra, Frigga scendeva velocemente i gradini che conducevano ai piani inferiori, portando ancelle e servitori a doversi scansare per farla passare. Il cuore le palpitava e non certo per via della corsa sfrenata, era la rabbia, l'indignazione per il trattamento ingiusto che aveva subìto. Odino, si era infuriato quando aveva appreso della sua fuga da palazzo, l'ancella che si era presentata da lei, trafelata e pallida, non aveva fatto in tempo ad anticipare i malefici corvi che suo marito usava per spiare ogni cosa nel regno e nel palazzo. Aveva urlato lui, si era sentito offeso, umiliato da una bambina di dodici anni che era uscita per un'innocente cavalcata nei boschi.

Diceva che l'avrebbe punita ma non pensava che sarebbe stato così duro. Era una delle comuni punizioni che infliggeva a Thor e Loki da bambini, quando disobbedivano ai suoi ordini per innocenti giochi nei giardini o facevano qualche dispetto.

Scese le scale e corse lungo il corridoio, reggendosi la veste per non inciampare, e quando fu dinanzi alle porte della Sala del Trono, le spalancò con un tonfo secco, portando Odino ad alzarsi dal suo scranno e il capitano delle guardie a voltarsi, abbassando lo sguardo e rivolgendole un inchino.

«Che cosa significa questo, Odino? Ora è una prigioniera? È questo che intendevi come punizione? Non hai il diritto di farlo, non a lei!»

«Sapevo che saresti corsa qui, Frigga. Nell'esatto istante che l'ho mandata in castigo! Hai sempre avuto il cuore tenero quando si tratta di bambini!»

«Non è questione di cuore tenero, Odino. Hai dato a quella bambina una punizione che non si merita solo per una cavalcata fuori dal palazzo! È un'esagerazione! Ha dodici anni, non ha il senso del giudizio di un adulto!» Si fermò dinanzi al trono, fronteggiando il marito a testa alta. I suoi occhi azzurri, di solito dolci e allegri, erano due pozze tempestose che emanavano scintille di rabbia incontrollata rivolta proprio a lui.

Odino, abbassò lo sguardo solo per rialzarlo un istante dopo e scese le scale, lentamente, e sorrise accendendo ancora di più la sua furia incontrollata.

«Frigga, non trovo piacere in queste cose» Si fermò dinanzi a lei, la guardava con un misto di amarezza e severità «Ma lei aveva degli ordini, di non uscire dal palazzo da sola, se non in compagnia di Thor. È qui da neanche tre giorni e scappa via senza curarsi della sua salute, ho dovuto farlo».

Frigga, però, scosse la testa «Questo non è un diritto per trattarla in quel modo! Le guardie l'hanno sbattuta dentro quella stanza come un rifiuto! Non ho intenzione di tenerla segregata lì fino a quando tu non deciderai il contrario!»

«È un mio ordine, Frigga! Voglio che sia rispettato!» Lo disse con fierezza e decisione, alzando il viso contraendo i lineamenti severi «Deve ricevere una lezione esemplare, mi pare che sia un po' troppo irriverente. Si è permessa di offendermi con toni molto gravi».

«Può succedere se i bambini sono trattati in quella maniera!» Ribatté «Anche i nostri figli lo facevano, non mi stupisce il perché!»

Aveva assistito mille volte a punizioni del genere, la maggior parte delle volte ingiuste e dettate da un senso di onore e forza che Odino si vedeva messi in discussione da due bambini che volevano solo essere quello che erano. A quanti schiaffi, rimproveri o castighi aveva assistito nel corso degli anni. Quante lacrime, pianti e parole cattive e accuse spietate, aveva sopportato e consolato.

Odino, vedeva due principi, due futuri eredi al suo trono che si comportavano indecorosamente, lei due bambini che volevano giocare.

In Lise vedeva una ribelle che metteva in discussione la sua autorità, lei una bambina che voleva trascorrere del tempo fuori dal palazzo. In entrambi i casi, la storia si era ripetuta ma non sarebbe finita come sempre, con una fuga segreta o qualche disastro.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora