Capitolo 74 parte 2

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La costruzione era ad arco riflesso, di legno, altissima e con intagli di madreperla lungo i bordi, fino alla punta e oltre a essa si poteva vedere un lunghissimo e vastissimo sentiero serpentino che si perdeva tra gli alberi, come se indicasse un qualche passaggio o via d'accesso alla foresta interna. Sembrava che l'arcata fosse una sorta d'ingresso ed era bellissima, perché neanche ad Asgard aveva visto niente del genere e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, neanche quando la navetta cominciò ad attraversarlo e Lise non poté impedirsi di guardare, sarebbe stata alta all'incirca venti metri e larga il doppio, forse molto di più perché la navetta sembrava una formichina insignificante paragonata allo spessore e all'altezza di quella costruzione imponente, sotto alla quale adesso stavano passando.

«È bellissimo!»

«Siamo all'interno dei confini di Liòsalfàr.»

«Liò... che cosa?»

«Liòsalfàr» Ripeté la regina «La città degli Alfhar, gli Elfi Chiari. Questa foresta è il loro dominio, è non solo una protezione ma anche la residenza dei reali e del Consiglio, noi stiamo andando da loro».

Annuì ma lo fece con scarsa convinzione. Quel nome era ridicolo e impronunciabile, già lo aveva scordato.

Il terreno era spoglio, polveroso, ricoperto da foglie secche, e molti alberi presentavano delle incisioni sui tronchi, che salivano fino alla cima, cui pendevano delle lampade di legno con dei lumi bianchi all'interno.

Proseguirono lungo un sentiero spazioso dalla forma serpentina, fino a lasciarsi alle spalle l'ingresso e l'arco, che si erano persi totalmente alla vista per la velocità sostenuta con cui la nave si spostava, e Lise si guardava attorno, curiosa di sapere fino a dove quella foresta potesse espandersi e che cosa si trovasse al suo interno. Udiva il rumore di un ruscello che doveva trovarsi nelle vicinanze, c'erano cervi a distanza che li guardavano tra lo spaventato e il curioso, ma ciò che di più attirava la sua attenzione erano gli altissimi e spessi rami degli alberi che li sovrastavano e che creavano un riparo dai raggi solari.

Era estasiata, incredula, e guardando gli alberi si chiedeva quanto fossero alti, questo prima che si accorgesse di alcune ombre che si muovevano velocemente e che saltavano da un punto all'altro e il movimento causava la caduta di foglie e di petali di fiori vari. Un brivido le attraversò la spina dorsale e la fece rabbrividire «Che cosa sono?»

«Cosa?»

«Queste ombre» Non sapeva se indicarle oppure no, si limitava solo a guardarle ma era pronta a usare i suoi poteri se fosse stato necessario, perché aveva dei brutti presentimenti che non sapeva spiegarsi.

«Sono Elfi Silvani, le loro sentinelle. Abili guerrieri che proteggono la città, ci stanno osservando da quando siamo arrivati.»

Spalancò gli occhi e la guardò, sbalordita «Elfi Silvani?»

Lei annuì, sembrava non provare alcun timore, anzi, li guardava senza alcuna paura, forse era stata esagerata con la sua reazione ma dopo quello che era successo nei suoi appartamenti, un po' di paura le facevano «Non ci attaccheranno, vero?»

«No, non ne hanno motivo. Sanno che stiamo arrivando da loro, svolgono soltanto il loro compito di guardiani.»

Mugugnò e annuì, cercando di concentrarsi sul paesaggio ma il fruscio tra gli alberi non la faceva di certo stare tranquilla.

Continuarono lungo il sentiero, che faceva il giro attorno agli alberi e sorvolava il fiume che scorreva attraverso la foresta mediante ponti di pietra o di legno, che, sembravano, non essere naturali ma realizzati da qualcuno, perché presentavano dei decori perfetti e brillanti, identici a quelli che erano presenti sull'arco, forse erano stati gli Elfi a farli.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora