Benché l'aria della sera fosse carica di umidità, Sigy se ne stava ugualmente seduta comodamente su una sdraio in balcone con una coperta ad avvolgerle il corpo e una tisana calda che odorava di zenzero nelle mani infreddolite. Il cielo sopra la sua testa, limpido e privo di nuvole, era decorato con le meravigliose scie di luce tipiche dell'aurora boreale, che splendevano sulla città e si riflettevano sul fiordo, estendendosi per chilometri oltre le montagne avvolte dall'oscurità.
Era un paesaggio straordinario, che Sigy era solita osservare con Lise. La faceva sedere sulle sue gambe e la avvolgeva nella coperta, restando poi in silenzio ad ascoltare il suono dell'aurora e guardare quelle scie che si muovevano come serpenti sul cielo sereno, alternando il loro colore dal consueto verde al rosso, al viola e al giallo e a molte altre sfumature diverse.
Pensava a lei mentre le guardava, si chiedeva che cosa stava succedendo su Asgard, se la stava guardando grazie a qualche magia o se era così contenta di essere sul pianeta di Thor da essersi scordata della sua disperata madre che stava in pensiero, bloccata in quel paese nordico ai confini della Terra, da sola come un'eremita, perché persino New York adesso le era ostile con quello che stava succedendo.
Non che poi avesse ricevuto chissà quale notizia, tutto ciò che sapeva, era che Nick Fury era stato portato davanti al Consiglio Mondiale di Sicurezza e aveva testimoniato a favore di Thor, spiegando per filo e per segno i mille motivi del perché alla Terra serviva un Asgardiano armato di martello e fulmini per proteggere gli umani.
Aveva saputo da Barton che c'era stata un'accesa discussione tra lui e Thaddeus Ross una volta fuori dall'aula, poi nient'altro. Il suo nome non era stato fatto dopo quasi quattro settimane di essere confinata lì, a guardare il cielo di Bergen la sera, fare lunghe cavalcate durante il giorno e sopportare Magda e Ingrid quando si attaccavano come due cozze al telefono implorandola di uscire con loro e inventando mille scuse per andare a trovarla.
Sospirò, stringendosi nella coperta con più forza non appena una folata di vento la investì, portandola a pensare che forse non fosse salutare rimanere lì fuori ancora per molto. Del resto, non aveva alcuna ragione per rimanere seduta lì al freddo, non c'era una bimba insistente che moriva di sonno eppure continuava a battagliare perché voleva restare seduta lì a guardare il cielo e le microscopiche luci della città seppure fosse in procinto di dormire da un momento all'altro. Una volta fu così che la trovò.
Non le aveva risposto quando l'aveva chiamata con insistenza dal piano di sopra ed era scesa in cucina, trovandola a dormire su quella sedia a sdraio con una coperta sulle spalle e i capelli bagnati per l'umidità, tremante come una fogliolina. Per non svegliarla se l'era caricata in braccio e l'aveva portata nella sua stanza a dormire con lei.
Non c'era serata che non lo facevano e adesso che lei non c'era, quello spettacolo aveva perso molto della sua magia.
Guardò l'orologio del telefono, era sicuramente tardi, quasi mezzanotte, perciò si scostò la coperta di dosso per alzarsi e rientrare in casa, chiudendo l'imposta per abbassare la serranda. Fu allora che udì lo squillo del cellulare e corrugò la fronte, guardandolo, si stupì nel trovare il nome di Philip Coulson sul display con foto annessa, ma in realtà non più di tanto. Negli Stati Uniti erano le diciotto a quell'ora.
Fece spallucce e rispose ugualmente «Pronto?»
«Ciao Sigourney, probabilmente ti sto disturbando.»
«No figurati, tanto non riuscivo a dormire» Sorrise.
«Bene, hai ricevuto il pacchetto che ti ho spedito tempo fa dalle Bahamas?»
«Sì, due settimane fa. Non ho ancora sperimentato la mia nuova linea protetta e sinceramente gradirei non volerlo fare mai» Non aveva ancora digerito cosa aveva letto, e che ancora leggeva, su quei documenti che aveva trovato nella chiavetta, era un colpo orribile a tutto quello che era stata fino a quel momento e che era ancora adesso «Comunque, a che devo la telefonata?»
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Swan Ice- L'Anello del Nibelungo
FanfictionTre anni dopo la Battaglia di New York, tutto procede tranquillamente, questo fin quando Ailìs Swan, una ragazzina di dodici anni, non entra in possesso di un antico e pericoloso oggetto che spinge Thor a dover mettere da parte le divergenze con Lok...