Capitolo 26 parte 2

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Correva. Correva veloce, più che poteva con il respiro che le bruciava e le gambe che le tremavano per mettere più distanza possibile tra lei e qualunque cosa le stesse venendo dietro e di cui non voleva sapere niente. Si faceva strada tra i passaggi stretti di quel sentiero, i rami le graffiavano la pelle del viso, s'impigliavano tra i suoi capelli e le graffiavano le mani e il mantello s'impigliava ovunque, soprattutto tra i cespugli pieni di spine o rovi secchi.

Non lo sapeva il perché stesse piangendo, si guardava continuamente attorno per controllare e correva senza prestare attenzione a dove stesse andando e lo fece finché non ne poté più, quando davvero dovette fermarsi contro il tronco d'un albero per riprendere fiato. Si poggiò al legno e si piegò sulle ginocchia, aveva il fiatone e i polmoni le bruciavano mentre il calore della corsa le faceva sudare la fronte e il corpo.

Le facevano male gli occhi, dovevano essersi arrossati per colpa del pianto e le lacrime le rigavano le guance. Quel bosco era uguale e a ogni sentiero che imboccava, non c'era alcun segno distintivo che le indicasse dove stesse andando o che le permettesse di orientarsi, non poteva neanche chiamare Thor perché non era su Asgard.

Tra l'altro non sapeva, dove si trovasse, quello non era il sentiero che aveva imboccato con Arvakr per andare nella radura o forse era lei che era così sconvolta da non riconoscerlo. Forse avrebbe dovuto guardare la sua guida olografica e provare a orientarsi così, era da stupidi non farlo. Lo fece, doveva sapere dove si trovasse.

Sollevò il polso e si accorse con orrore che il bracciale non c'era più. Quasi cacciò un urlo. Lo aveva perso. Prima che potesse cercare di capire che cosa fare, giunse un fruscio alle sue spalle e si voltò. Non c'era nessuno, né animali, né persone, niente di niente. Era sola e forse aveva seminato qualunque cosa la stesse seguendo, oppure era lei che aveva frainteso e non c'era niente, magari era qualche coniglietto selvatico più spaventato di lei che la paura le aveva fatto apparire come qualche mostro spaventoso pronto a ucciderli con le zanne e gli occhi iniettati di sangue, aveva avuto la stessa reazione con Fenrir che alla fine si era rivelato essere solo un grosso lupo innocuo e pacifico. Comunque, la situazione cui Lise versava non era né migliore né peggiore, era in una fase di stallo dalla quale non aveva idea di come uscirne se non quella di riprendere a camminare perché se restava lì non concludeva niente, di certo non sarebbe stato un miracolo a riportarla dai cavalli.

Comunque, prese più di un respiro e ricominciò a camminare. Aveva le gambe che le facevano male, più di una volta dovette reggersi per riuscire a non crollare a terra e per recuperare il fiato corto che aveva perso più di una volta mentre correva.

Sentiva un caldo improvviso che la faceva avvampare e varie gocce di sudore dalla fronte la costrinsero a doversi sfilare il mantello dal corpo, il tessuto pesante e quella pelliccia non la stavano aiutando.

Nel silenzio che la circondava, sentì un rumore ma non era lo stesso di prima, era diverso, sembrava acqua. Doveva esserci un ruscello nelle vicinanze o comunque una fonte non troppo lontana. Si sentì sollevata, una cosa che insegnavano i documentari e ogni istruttore esperto era quella di seguire sempre un corso d'acqua quando se ne trovava uno, di solito c'erano sempre delle buone probabilità di trovare qualcuno o comunque una specie di strada che poteva condurre da qualche parte abitata.

Cominciò a seguirne il rumore facendosi strada tra i vari rami e reggendosi per non inciampare nelle sporgenze delle radici. A mano a mano che camminava, sentiva il rumore farsi sempre più vicino e cominciò a intravedere tra gli alberi qualcosa, un avvallamento profondo.

Uscì dal sentiero e si avvicinò, il ruscello scorreva in fondo, tra due collinette ed era piccolo, ma il suo flusso era veloce e scorreva sopra delle rocce nere. Doveva scendere quella collinetta se voleva raggiungerlo, ma il terreno era troppo in pendio e la roccia era umida e ricoperta di muschio, se metteva un piede male, non sapeva come poteva finirle e se cadeva di sotto, poteva spezzarsi l'osso del collo. Aveva comunque bisogno di bere dell'acqua dopo una corsa del genere e così decise di fare a modo suo, i suoi poteri, un vecchio trucco già visto in niente meno che in Frozen.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora