Capitolo 146

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La chiamata di Heimdall fu un sollievo, meno lo era la cattiveria di Lise. Purtroppo voleva poter dire che avesse torto, che le sue supposizioni fossero dettate solo dalla rabbia del momento ma sarebbe stato ipocrita e avrebbe significato non riconoscere quell'aspetto così marcato che aveva ereditato da Loki, purtroppo aveva ragione. Uscendo da quell'arena, si era chiesto che cosa avrebbe fatto con lei se fosse stata una comune bambina di Midgard e per quanto avesse provato a negarlo, purtroppo la risposta era: Niente.

Aveva ragione lei, nessuno dei bambini salvati quel giorno faceva parte della sua ristretta cerchia di amicizie, erano suoi fan ma non suoi amici, sapevano il suo nome ma lui non conosceva i loro e qualche fotografia o ringraziamento non si poteva certo paragonare a essere loro amico. Lise era un caso diverso perché era sua nipote e perché era la figlia di Loki e di Sigy. Non c'era niente di onorevole in ciò, neanche la sua amica di Midgard aveva mai suscitato il suo interesse nonostante lei fosse dichiaratamente una sua fan stando ai racconti di Lise e se ne vergognava tantissimo. Lise era come suo fratello, da arrabbiati riuscivano a fare ragionamenti più lucidi e a essere più analitici e astuti, sapevano, dove colpire dopo un ragionamento di pochi minuti dettato dalla rabbia e toglievano la parola.

Lei lo aveva appena fatto.

Respirò a pieni polmoni l'odore salmastro che si alzava dal mare sotto di lui, la brezza marina gli investiva i capelli e il volto ma non aveva quel potere terapeutico di cui tutti sembravano parlare, era solo un comune profumo di mare che non serviva a niente per il suo umore nero e a terra. Ora sapeva come si sentiva Sigy, anche lei era giù di morale e sua madre non avrebbe apprezzato certamente che avesse fatto il suo nome a Lise, non in quel modo almeno. Un segreto pronunciato per proteggerla da chi volesse farle del male si stava ritorcendo contro di loro adesso e anche nel mondo peggiore, fatto di odio e di risentimento e se rispettava gli stessi tempi di Loki, ci volevano settimane prima che fosse riuscita a scenderci a patti e forse anni perché potesse perdonarli, suo padre ancora portava i segni della bruciatura avuta con Odino e l'unica che aveva perdonato, totalmente, era solo Frigga.

Odino, era ancora suo nemico.

Tra loro, invece, ancora non si comprendeva a che punto stava il loro rapporto. Non si picchiavano più, andavano d'accordo solo quando era possibile e il resto del tempo litigavano, anche se molto di meno rispetto a prima.

Come sarebbe finita con lei?

Forse lo avrebbe visto in seguito.

Entrò nell'osservatorio, Heimdall era lì «Va bene, dimmi tutto».

Era pronto, la giornata era cominciata male e non poteva che procedere nel verso sbagliato e tanto valeva affrontare l'argomento più spinoso, l'Ordine Nero e le Gemme dell'Infinito, sperando di aver scoperto qualcosa d'importante.

Il guardiano si voltò, l'osservatorio fu chiuso così che nessuno potesse ascoltare o interferire con qualcosa e una volta soli del tutto, Heimdall fece comparire ben quattro schermi virtuali con le facce di alcuni demoni, spaventosi e inquietanti, di cui una era una donna «Chi sono?»

«Ho faticato per scoprirlo ma ce l'ho fatta. Ti presento l'Ordine Nero.»

Sbalorditivo, in parte.

L'Ordine Nero era composto di solo quattro individui, alieni provenienti da pianeti sconosciuti ma con fedine penali lunghe e spaventose per i crimini riportati, tra cui omicidio di massa e terrorismo intergalattico. Personcine molto amichevoli, ora capiva perché nessuno amava parlare di loro quando chiedeva degli attacchi ai pianeti «I nomi?»

«Gamma Corvi, Proxima Media Nox, Fauce d'Ebano e Astro Nero. Pianeti sconosciuti, origini sconosciute, Dicono che sono i più brutali criminali al servizio del Titano Pazzo, suoi generali. Loro quattro sono l'Ordine Nero.»

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora