Capitolo 95

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Mentre la pozione cominciava lentamente a bollire all'interno dell'ampolla di vetro incastonata nell'alambicco, sprigionando vapore mediante lo sfiatatoio, seduto su una poltrona con le gambe appoggiate su uno sgabello, Loki leggeva la sua personale copia del registro che aveva prelevato dalla Roccaforte, sfogliando le pagine e scorrendo i moltissimi nomi presenti al suo interno con una mano, mentre con l'altra reggeva la penna che, alla prima lettura di un nome femminile, usava per tracciarci intorno un cerchio d'inchiostro.

O almeno era ciò che cercava di fare da quando si era seduto lì, ovvero almeno due ore prima, quando la pozione era pronta e non si doveva fare altro che metterla sul fuoco, una cosa che per di più era riuscita veramente a tenergli la testa occupata sebbene con qualche intoppo.

La sua concentrazione era al minimo storico, aveva dovuto leggere più di una volta i vari passaggi, rivedere ogni singolo procedimento perché scordava le dosi o perdeva il conto di quante ne doveva aggiungere al composto oppure scambiava un ingrediente con un altro.

Il tavolo era diventato un caos, era stato tentato di gettare tutto via e di smetterla, ma si era imposto di andare avanti e tra mille difficoltà, era riuscito a creare il secondo infuso tra quelli che gli servivano.

Ora, aveva tentato di dedicarsi alla lettura di quel registro, cercando di scovare un qualunque nome che potesse essergli almeno familiare e partire da esso per cercare quella donna maledetta che aveva sconvolto i Nove Regni e aveva promesso la sua testa a Helblindi.

Qual era il problema? Che non riusciva a farlo purtroppo.

Era fermo sulla stessa pagina da circa mezz'ora, aveva letto i primi tre nomi almeno sei volte e non era riuscito ad andare oltre essi, perché la testa era concentrata su un solo punto fisso che non riusciva a strapparsi dalla mente.

Quella storia dell'Hydra.

Un altro dei molti problemi che gli era capitato dopo Thanos. Per mettere le mani sul Tesseract e sbarazzarsi delle catene che il Titano gli aveva messo ai polsi con una poco velata minaccia di morte, aveva lasciato che lo scettro gli annebbiasse la mente e lo spingesse a fare quello che non avrebbe mai pensato di fare.

Era finito in quella base per prendere il Cubo Cosmico e si era ritrovato a nascondersi dentro un deposito abbandonato, circondato da soldati mercenari con segreti che avrebbe preferito non conoscere.

Pensava che fossero solamente delle scaramucce tra mortali, non gli interessava quanto per Fury fosse scottante sapere che il nemico cui dava la caccia era a conoscenza di quelle macchine di morte che proprio lui aveva ordinato di fare costruire. Non gli era interessato entrare nei dettagli della faccenda, tanto meno di quelle liste. Aveva capito che c'erano dei nomi, ma non che nel mezzo ci fosse anche quello di Sigyn e non solo il suo a quanto sembrava.

Sigyn, l'unica donna che riusciva a complicare sempre tutto.

Sigyn, che si trovava nel mezzo anche quando sarebbe stato il caso di non esserlo.

Sigyn, che sconvolgeva continuamente tutto quello che si prefissava di creare, nel bene o nel male che fosse, giusto o sbagliato, corretto o sleale. La piccola principessa di Vanaheim non era proprio capace, neanche in esilio, di non attirare addosso a sé l'attenzione di chiunque le capitasse a tiro.

Il suo desiderio di voler proteggere gli altri, di buttarsi nel mezzo di una battaglia per difendere ciò in cui credeva fermamente, finiva sempre per danneggiare per prima lei stessa e poi chi le stava attorno, in quel caso anche sua figlia.

Già, sua figlia.

Prese un profondo respiro, che lo portò a distogliere lo sguardo dalle pagine del grosso volume per rivolgerlo verso un punto non preciso del pavimento di pietra nera, nel vuoto silenzioso.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora