Capitolo 101

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Quando Sigy aprì gli occhi, si trovò a fissare il blu intenso della pesante tenda di velluto che copriva la finestra, oltre la quale cercavano di entrare i raggi del sole o almeno quello che sembravano esserlo. Si stiracchiò delicatamente e si voltò verso la parte di letto in cui si trovava Lise, la sua bambina dormiva ancora, le dava le spalle e nel sonno aveva abbandonato temporaneamente il suo fedelissimo orsacchiotto.

Sorrise, sporgendosi per darle un bacio sulla nuca e inalare il profumo dei suoi capelli ancora legati in due morbidissime trecce che si erano sfatte con il suo incessante movimento. Le lasciò una carezza leggera, sentendola muoversi appena, attese qualche minuto prima di alzarsi per avvicinarsi alla tenda.

Scostò uno spiraglio per poter guardare fuori e si trovò accecata dalla luce intensa del sole, che colpì i suoi occhi pesanti e doloranti. Sembrava esserci una bellissima giornata, il cielo era limpido e azzurro, qualche corvo svolazzava in giro ma Sigy si sentiva stanca e la voglia di uscire era sotto le scarpe.

Aveva dormito malissimo, girandosi più volte nel letto con quella sensazione di pesantezza sullo stomaco che le causava persino la nausea, senza ancora aver toccato cibo. Non poteva guardarsi allo specchio, ma era sicura di non avere un bellissimo aspetto e questo era colpa di Loki.

Era riuscito a rovinarle la nottata e in fondo era anche colpa sua che si era fatta convincere, aveva lasciato Lise da sola soltanto per sentirsi ferita e persino rinfacciare la colpa di aver messo al mondo sua figlia.

Era stato meschino e crudele, eppure c'era qualcosa che non riusciva a togliersi dalla testa, una sorta di dubbio cui non riusciva a dare un nome preciso e nasceva da un controsenso cui stava pensando proprio adesso.

Loki era stato chiaro, non avrebbe avuto intenzione comunque di voler avere a che fare con Lise eppure si era preso cura di lei quando l'aveva riportata a palazzo, Lise aveva detto che nonostante tutto le era stato d'aiuto e aveva persino dormito nelle sue stanze, nel suo letto. L'aveva portata nel bosco a vedere nient'altro che un frassino inutile su una collina di montagna, perdendo il proprio tempo per soddisfare un capriccio infantile.

Allora perché quegli atteggiamenti così crudeli nei suoi confronti?

Fu un movimento forse un po' troppo eccessivo del letto a riportarla alla realtà, a farla sobbalzare, e si voltò verso il baldacchino. Il suo piccolo terremoto vivente non aveva alcun controllo quando dormiva, si girava e rigirava più volte facendo tremare persino la rete e la testata e certe volte si svegliava con dei lividi violacei sulle gambe o le braccia senza sapere il perché.

Era quella la ragione, sbatteva contro il muro o persino contro lo stesso letto e neanche se ne accorgeva. Guardarla, nella flebile luce che aveva concesso potesse passare dalla tenda, le causò una stretta improvvisa al cuore che le tolse il sorriso.

Qualunque fosse la motivazione, Loki non aveva avuto il diritto di dirle simili cattiverie. Sì, anche lei pensava che sarebbe stato meglio certe volte che Lise non fosse mai nata ma non avrebbe mai avuto il coraggio di stroncare la sua vita sul nascere, rinunciando a quella piccola luce che la vita le aveva offerto. Scoprire di essere incinta l'aveva lasciata nel panico, si era ritrovata ad affrontare qualcosa più grande di lei da sola, senza appoggio da parte di una famiglia o di Loki stesso.

I suoi colleghi di lavoro si erano congratulati ma c'era stato anche chi, giustamente, l'aveva messa in guardia dal compito arduo che le sarebbe spettato in quel momento. C'era stato chi le aveva chiesto se fosse stata sicura o se avesse valutato l'idea di un aborto.

Non era stata pronta ad avere un figlio ma mai avrebbe fatto una cosa del genere, uccidere una vita, una vita sua, solo perché era da sola. Sì, aveva avuto dei momenti di sconforto ma non si potevano paragonare alla gioiosa paura che aveva provato quando si era trovata quell'esserino tra le braccia, piccolo ma con due occhi spalancati che si guardavano attorno e le narici dilatate che cercavano il suo odore. Si era spaventata quando l'infermiera gliel'aveva portato, vedere gli altri neonati che dormivano tranquilli era un paradiso che si era trasformato in qualcosa di anomalo quando si era trovata a guardare la sua di figlia. Ricordava bene il suo sorriso sdentato quando l'aveva presa in braccio.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora