Capitolo 88

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Svariati abiti ricoprivano il grande letto di colori e fantasie diverse e Lise toccava i tessuti pregiati e setosi, passava le dita sui bordi ricamati delle gonne e guardava lo scintillio delle gemme e delle spille che abbellivano le lunghe mantelle e i corpetti. Non aveva mai visto così tanti abiti tutti in una sola volta e almeno quattro ancelle che si affaccendavano per sistemarli nell'armadio o nei cassetti, mentre due si occupavano di prelevare dagli scrigni quelli che servivano per sua madre, che guardava assieme a lei tutto il guardaroba che le era stato fornito.

Era entrata nei suoi vecchi appartamenti con l'intenzione di sistemare le sue cose e di prepararsi con lei per il banchetto della sera, invece, si era ritrovata immersa in un caos senza fine.

Neanche per lei era stata fatta tutta quella confusione.

Una delle mantelle fu presa da sua madre, che cominciò a guardarla con attenzione, con la fronte corrugata per tastare la morbidezza del tessuto morbido e ricamato, con un sorriso anche, e Lise non poteva che essere da meno «Hai visto quanti vestiti, mamma? Secondo te come avranno fatto a cucirne così tanti in un giorno?»

«Non ne ho idea.»

Posò la mantella con attenzione sul letto, il tempo che servì per vederla sparire tra le mani di una delle ancelle che si stavano occupando di riempire bauli, cassetti e armadio come dei robot.

«Perdonatemi mia signora» Disse un'ancella, era anziana, dai capelli color platino e acconciati con delle semplici trecce sulla nuca «é l'ora di prepararvi»

Sua madre annuì e seguì la donna e almeno altre due ragazze dietro il grande paravento che troneggiava in un angolo strategico della stanza, ben lontano dalle finestre o da qualunque eventuale prospettiva permettesse di vedere cosa avveniva dietro di esso e così, mentre lei cominciava a cambiarsi, Lise ne approfittò per avvicinarsi alla toeletta e si sedette lì, cominciando a guardare all'interno dei vari scrigni per prelevarne uno. Era d'argento, rivestito con del velluto bianco e strapieno di gioielli.

C'erano bracciali di diamanti, orecchini con pietre dure e colorate. Fermagli, spille e anelli. Ne prese uno tra le mani, era d'oro e con un grosso rubino circondato a tanti piccoli diamanti bianchi, lo scintillio che emanava creava dei piacevoli giochi arcobaleno sulle superfici sfaccettate delle pietre e si chiese da dove Thor avesse preso tutto quel tripudio di gemme preziose. Da quello che poteva vedere, sembrava che avesse svaligiato un forziere intero solo per sua madre, non era normale «Ehi mamma, hai già visto i gioielli che ti hanno portato? Qui c'è di tutto e di più».

«Ancora no. Sarebbe il caso di non toccare, comunque.»

Mugugnò e ripose l'anello nello scrigno, giusto in tempo vedersi appoggiare sulla superficie di legno della toeletta uno scatolo quadrato di colore nero, molto grande. Ne fu incuriosita e si rivolse all'ancella «Posso?»

«Prego mia signora.»

Aprì il coperchio, cercando di fare attenzione, e quando lo sollevò, rimase meravigliata. Era una collana realizzata con tre sequenze di diamanti bianchi, alcuni dal taglio a goccia, altri a punta e altri rotondi, che si alternavano tra loro. Nella parte centrale, proprio alla punta, ne spiccava un grosso topazio dalla forma quadrata, di un giallo sole molto brillante.

La prelevò con attenzione dalla custodia, era pesante, faticava a tenerlo in mano, ma nonostante questo, cercò di girarlo in modo da appoggiarselo al collo, giusto per la curiosità di vedere che effetto faceva addosso a qualcuno e non era poi niente male.

Le gemme brillavano come tanti arcobaleni, la sfaccettatura di quello centrale era la più vistosa, se sua madre lo avrebbe indossato su qualche vestito sicuramente avrebbe fatto una bellissima figura.

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora