Capitolo 50

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Il sole mattutino brillava su tutta Asgard, in particolar modo sul vasto accampamento che era stato allestito fuori dalle mura, dove tutti i nobili si stavano dirigendo per dare il via ai giochi in onore dei sovrani stranieri. Il grande accampamento era fatto di tende e percorsi segnati da transenne di legno, arene in cui erano tenuti i cavalli, focosi e scalpitanti, e palchetti rialzati per gli ospiti.

Anche il popolino assisteva, ammassato dietro sbarramenti appositi per impedirne il passaggio. Soldati armati pattugliavano attorno al campo, per controllare i limitari del bosco che lo circondava. La popolazione esultava, in attesa che i giochi cominciassero. Il palco per le famiglie reali era il più grande e munito di baldacchino come protezione per il sole. Le poltrone per i sovrani erano rivestite di velluto ed erano poste su un piano rialzato. Mentre quelle dei principi erano state sistemate sulla base, disposte in modo che tutti potessero guardare il campo senza avere difficoltà.

Lise si guardava attorno, estasiata.

Non aveva mai visto niente del genere e di certo i film non si potevano paragonare alla realtà. Quando aveva saputo che si sarebbero organizzati dei giochi, aveva tempestato Loki di mille domande per sapere se erano come aveva letto su internet o visto alla tv e, lui, tra una seccatura e l'altra, aveva risposto bene o male che lo erano. Se fosse stato solo per togliersela di torno o perché era la verità, questo Lise lo avrebbe costatato direttamente quella mattina e da ciò che vedeva adesso, sembrava che finora tutto corrispondesse alla realtà.

La cosa che più la eccitava, era che sarebbe stata seduta in tribuna d'onore, sull'impalcatura principale destinata alla famiglia reale, che adesso seguiva in silenzio senza mancare di guardare con gli occhi lucidi tutto ciò che vedeva.

Soprattutto quando giunsero dinanzi all'impalcatura.

Ancora non ci credeva che fosse tutto vero, che sarebbe stata lì, seduta su una poltrona con i reali a guardare quegli spettacoli che facevano nel medioevo e che mostravano i film.

«Lise, andiamo» La chiamò Thor, che si apprestava a salire le scale di legno.

Lise si riscosse e annuì. Sollevò quel tanto che bastava gli strati satinati dell'abito per salire, facendo attenzione a non inciampare, aiutata da lui. Quando fu sulla piattaforma di legno, quasi non ci credeva. La vista dava sul lungo percorso, separato al centro da varie transenne di legno.

Occuparono tutti ognuno il proprio posto, almeno loro, sulle varie poltrone. Mancavano solo i Vanir, che li raggiunsero poco dopo.

Skadi e i figli salutarono tutti con dei sorrisi luminosi, Njord lo fece solo per accondiscendenza e non mancò di non guardare in faccia Loki, se non per rivolgergli un mezzo sorriso irritato che il principe di Asgard ricambiò in altrettanta maniera.

Lise, che aveva notato la scena, non poté non chiedersi perché si fossero guardati in quel modo e di certo non avrebbe potuto fare alcuna domanda, poiché lo squillo di tromba assordante richiamò l'attenzione di tutti e quasi le spaccò i timpani.

Un cavaliere, al galoppo, con un'armatura fatta di cuoio e pelle, con protezioni metalliche alle braccia, si fermò dinanzi alla famiglia reale ed eseguì un inchino.

Poi, si avvicinò, dalla parte opposta, un altro cavaliere. Anche lui aveva una corazza di cuoio e un lungo mantello azzurro a scendere dalle spalliere metalliche. Condusse il cavallo vicino all'impalcatura e si sporse per consegnare una rosa bianca alla principessa Freya, che esultò felice e si avvicinò velocemente per prendere il dono dalle mani del cavaliere.

Annusò il suo profumo e guardò il cavaliere con un sorriso malizioso o almeno era quello che sembrava essere.

«Vi ringrazio mio signore. Farò il tifo per voi.»

Swan Ice- L'Anello del NibelungoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora