Una buona possibilità lavorativa

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Quando mi svegliai Cole dormiva ancora, lo sguardai sorridendo ma poi tornai alla realtà.
Sentii delle voci che andavano e venivano fuori dalla mia porta.
"Oggi tra l'altro devo anche fare la lavatrice" disse mia madre "George, dove stai andando?" chiese.
"Da nessuna parte, mi sono cambiato perché tra poco arriva Alex" rispose mio fratello.
"Io vado allo studio, Gregg è già andato a lavoro. Penso che sarò di ritorno per il pranzo ma non aspettatemi" disse mia madre scendendo le scale.
Sentii la porta al piano di sotto chiudersi e anche quella della stanza di George, non volevo muovermi per non svegliare Cole, chiusi di nuovo gli occhi e quando li riaprii Cole non era al mio fianco. Sentii l'acqua scorrere nel bagno e io lo aspettai.
Dopo una decina di minuti uscì dalla stanza con un asciugamano legato in vita e senza maglia, rimasi a guardarlo imbarazzata mentre lui si avvicinò per darmi il buongiorno e un bacio.
Presi un jeans, un top, una giacca e andai in bagno per lavarmi e prepararmi. Quando uscii Cole era già pronto e scendemmo insieme al piano di sotto.
"Buongiorno, quando sei arrivato?" chiese George battendo un pugno a Cole.
"Ieri sera, avevo bisogno di parlare con lui ed è subito arrivato" rispose John dando una pacca sulla spalla a Cole.
Facemmo una breve colazione e nel mentre arrivò anche Alex.
"Noi usciamo, ragazzi mi raccomando Liebe" dissi aprendo la porta.
George e Alex annuirono e noi uscimmo, ci recammo alla fermata del bus e scendemmo in piazza, Bryce e Mad erano già lì.
Quando finalmente eravamo tutti arrivarono due suv grandi a prenderci, i vetri erano oscurati e non si vedeva niente.
Giunti alla metà, l'autista aprì la portiera e avanti a noi vedemmo una grande agenzia, le persone uscivano da lì scendendo le scale con un'espressione felice, ci salutarono anche se non ci conoscevano.
Salimmo le scale e all'entrata c'erano dei bodyguard.
"Buongiorno, prego, da questa parte" disse una donna facendoci segno di seguirla.
All'interno c'erano vari gruppi che lavoravano, salimmo al terzo piano e la signora ci disse di aspettare in sala d'attesa.
Ci guardammo intorno, il posto era così bello, le persone lavoravano con la musica e c'era un'aria di allegria, era molto colorata e sui muri c'erano tante foto dei dipendenti.
"Il signor Nugnez vi sta aspettando nel suo ufficio" disse la donna facendoci strada, bussò alla porta e la aprì appena ebbe il consenso, ci sorrise e andò via chiudendo la porta.
"È un piacere avervi tutti qui, accomodatevi dove volete" disse il signor Nugnez stringendo la mano a tutti.
Ci sedemmo tutti sul lungo divano a forma di L.
"Dunque, io sono Alvaro Nugnez, chiamatemi pure per nome. Ho sentito parlare molto di voi, soprattutto da molte persone che lavorano all'interno di questa azienda. Durante la pausa pranzo mi è capitato di vedere spesso i vostri panini in giro, molti li ordinavano, altri li prendevano direttamente nel locale per poi portarli qui, li ho assaggiati personalmente e li trovo davvero deliziosi" disse sorridendo, si prese una pausa e ricominciò a parlare "mi piace come funziona il vostro locale, l'idea del tablet per fare le ordinazioni lo trovo geniale e anche lo stile che avete associato è magnifico, ma ho letto che molte persone ci sono rimaste male per la chiusura improvvisa, c'è il rischio di perdere un bel po' di clienti e non penso ve lo meritiate. Vi propongo una cosa, dato che non mi sembra giusto copiare la vostra idea, avevo pensato ad una collaborazione. Pensate, il vostro marchio conosciuto non solo nella vostra città, potremmo aprire vari locali in Brasile, America. Voi deciderete tutto com'è giusto che sia, avete una squadra qui, persone che si metteranno a disposizione" aggiunse stupendoci.
Restammo in silenzio finché Cas fece una domanda.
"E lei cosa ci guadagna?" chiese.
"Più che altro vorrei aiutarvi, siete in tanti e detto onestamente, dividendo la somma tra voi non penso portiate molto a casa. Io alla vostra età ero così, tirai sù un negozio con mio fratello e il mio migliore amico, guadagnavamo si ma dovevamo dividerli e la somma si rimpiccioliva soprattutto perché dovevamo far funzionare il negozio, pagare le tasse. Preferisco investire su di voi poiché siete ancora giovani, abbiamo le basi per aprire altre sedi. Qui c'è posto per voi, ci sono già delle sale libere che potrete trasformare in uffici. Nei vostri locali potremmo mettere persone che sono in cerca di lavoro, sarete a capo di tutto, io mi occuperò solo dei pagamenti e vi avviserò per delle novità" rispose per poi aprire una cartellina "questo è il contratto, leggetelo con calma e prendetevi il tempo che volete. Potete anche portarlo via, ho una copia, vi lascio anche il mio numero di telefono" disse consegnandoci un bigliettino.
Lo salutammo e con un'espressione ancora confusa andammo via. I due suv ci riportarono in piazza e noi andammo al locale per discutere della situazione.

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