Un nuovo inizio?!

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"La nuova" così mi chiamavano gli sfigati del paese nonostante sapessero il mio nome.
Io, mia madre e mio fratello ci trasferimmo in una nuova città poiché mia zia stava passando un periodo difficile, doveva affrontare la gravidanza da sola, lontano da mio zio che lavorava come militare. Mia madre era una psicologa, appena sistemammo casa si mise alla ricerca di un suo spazio, comprò un piccolo locale facendolo diventare il suo studio, ci lavorava solo il pomeriggio durante la mattinata era la psicologa del liceo che frequentavo.
Mia mamma lo considerava un nuovo inizio, la nostra situazione familiare faceva letteralmente cagare, mentre mia madre che si occupava dei problemi altrui, doveva fare i conti anche con la nostra vita.
Due anni fa, mia madre scoprii il tradimento di mio padre, bruciò i suoi vestiti e lo cacciò di casa. Lui veniva a trovare tutti i giorni portando dei tulipani a mia madre, convinto che bastasse quel gesto per recuperare il rapporto. Mia madre odiava i tulipani e mio padre non lo aveva mai capito nonostante a tavola, ci fosse un vaso ingombrante pieno di ortensie. L'unica cosa che voleva mio padre era una chance, l'unica cosa che mia madre voleva da lui era che lui sparisse.
Con padre non avevamo un buon rapporto ancor prima della separazione dei miei, lui aveva già scelto il mio futuro. Era un professore di francese e voleva che seguissi le sue orme oppure che entrassi a far parte nel mondo della moda, diventando una stilista magari. Non provavo interesse per la lingua francese, lo conoscevo solo perché mia nonna paterna era nativa di lì e voleva a tutti i costi che imparassi la lingua.
L'unico che ci teneva a mio padre era mio fratello Georgie, terzo anno di liceo è un gran rompipalle. Mia madre gli raccontò una versione diversa, gli disse che papà andò via perché non andavano più d'accordo. Non la prese bene ma imparò a conviverci.

Ricordo il primo giorno che arrivai in paese, due ore dopo suonarono alla porta. Mia madre aprì e fu in quel momento che vidi per la prima volta Camila Mendes, i suoi genitori e sua sorella che aveva un anno in meno a Georgie.
"Questo è un piccolo pensiero per voi, benvenuti, siamo i vostri vicini e per qualsiasi cosa contate su di noi" disse la signora Mendes.
Ci portarono dei cesti di dolci fatti in casa.
"Sono al cioccolato bianco" sussurrò Camila porgendo il cesto.
Capii in quel momento che sarebbe stata una mia amica, potevo davvero contare su di lei, per qualsiasi cosa.

Camila, che chiamavo Mila, divenne per i primi giorni la mia guida a scuola. Mi dava tutti i giorni un passaggio per andare e tornare da scuola, passava sempre a prendere un suo amico ed è così che conobbi Casey Cott, io e Mila lo chiamavamo Cas.
Il nostro diventò subito un trio fantastico.
Loro mi chiavano Lirt, unendo le prime due lettere del mio nome (Lili) e la ultime due del mio cognome (Reinhart).

Dylan Sprouse, fu la prima persona che Mila mi fece conoscere, era il rappresentate d'istituto da ben tre anni, circondato sempre dalla sua ragazza Barbara Palvin e dal suo migliore amico Alex Scott.
"Tutti parlano con lui così poi riferisce il messaggio alla preside, ricorda di non confonderti con suo fratello" disse indicando un ragazzo con lo sguardo.
Fu la prima volta che vidi Cole Sprouse, "È sempre circondato dai soliti tre; John Diaz, Noah Davis e Charles Melton, l'ultimo è la crush" disse sorridendo.
Erano gli stronzi della scuola, quelli che prendevano per il culo tutti e combinano guai.
Chiesi a Mila come facevo a distinguere i gemelli, non volevo iniziare con il piede sbagliato.
"Semplice, Dylan fa rispettare le regole, Cole le infrange" rispose Mila chiarendomi le idee.

Dylan era davvero rispettato da tutti, per merito suo la scuola aveva un vasto giardino all'aperto dove poter pranzare, studiare o semplicemente stare in compagnia. Quel liceo mi piaceva, oltre alle lezioni che avevamo con i professori, c'erano delle aule con vari laboratori come ad esempio il laboratorio di disegno del professor Matthew Collins, era il professore può giovane, lasciava gli alunni liberi di ascoltare la musica con le cuffie in modo da non disturbare gli altri, così da aprire del tutto la mente e lasciarsi trasportare.
C'era il laboratorio sportivo del professor Andrew Mitchell, che comprendeva la pallavolo, basket, tennis, molte ragazze si iscrivevano solo per vedere i muscoli del prof.
C'era il laboratorio di fotografia della professoressa Eyla Lopez.
E l'ultimo laboratori della professoressa Olivia Parkes che comprendeva il nuoto, la scuola aveva una piscina sotterranea enorme.
Inoltre nel liceo si praticava il football e il rugby.
Il liceo dei sogni ma io arrivai tardi, a fine anno, mancavano pochissimi mesi per l'esame ma non avevo difficoltà con lo studio. Prima di trasferirci la preside mi inviò gli argomenti che i ragazzi stavano studiando per controllare se con la vecchia scuola mi trovavo di pari passo ed effettivamente era così.
Era un liceo moderno, grande e ben attrezzato, in un piccolo paese noioso.
Tutti ne parlavano bene.

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