Bye bye

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"Come si sente?" chiesi.
"Perché ti interessa?" chiese la donna alzandosi.
"Ma che domande di merda fa? È umana oppure no?" chiesi.
"Non usare questo tono con me ragazzina" disse puntandomi il dito contro.
"Se pretende rispetto deve anche imparare a portarlo" risposi alzando il tono.
"Non permetterti di darmi lezioni di vita" disse urlandomi contro.
"Che succede?" chiesero dei poliziotti che arrivarono a causa delle urla.
"Calmiamoci tutti, Lili vieni, ti porto nel corridoio a prendere un po' d'aria" disse Gregg.
Lo seguii e nel frattempo cercai di calmarmi, mentre stavo camminando il mio sguardo cadde all'entrata, sul divano vidi Cole e mia madre.
"Non farlo, so a cosa stai pensando" disse Gregg.
Ma quando notai che Cole spostò lo sguardo su di me feci ciò che mi sentivo di fare.
Corsi verso di lui per poi abbracciarlo forte, dei poliziotti corsero verso di me.
"Come stai?" chiese prendendomi il viso tra le sue mani.
"Bene, Cole perché non sei in azienda?" chiesi.
"Non me la sentivo, nemmeno gli altri volevano andarci ma alla fine Gregg ci ha detto che tu hai insistito, torneranno qui" rispose baciandomi.
"Allontanatevi" disse un poliziotto.
Guardai mia madre per poi abbracciarla, percepii la sua preoccupazione, sia lei che Cole avevano delle espressioni stanche e sicuramente non avevano riposato neanche un po'.
Il poliziotto mi prese il braccio per poi tirarmi cercando di allontanarmi.
"Le fai male" disse Cole spostando la mano.
L'uomo in divisa stava per dire qualcosa ma io evitai che si creasse un caos soprattutto vedendo l'espressione di Cole.
"D'accordo andiamo" dissi allontanandomi mandai un bacio con la mano e il poliziotto mi portò in una stanza diversa.
"Qui c'è un letto, puoi riposarti" disse indicandomi un lettino.
Chiesi di parlare con l'uomo che mi fece le domande e il poliziotto mi disse di aspettare qui, chiuse la porta e andò via.
La stanza era piccolissima c'era un letto, una sedia, un piccolo tavolo rotondo e una finestra molto in alto che aveva delle sbarre di ferro, si notava solo il cielo e io rimasi a fissarlo fino a che la porta si aprì.
"Volevo vedermi?" chiese.
Annuii per poi chiedergli come stesse Kevin.
"Ci hanno riferito che sta bene, quando si è svegliato era come se non fosse successo nulla ma per il momento abbiamo pensato di farlo riposare" rispose.
"E io? Devo restare qui?" chiesi.
Si guardò alle spalle per poi chiudere la porta.
"Gregg sta facendo il possibile e molti di noi lo stiamo appoggiando, io dovrò continuare a farti domande e tutto ciò che mi ordineranno di fare ma tu devi mantenere la calma soprattutto con la mia collega, anche se lei ti mette in difficoltà, se vi scontrate potrebbe andare a tuo sfavore" rispose a bassa voce.
Annuii per poi restare da sola.
Girai per la stanza canticchiando e quando decisi di sdraiarmi sul letto sentii dei passi vicini.
La porta si aprì e un poliziotto mi disse di seguirlo. Mi ritrovai di nuovo in quella stanza fredda, mi sedetti per poi a sbuffare.
Aspettai un po' e rimasi sorpresa nel vedere la persona che entrò.
"Signora Yvonne, perché ce l'ha così tanto con me?" chiesi guardando la madre di Kevin.
"Tu! Per colpa tua mio figlio è cambiato, è andato in depressione, gli hai rovinato la vita e hai macchiato il nome della nostra famiglia" rispose avvicinandosi.
"Lei sa benissimo che non sono stata io" dissi trovandomi con le spalle al muro.
"Io ti odio, profondamente ma tranquilla, arriverà il tuo turno. Solo in quel momento capirai come si sente mio figlio" disse avvicinandosi ancora di più.
Non capii a cosa si stesse riferendo ma cercai di restare tranquilla, rimasi in silenzio per non aggravare la situazione, cercai di allontanarmi ma inaspettatamente la signora Yvonne mi graffiò il viso con le sue unghie, per difendermi la spinsi e lei cadde urlando per farsi sentire.
Due poliziotti entrarono per poi soccorrerla mentre io restai a guardarla, iniziò a darmi la colpa, a dire che desideravo che sbattesse la testa a terra mentre io chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per mantenere la calma.
"Venga con me a bere un po' d'acqua" disse un poliziotto portando via la signora Yvonne mentre l'altro mi disse di seguirlo.
Tornai in quella piccola cameretta e notai un vassoio, non mangiai nulla, rimasi seduta sul letto finché non entrò l'uomo delle domande con una signora, quest'ultima aprì una cassetta e mise qualcosa su un pezzo di ovatta per poi tamponarlo sui piccoli graffi sul viso, mi trattenni anche se avrei voluto urlare dal dolore.
"Grazie, può andare" disse riferendosi alla donna che poi andò via.
"Di cosa verrò accusata adesso?" chiesi.
"La mia collega ha montato una piccola telecamera all'interno della stanza appena ci è giunta la notizia che la madre del ragazzo voleva vederti, sfortunatamente l'audio era difettoso e non abbiamo sentito ma fortunatamente abbiamo visto cos'è successo e chi ha iniziato, hai agito per difenderti. Porto con me un'altra notizia, ovvero, mi hanno comunicato che c'è l'opportunità di vedere Kevin, vuoi andarci?" chiese.
Annuii per poi seguirlo, mi fecero uscirà da una porta sul retro ed entra in macchina.

Arrivammo in ospedale e tramite il vetro riuscii a vedere Kevin, stava mangiando con lentezza come se provasse dolore nel muoversi, non si era accorto di noi.
L'infermiera entrò e iniziò a parlare con lui che alla fine annuì.
"Ha detto che se la sente di parlare, però vorrei mettervi in guardia, non fatelo agitare e se il ragazzo eviterà la domanda vi prego di non insistere, se si innervosisce non fa bene alla sua salute" disse l'infermiera.
Annuii e prima di entrare, l'uomo che mi accompagnò mi mise in tasca un registratore già acceso.
"Lili, che ci fai qui?" chiese sorpreso.
"Sorpresa" risposi facendo una risata per sdrammatizzare.
"Beh una piacevole sorpresa" disse sorridendo.
"È buono?" chiesi indicando il cibo.
"Mica tanto, vuoi assaggiare?" chiese con un'espressione per niente felice.
"Grazie, come se avessi accettato" risposi mentre lui rise "come ti senti?" chiesi sorridendo.
"Addolorato ma per il resto va tutto bene, ho fatto una bella dormita" rispose.
Rimasi sorpresa, parlava bene e sdrammatizzava molto.
"Dunque, come ti è arrivata la notizia?" chiese.
Mi bloccai, da un lato avevo paura che lui si agitasse dall'altro però era il momento adatto per porre fine alla situazione che stavo vivendo.
"Qualcosa non va?" chiese.
"Va tutto bene" risposi sorridendo.
"Con quell'espressione poi, che ti è successo in faccia?" chiese.
"Poi ti racconto, posso chiederti una cosa? Se non ti va di parlarne dillo tranquillamente" dissi.
Kevin annuì e io gli chiesi cosa fosse successo e perché era arrivato a quel punto.
Lui sospirò per poi evitare il mio sguardo "io sto frequentando una ragazza, è così comprensiva con me, mi ha sempre convinto del fatto che dentro di me c'è una parte pura, buona, che non vede l'ora di emergere. Non che fossi cattivo, ero semplicemente incasinato, preso di mira da tutti, considerato uno sfigato. Nonostante ciò, non mi sono mai sentito libero, a mia madre non piace perché dice che è la classica ragazza bella senza cervello, lei aspira ad altro ma non è ciò che voglio. Quella sera avevo litigato con entrambe, sono uscito e arrivato al parco ho visto che molta gente si dirigeva in una sola direzione, ho seguito la massa e mi sono ritrovato ad una festa, già che ero sul posto pensai di ballare fino allo sfinimento, di fare nuove amicizie, insomma di liberare un po' la mente. A quella festa giravano delle cose e un ragazzo mi disse che con quelle mi sarei sentito meglio e io sono stato così stupido da assumere molte dosi" rispose per poi bere un po' d'acqua.
"Ti rendi conto che hai rischiato grosso? Potevi non essere qui adesso" dissi cercando il suo sguardo.
"Lo so, ho imparato la lezione" rispose per poi spostare lo sguardo verso la porta, vide dalla finestra due poliziotti e un uomo e mi chiesero chi fossero.
"Mi hanno accompagnata" risposi sorridendo.
"Perché la polizia? Che succede?" chiese.
Sospirai prima di parlare.
"Tua madre mi ha accusata dicendo che sono io la causa di tutto ciò" risposi.
"No! Non è colpa tua ma perché parla senza sapere, perché si mette in mezzo? Questa è una cosa che odio perché non cerca di capirmi invece di sprecare tempo a puntare il dito!" disse alzandosi.
"Kevin! Kevin! Calmati oppure mi faranno andare via" riempii il bicchiere d'acqua e lui lo prese per poi berlo subito.
"Mi dispiace, ti sei trovata di nuovo in mezzo ad un casino a causa mia" disse mettendosi le mani avanti al viso, le tolse improvvisamente per poi guardarmi "aspetta...i graffi? È stata lei?" chiese.
Lo guardai senza rispondere, si avvicinò alla finestra con le mani tra i capelli.
Quando entrò l'uomo delle domande Kevin era ancora girato, gli passai il registratore per poi cercare di capire lo sguardo di Kevin.
"Kevin, io sono Jeff, ho accompagnato Lili ma adesso è il momento di andare" disse facendomi cenno di uscire.
Annuii e mentre lui uscì io salutai Kevin.
"Non mi guardi neanche?" chiesi.
"Con quale coraggio dovrei guardarti Lili?" chiese continuando a fissare la finestra.
Gli presi delicatamente il braccio per farlo girare verso di me..
"Se quella ragazza ti fa star bene vivitela. Se andrà andrà, se non funzionerà pazienza. Vivi la tua vita, devi pensare tu a te stesso perché altrimenti nessuno lo farà. Pensaci due volte prima di fare una cosa ma soprattutto purifica la tua anima, solo così potrai ricominciare" dissi per poi salutarlo.
Kevin mi abbracciò e mentre ero tra le sue braccia spostò il suo viso per guardarmi.
"Grazie Lili, sei una persona meravigliosa" sussurrò, notai che mi guardò le labbra e io mi allontanai prima che potesse fraintendere.

Per tutto il tragitto in macchina Jeff ascoltò la registrazione "hai fatto un buon lavoro, questo sarà a tuo favore e basterà come prova" disse.
Mentre Jeff andò a far ascoltare la registrazione al suo capo, un poliziotto mi accompagnò di nuovo in quella stanza, il vassoio era ancora lì ma io continuai a non mangiare nulla.
Dopo un paio di ore finalmente ricevetti buone notizie
"Torniamo a casa" disse Gregg sorridendo.
Nel corridoio notai la donna arrogante che cercò di incastrarmi.
"Bye bye" dissi salutandola con la mano e passandole avanti con un sorriso.

Scrivimi quando arrivi a casa!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora