Passarono un paio di giorni, mio zio tornò in città per stare accanto a mia zia.
Mila ci tenne aggiornati sulla situazione con la sua crush, Charles la invitò a cena fuori e lei non vedeva l'ora nonostante volesse andarci piano.
Da quando eravamo arrivati in città, passavamo le nostre domeniche a pranzo da mia zia, una domenica però mio fratello si chiuse in camera dopo aver ascoltato mia madre.
Ci ritrovammo tutti e tre seduti al tavolo, mia madre sembrava nervosa.
"Io..probabilmente mi odierete per quello che sto per dirvi ma ho bisogno di parlare con qualcuno e soprattutto voglio essere sincera con voi" disse per poi bere un bicchier d'acqua "una settimana ho incontrato un signore, abbiamo iniziato a parlare e mi è sembrato gentile. Lui è vedovo, abbiamo spesso mangiato un sandwich insieme al bar fuori scuola e...non so, mi sono trasformata in una bambina, ho sentito le farfalle nello stomaco e pensavo di presentarvelo...a lui farebbe molto piacere conoscervi" aggiunse guardando entrambi.
"Che schifo, vedo che hai dimenticato velocemente papà" disse mio fratello salendo al piano di sopra.
Mia madre rimase senza dire una parola, io salii al piano di sopra per parlare con George.
Si chiuse dentro a chiave, rimasi fuori la porta seduta per terra, sentii cadere degli oggetti e quando aprì la porta ed entrai, la sue mensole erano per terra, come la sedia che aveva rotto e l'anta dell'armadio.
Aspettai un po' prima di parlarci, quando si calmò iniziò lui ad aprir bocca.
"Io so la verità, so che mamma e papà si sono separati perché lui l'ha tradita. Ero dietro la porta quando loro litigavano, so che mamma è stata malissimo e non vuole più vederlo e so anche che papà non ha mai capito mamma" disse guardando fuori dalla finestra "ti chiederai perché allora sto dalla parte di papà e la risposta è semplice, non sto dalla sua parte. Ascoltare i miei compagni di classe che parlano bene della loro famiglia unita mi rendeva triste e pensare che un giorno sarebbero tornati insieme mi faceva comodo, tutto qui" aggiunse, iniziò a piangere e io lo abbracciai forte.
"Non pensi che se lo merita dopo tutto quello che ha passato?" chiesi facendogli i grattini sul braccio.
Georgie annuì, si asciugò le lacrime sulla mia maglia e scendemmo giù.
"Dovreste organizzare una cena così lo conosciamo" disse mio fratello guardando mia madre che appena sentì le sue parole corse ad abbracciarlo.Ci preparammo per andare da mia zia, restammo a casa sua fino a sera.
Mio zio ci raccontò ciò che aveva fatto in missione, mio fratello gli fece un sacco di domande e ascoltava attentamente i suoi racconti.
Da grande George voleva fare il conduttore, avere un programma televisivo riguardante il calcio. Quando andavamo in vacanza portava sempre con se il pallone e trovava sempre qualcuno per giocarci insieme. Il nonno gli insegnò a giocare a calcio, era l'allenatore di un gruppo di ragazzi nella città dove vivevano prima, conobbe anche molti calciatori e fu lui a portare George la prima volta allo stadio e a fargli firmare la palla dai giocatori della sua squadra preferita. Teneva quel pallone in camera sua, posizionato su una mensola che nemmeno lui riusciva ad arrivarci.Il giorno seguente.
Charles passò a prendere Mila, io presi il pullman e dato che arrivai in anticipo feci un giro restando nei paraggi.
"Ehi, sto andando a fare colazione vieni con me?" chiese una voce alle mie spalle.
"No, dopo aver scoperto il tuo vero nome" risposi ridendo, continuai a camminare senza voltarmi.
"Tutti mi chiamano John quindi chiamami così, il cornetto lo vuoi con cioccolato?" chiese, risposi di no ma lui mi tirò correndo al bar.
Finita la colazione facemmo una passeggiata per il cortile della scuola, mancavano ancora un bel po' di minuti. Mi appoggiai al muretto mentre John raccontò una delle sue battute, abbassai lo sguardo facendo una piccola risata, mi prese il viso con le mani e mi baciò inaspettatamente.
Lo guardai imbarazzata, lui continuò.
Iniziai a chiedermi se il ragazzo della festa in maschera fosse John. Iniziai a fargli i grattini sul polso e pian piano cercai di alzare la manica della camicia per controllare se ci fosse il tatuaggio ma all'improvviso John si voltò, vide che gli altri iniziarono a correre e noi facemmo lo stesso perché significava che la campanella era suonata.
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Scrivimi quando arrivi a casa!
FanfictionUna famiglia si trasferisce in città con l'intento di dimenticare il passato e iniziare una nuova vita ma sarà molto difficile ripartire. Iniziano a crearsi nuovi gruppi, nuove amicizie. I ragazzi del paese riusciranno a superare gli ostacoli che l...