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Stavo facendo un bellissimo sogno quando vengo disturbata dalla suoneria del mio cellulare.

Senza controllare chi sia e tantomeno che ora siano, rispondo con ancora gli occhi chiusi.

"Pronto?" dico con la voce impastata dal sonno.

"Sei ancora della stessa idea di qualche ora fa, vero?" chiede Nicolò e riconosco subito la sua voce, quella un po' brilla ma abbastanza sobria da ricordare cosa mi sta chiedendo.

"Smettila di bere, sennò-"

"Cosa? Sennò cosa?" ridacchia.

È a casa, sento solamente la sua voce, nessuna musica e nessuna ragazza a fargli la corte. Già bastano tutti quei commenti che leggo sotto i suoi post.

Ragazze so che è bello, ma è off-limits.

"Sennò ci vai a vivere da solo in quella meravigliosa casa"

"Che stai facendo? Sei a letto?" continua a ridere, cercando in tutti i modi di non fare casino.

Tolgo il cellulare dall'orecchio e controllo l'orario.

"Sono le quattro del mattino, Nicolò, cosa pensi che io stia facendo?"

"Non so magari stai pensando alle mie mani su di te, a come ti tocco quando siamo soli in camera da letto, a come ti guardo, a come mi eccito-"

Oh ok, stiamo superando il limite.

"Frena, fermati, ho capito cosa intendi. E no, stavo dormendo come un angioletto. Tu perché sei ancora sveglio?E perché stai bevendo?" ora tocca a me fare le domande, signor montato, e vedi di trovare una scusa plausibile.

"Non riuscivo a prendere sonno, soprattutto sapendo che domani andremo di nuovo nella nostra casa, solo io e te , senza nessuno che ci disturba, il solo pensiero me lo fa venire duro. E anche se non lo ammetti, so che adesso stai sorridendo, perché lo sto facendo io" mi becca. Siamo in chiamata ma mi conosce quasi meglio di me stessa.

"Cosa te lo fa venire duro?" vuole giocare? E allora giochiamo.

"Da quando siamo così scurrili, principessa?"

"Che fai? Ora eviti la domanda? Dimmi, Nicolò, cosa te lo fa venire duro?"

In questo preciso momento, mi sento un po' Lucifer, quando recita la sua solita battuta:
Dimmi. Che cosa desideri?

"Tante cose credimi. La tua voce ancora assonnata che dice il mio nome sicuramente è tra queste. Immaginarti stesa accanto a me in questo momento, che mi lecchi il collo, con quella dannata lingua che ti ritrovi non è esclusa e se vuoi ancora un altro esempio posso aggiungere il ricordo di te e me sul tuo letto a Londra che ce la passavamo bene, mentre i tuoi amici dormivano nella stanza accanto"

È stato chiaro ed è per questo mi scappa una risata, seguita anche dalla sua.

"Vai a dormire stupido, ci vediamo domani. A che ora hai intenzione di passare da casa? Perché questa volta vorrei almeno finire di fare colazione" domando tornando a stendermi sul materasso.

"Anche adesso se vuoi, insomma perché aspettare? Vediamo l'alba in un posto e poi ci andiamo"

"Sei serio? Perché io ci credo davvero"

"Mai stato così serio, santarellina"

Ancora una volta mi spiazza. Cosa dovrei dirgli adesso? Sono abbastanza grande per decidere senza il permesso della mamma, ma non voglio che si preoccupi se non dovesse trovarmi nel mio letto domani mattina.

"Allora vestiti immediatamente, ti aspetto fuori casa" sussurro alzandomi prendendo un paio di shorts neri e una maglietta azzurra dall'armadio.

"Che ne hai fatto della mia Sofia? Esci da quel corpo" alza leggermente la voce.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora