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"Siamo pronte per vedere Nico in tv?" chiedo ironicamente sprofondando sul mio divano, seguita subito dopo da Benedetta e da sua mamma.

"Mi piace il tuo entusiasmo" ride Benedetta rubandomi una delle mie patatine.

Dopo la cena a casa sua, credo di essere riuscita a calmarla, almeno un pochino. So quanto possa essere difficile convivere con un peso come quello, la paura costante che possa succedere qualcosa di brutto.

Nicolò oggi gioca in nazionale e non potrei mai essere più orgogliosa di lui, vederlo con quella maglia azzurra mi fa luccicare gli occhi.

"Ferma così!" urla mamma prima di scattare una foto.

Le rubo subito il telefono per vederla e ci sono io che fisso la televisione con le gambe incrociate e un sorrisone enorme.

"Contro chi giochiamo?" chiedo girandomi verso mio cugino Luca, sperando in una risposta almeno un po' comprensibile.

"Olanda, sono forti ma fidati noi di più" sorride malizioso per poi dare una gomitata alla sorella, che lo guarda male.

Sono tremendamente in ansia per lui, per la squadra, per tutto.

La partita inizia e Nicolò, come mi aveva preannunciato, è titolare. Corre sulla sua fascia facendo vedere quanto vale.

"Stanno giocando benissimo" urlo quando un giocatore dell'Italia recupera la palla lanciandola verso un suo compagno.

"Non ti esaltare tanto, per vincere non basta saper giocare bene, bisogna anche segnare. Mancano cinque minuti alla fine del primo tempo" controbatte Luca seccato, obbligando mi a girarmi verso di lui per fargli una linguaccia.

Ad un tratto Benedetta mi afferra la mano stringendola fortissimo ed inizia ad urlare qualcosa di incomprensibile. Mi giro nella sua direzione e lei tiene lo sguardo fisso sulla televisione. Una volta giratomi anche io, il cuore mi si blocca.

Nicolò per terra che si dimena per il dolore.

"Cazzo, cazzo, che è successo?" chiedo urlando avvicinandomi alla tv.

"Stai tranquilla" mi abbraccia Carla da dietro.

Come faccio a restare tranquilla!

Mi giro verso Matilde per cercare conforto, ma anche lei ha le lacrime agli occhi e non sa cosa fare. È spaventata e vorrebbe solo abbracciare suo figlio. Mi avvicino a lei e lo faccio io, l'abbraccio e una gocciolina scende sulla guancia.

"Voglio sapere cosa è successo. Noi dobbiamo saperlo, vero?" chiedo ancora con la voce tremante.

"Si Sofia, lo sapremo, per ora pensa
che lui è forte, ha già superato un dolore simile, può farcela di nuovo" mi consola la sorella, con i suoi occhi enormi.

Ricordo bene quella sera di metà gennaio, io a casa mia a Londra, ancora ignara di quello che sarebbe accaduto qualche mese più tardi, mentre vedevo la partita in videochiamata con la mamma e il papà.

"Vedi si è alzato, cammina, sicuramente non sarà tanto grave" dice Luca mettendomi una mano sulla spalla.

Ultime parole famose!

Il resto della partita ho smesso di guardarla, controllo il cellulare ogni due per tre, aspettando un suo messaggio, che mi rassicuri e che mi dica lui sta bene, che tornerà a casa e potremo fare l'amore come la prima volta.

All'improvviso mi pervade un dolore lancinante allo stomaco, una nausea pazzesca mi obbliga a correre nel bagno e a inginocchiarmi davanti al water. Carla, dietro di me, mi solleva i capelli mentre in qualche modo cerca di non far sporcare ulteriormente il pavimento.

"Ei, stai bene?"

"Si C, un dolore improvviso, penso sia tutta l'ansia per Nicolò" confesso lavandomi la faccia e i denti.

"Sei sicura non sia altro?"  domanda poi. Capisco subito dove vuole andare a parare per questo la guardo male.

Dopo essermi sistemata torno in cucina, dove la mamma e Matilde preparano qualcosa da mangiare.

"Tesoro, va tutto bene? Hai una faccia orribile"

"Oh ma grazie mamma, anche tu sei bellissima" la prendo in giro sedendomi su una della sedie attorno al tavolo.

"Sofi, un messaggio vocale da Nico" urla Benedetta dal salone correndo verso di me.

Sblocco il cellulare che lei stessa mi porge e insieme ascoltiamo l'audio.

"Amore, so che probabilmente stai guardando la partita, volevo solo dirti che io in fin dei conti sto bene, ho un dolore fortissimo al ginocchio, domani faremo delle analisi e scopriremo cos'è. Avvisa tu la mamma e Bene e ricordati che ti amo. Se vuoi stasera, appena arrivo in albergo, possiamo fare un videochiamata, mi manchi tanto"

Al suono della sua voce roca e dolorante, mi si spezza il cuore. Mi piego per terra, poggiando le ginocchia sul pavimento, lasciandomi completamente andare.

Le ore passano ma il senso di vuoto che sento al pensiero di lui in un letto di ospedale non svanisce.

Una volta finita la partita e rimaste in casa solo io e la mamma, mi chiudo in camera, aspettando la chiamata da Nico.

Voglio vederlo, voglio sentire la sua voce. Ne ho bisogno.

Dopo pochi minuti infatti, il suono fastidioso delle chiamate di Skype risuona nella stanza. Mi alzo velocemente dal letto e rispondo senza pensarci due volte.

"Ciao" sorride lui.

"Ciao, come stai? Ti fa tanto male? Senti che sia qualcosa di tanto grave?" lo tartasso di domande senza neppure accorgermene.

"Amore, respira" ridacchia lui "Penso sia il legamento, è un dolore troppo forte per essere un muscolo. Spero solo non sia rotto. Ma tu tranquilla, appena torno a Roma ti faccio mia in venticinque modi diversi, un infortunio non mi fermerà mica"

"Porco maniaco, anche da infortunato sei incorreggibile"

"Ma mi ami per questo, ammettilo" gli sorrido dolcemente per poi tornare seria.

"Quando torni qui?" chiedo all'improvviso, dopo qualche secondo di silenzio.

"Il prima possibile, te lo giuro. Amore ora però devo chiudere, devo fare dei controlli domani mattina presto, appena finisco ti scrivo" annuisco e gli dico che lo amo, prima di vederlo scomparire.

Prima di distendermi nuovamente sul mio letto, prendo il cellulare e gli scrivo un messaggio.

Nicolò cazzo, mi hai fatta quasi morire. Ti amo così tanto, non farlo mai più.

Una volta mandato, mi rendo conto effettivamente di quello che ho scritto. Gli sembrerò un egoista del cazzo.

Lo so, ma fidati ha fatto male anche a me.

Oh ma che bello ora fa anche lo spiritoso.

Fermami dall'impulso di comprare un biglietto per Amsterdam oppure domani mattina mi ritrovi nel letto accanto a te.

Ti aspetto!
Scrive seguito subito dopo da un cuoricino rosso.

Con un sorriso stampato in faccia, cerco di addormentarmi, pensando positivo.

Quando ormai sono quasi in dormiveglia la notifica di una mail mi risveglia.

Prendo il cellulare e rimango fissa a guardare lo schermo.

Ryanair: Roma-Amsterdam.

É un pazzo. Nient'altro da aggiungere.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora